In breve:

Archivi mensili: febbraio 2016

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Padre Roberto Carboni nuovo vescovo di Ales

Apprendiamo con gioia la nomina di padre Roberto Carboni, francescano minore conventuale a vescovo della diocesi di Ales-Terralba. La nomina è stato annunciata il 10 febbraio da monsignor Giovanni Dettori, vescovo dimissionario.
Padre Roberto è nato nel 1958 a Scano Montiferro ed ha un lungo curriculum di studi e di incarichi anche a livello nazionale, tra cui la docenza di Psicologia presso l’Istituto Teologico di Assisi e la Facoltà Teologica di Cagliari. Dal 2001 al 2013 è stato anche missionario a Cuba ed ha svolto il ruolo di Direttore spirituale presso il Centro nazionale di orientamento vocazionale al Sacro convento di Assisi
L’ordinazione e l’ingresso nella Diocesi, per volontà del nuovo vescovo, si svolgeranno contestualmente il prossimo 17 aprile.

13 febbraio. Lectio divina per la Quaresima

Anche quest’anno il Vescovo propone alla diocesi un momento di riflessione e di preghiera all’inizio della Quaresima. Nella chiesa di san Giuseppe a Tortolì, con inizio alle ore 17.30 è prevista, sabato 13 febbraio, una lectio divina, a cui sono tutti invitati.
Verrà proposto un brano biblico adatto al tempo quaresimale, secondo lo spirito dell’Anno della Misericordia, occasione privilegiata per riflettere sul cammino di conversione cristiana che trova proprio nella Quaresima un tempo favorevole.

14 febbraio. Tutti i fidanzati a Tertenia

Il 14 febbraio, oltre ad essere la prima domenica di Quaresima, è annualmente una data nella quale si ricorda San Valentino, patrono dei fidanzati. Nell’occasione la diocesi propone ai fidanzati di partecipare comunitariamente alla celebrazione della S. Messa, presieduta dal Vescovo, che verrà celebrata a Tertenia alle ore 17.00.
L’iniziativa, grazie alla parrocchia di Tertenia e alla pastorale diocesana dei fidanzati, sarà una bella occasione non solo per dare inizio al cammino quaresimale ma anche per riunire tutti coloro che guardano al matrimonio cristiano come un punto di arrivo del loro cammino di credenti. L’incontro, apewrto comunque a tutti, aiuterà in particolare anche le coppie di fidanzati che stanno frequentando i Percorsi di preparazione a ritrovarsi insieme per un momento comune di fraternità e di gioia cristiana.
Giotto_Le nozze di Cana

Qualsiasi cosa vi dica, fatela»

di don Virgilio Mura
Ufficio della Pastorale della Salute

 

“Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare» e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono”. (Gv. 2,1-8)

Nel brano evangelico delle nozze di Cana, la Madre di Gesù dice ai servi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Le parole pronunciate da Maria ci ricordano l’essenziale: ascoltare Gesù, affidarsi a Lui via, verità e vita. I Vangeli narrano sovente l’attenzione di Gesù per i malati verso i quali provava autentica compassione. Culmine della sua vicinanza all’umanità sofferente è stata la sua morte in croce, mediante la quale ha guarito definitivamente la nostra morte e ogni nostra malattia. Lui, che è Dio, non poteva dimostrare in un modo più grande il suo Amore misericordioso per noi.
«In questa Giornata Mondiale del Malato – scrive Papa Francesco – possiamo chiedere a Gesù misericordioso, attraverso l’intercessione di Maria, Madre sua e nostra, che conceda a tutti noi questa disposizione al servizio dei bisognosi, e concretamente dei nostri fratelli e delle nostre sorelle malati. Talvolta questo servizio può risultare faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino. Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti. Anche noi, sani o malati, possiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze come quell’acqua che riempì le anfore alle nozze di Cana e fu trasformata nel vino più buono. Con l’aiuto discreto a chi soffre, così come nella malattia, si prende sulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue il Maestro; e anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso».
La misericordia non è solo sentimento interiore, ma si traduce in fatti, in gesti concreti di compassione. Per questo Gesù invita il dottore della legge a cui ha narrato la parabola del buon samaritano: «Va e anche tu fa’ lo stesso» (Lc 10 ,37).
La misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono dal profondo delle viscere per il proprio figlio. Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio. Egli l’ha narrata vivendola nel suo corpo, facendola nelle sue azioni, piegandosi amorevolmente su ogni forma di miseria umana, verso tutti coloro che fisicamente o moralmente avevano bisogno di pietà, di compassione, di presenza, di aiuto, di sostegno, di comprensione, di perdono.

lago-liscia

Il terrore della grande sete

di Claudia Carta
La grande sete della Sardegna. L’acqua? Un miraggio. I danni? Incalcolabili.
Un’elaborazione, quella dei dati pluviometrici relativi ai mesi di novembre e dicembre, che non lascia dubbi: siccità senza precedenti e risultati sul territorio che non si sono fatti attendere, con l’Enas, l’Ente acque della Sardegna, a disporre restrizioni nell’erogazione dell’acqua per alcuni comuni del centro-nord dell’isola, maggiormente interessati dalla penuria di precipitazioni.
Se, infatti, lo scorso mese di ottobre aveva permesso almeno in parte il recupero del deficit pluviometrico di settembre, i due mesi successivi hanno visto prevalere condizioni meteo decisamente stabili e soleggiate. E se a novembre la speranza di un immediato ritorno delle piogge era concreta, a dicembre ci ha pensato l’anticiclone delle Azzorre, come una cupola di vetro, a tenere distanti dal Mediterraneo, per tutto il mese, le perturbazioni atlantiche.
Così, sempre secondo i dati forniti da Enas, novembre ha visto, per buona parte della sua durata, la persistenza di condizioni anticicloniche; solo durante la terza decade il flusso perturbato atlantico è riuscito a penetrare nel Mediterraneo, apportando precipitazioni piuttosto diffuse sul territorio, ma sicuramente insufficienti a colmare il deficit che ormai andava ad affermarsi.
I numeri sono significativi: gli accumuli più importanti si sono registrati sul Montiferru, con il superamento dei 100mm soltanto nella ristretta area intorno a Badde Urbara. Su tutto il settore nord-occidentale si sono superati i 40 mm, con picchi di 70 mm tra la Planargia e Alghero. Oltre gli 80 mm anche la centralina di Tempio Pausania, che è risultato il secondo pluviometro più piovoso a novembre. Altri picchi si sono registrati sul Monte Linas, sul Marghine e sul Gennargentu, con accumuli compresi tra i 60 e gli 80 mm.
Le zone più secche sono state quelle orientali (una ristretta fascia tra Tortolì e Muravera non ha raggiunto i 10 mm) e la piana di Ottana, dove si sarebbero registrati solamente 2,8 mm (la vicina Orani ne ha registrato 12,6).
Valori estremamente bassi per il mese di novembre e, infatti, nessun punto sul territorio avrebbe raggiunto la media climatologica. Si va da anomalie negative di -70/-80% su Sarrabus e Ogliastra fino ad un massimo di -30/-20% sul Sassarese.
La situazione non è certamente migliorata a dicembre, mese che si è rivelato uno dei più secchi da quando esistono le misurazioni pluviometriche. E se è vero che di norma si tratta del periodo più piovoso su gran parte dell’isola, le dinamiche atmosferiche si sono rivelate totalmente fuori stagione, regalandoci giorni di sole e temperature miti. Una sola eccezione si è registrata la sera del 6, quando impulsi temporaleschi di origine nord-africana hanno interessato i settori sud orientali dell’isola, con un’alluvione sfiorata in Ogliastra e disagi per due operai dell’Enel che hanno rischiato di venire travolti dall’esondazione di un torrente. È proprio in quel giorno che a Tertenia si sono registrati 90 mm in poche ore, mentre il cumulato mensile più elevato è stato rilevato dalla centralina Arpas di Jerzu, con 169,4 mm.
Sul finire del mese, qualche pioggia poco significativa su Algherese, Montiferru, Oristanese e Monti del Sarrabus, dove comunque non si sono superati i 10 mm.
Se si pensa che la maggior parte dei pluviometri non ha raggiunto i 10 mm mensili e circa la metà non ha raggiunto i 5 mm; se si aggiunge che, per questi ultimi, la quantità misurata è per la maggior parte rugiada (condensa sulla strumentazione) che è stata rilevata come pioggia, si comprende quanto la situazione sia complessa. Escludendo la ristretta area dell’Ogliastra, dove a stento si supera la media (picchi di +20%), la quasi totalità del territorio non raggiunge nemmeno il 20% delle precipitazioni medie mensili, con un deficit superiore all’80%. Ed anche gennaio, purtroppo, non ha fatto segnare su questo fronte novità di rilievo: c’è chi ha visto la neve, chi la grandine, chi un po’ di pioggia e chi invece (e si tratta della maggior parte dell’Isola) nulla. La situazione permane drammatica e si annuncianomesi difficili.

SUORE

La vita consacrata. Donne e uomini dell’incontro

Il 2 febbraio, il giorno della presentazione di Gesù al tempio, i religiosi della diocesi di Lanusei si sono incontrati nel Santuario della Madonna d’Ogliastra insieme a tanti laici, per pregare con la celebrazione della messa per il dono che i consacrati rappresentano per tutta la Chiesa.

di p. Enrico Mascia

La santa Messa è stata presieduta dal vescovo Antonello. La ricorrenza di quest’anno è stata particolarmente sentita perché si poneva a conclusione di un intero anno indetto da Papa Francesco, a partire dal 30 novembre 2014, per meditare e pregare sul valore per la Chiesa e la società della vita consacrata.
Nella sua Lettera apostolica papa Francesco aveva chiesto ai religiosi di ritornare con gratitudine alle origini del carisma del proprio istituto religioso, così da rinsaldare l’identità e coglierne la scintilla ispiratrice; di vivere il presente con passione, in ascolto dello Spirito e delle esigenze della Chiesa a partire dal Vangelo, lasciandosi interpellare dall’affermazione paolina «Per me vivere è Cristo» (Fil. 1, 21) e, inoltre si era augurato che i religiosi abbracciassero il futuro su una speranza non fondata sui numeri né sulle opere.
Durante l’omelia il vescovo ha ricordato il motivo per cui il giorno della presentazione di Gesù al tempio ricorra anche la giornata della vita consacrata. Giuseppe e Maria quando portarono Gesù al tempio rispettavano la tradizione ebraica secondo cui la consacrazione dei primogeniti al tempio aveva il significato di sottomissione a Dio così come lo avevano fatto i padri nei giorni dell’Alleanza. Il profeta Simeone che accolse il piccolo Gesù disse di Lui: «Luce per illuminare le genti». Gesù, infatti, ha ricordato il nostro vescovo, diviene la luce per tutto il mondo nel suo atto di consacrazione che si compirà poi nella sua Passione, morte e resurrezione. Così anche coloro che si consacrano a Lui e sono decisi a seguirlo nella sua passione e morte, per seguirlo nella Sua resurrezione saranno luce per illuminare le genti.
La Chiesa diocesana ha bisogno e guarda ai consacrati come a coloro che seguono in prima linea Gesù, e che lo seguono di più. Il vescovo ha invitato i presenti a lodare il Signore per il dono della vita consacrata nella Diocesi. «Una presenza – ha detto – non numericamente elevata, ma significativa perché pone a servizio della Chiesa locale doni e servizi che raggiungono i bambini e i genitori nelle scuole materne, gli anziani nella casa di riposo, i bisognosi non solo di pane nella sede Caritas, oltre al servizio di guida di una comunità parrocchiale. Siate tutte e tutti – ha aggiunto -come dei profeti di quella luce che è Cristo per noi; fatevi apprezzare non tanto per le opere ma per l’opera che Dio costruisce in ciascuno di voi, chiamandovi ad amare e a servire nella Chiesa».
Il vescovo anche voluto ribadire che il dono dei religiosi e delle religiose non consiste nelle loro opere ma nel dono della loro persona, sono essi stessi, infatti, opera della misericordia di Dio; essi, infatti, sono luce perché sono memoria vivente della sequela a Cristo come unica ragione essenziale dell’esistenza di tutti. Il popolo faticherebbe di più a vivere la propria vita di fede se non ci fossero i religiosi che lo aiutano nella memoria di Cristo: «Il popolo di Dio vedendovi – ha detto -, comprenda quanto sia bello seguire il Signore nelle vie di una consacrazione definitiva e totale. A nome della Chiesa locale vi chiedo di accettare come Maria le prove che appartengono a chi segue Gesù e vi auguro che non vi manchi fantasia e forza per testimoniare la misericordia di Dio, senza la quale perderemo i bambini e i genitori, gli anziani e le nostre comunità, che invece ci stanno a cuore come la nostra stessa vita».
Il vescovo ha concluso invitando i presenti a prendere esempio da Simeone che fu profeta nel riconoscere la divinità di Gesù e dalla fede e dallo sguardo misericordioso di Maria, modello di tutti i consacrati. Le opere degli ordini religiosi non sono altro,infatti, che il tentativo di comunicare la misericordia di Dio, come ha anche augurato papa Francesco dedicando un anno alla vita consacrata, non a caso legato all’anno giubilare della misericordia, così investendo i religiosi del compito di svegliare il mondo, quali esperti di comunione, perché sempre pronti a uscire da se stessi per andare nelle periferie esistenziali dell’uomo di oggi.