In breve:

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua …

PUGGIONI

di Augusta Cabras
La incontro nel suo studio medico. La dolcezza della sua voce si mischia continuamente alla sua forza e alla sua determinazione, la passione per quello che fa con la consapevolezza che servire il prossimo sia la sua missione, come medico e non solo.
Prima donna del reparto di ginecologia dell’Ospedale di Lanusei, Lia Puggioni consegue la laurea a Sassari negli anni della contestazione. Dopo aver vissuto per quasi 20 anni in Veneto con la sua famiglia, si trasferisce in Ogliastra, seguendo il desiderio di sua madre, originaria di Tortolì. Inizialmente è convinta che il suo soggiorno in Ogliastra sia provvisorio, invece i legami con questa terra si rafforzano e via via si rende conto che questo sia il posto giusto dove stare.
Dopo 9 anni passati in reparto a Lanusei decide di fare la libera professione. Incontra tantissime donne, raccoglie gioie e preoccupazioni, ascolta e incoraggia supportandole in momenti speciali e delicati della loro vita. Gravidanze, parti, malattie… Con la sua sensibilità comprende che le necessità delle persone più deboli sono tante e che aiutarle sia fondamentale, non demandabile o rimandabile.
Decide allora di spendere il suo tempo libero per fare qualcosa che possa migliorare la vita di chi ha maggiori difficoltà. Nel 1995, insieme ad altre persone entra a far parte del Rotary Club mettendo insieme forze, risorse economiche, idee, ragionando sulle necessità più urgenti del mondo. La prima riflessione viene fatta sui problemi dell’Africa. E si stupisce di come eventi e persone s’incrocino nel segno della solidarietà in modo spontaneo.
Mi racconta che una mattina, dopo aver ricevuto una mail in cui un amico le scrive che in un villaggio dell’Africa hanno bisogno urgente di due ambulanze, esce di casa e inizia a ragionare. Il suo pensiero iniziale va al costo elevato e alla difficoltà di reperire le risorse per acquistarle. Passa qualche ora, incontra un operatore della Croce Verde di Tortolì e scopre che da lì a poco dismetteranno un’ambulanza ancora in buone condizioni. Così a catena anche la Croce Bianca di Baunei. Nel giro di poco tempo ha a disposizione due ambulanze da consegnare in Benin. Lia Puggioni organizza tutto. Contatti, viaggio, rifornimenti ( le ambulanze che partiranno con un container sono stracariche di altro materiale come lenzuola, pannolini, materiale scolastico e materiale sanitario).
Il giorno che le ambulanze arrivano a destinazione Lia Puggioni è lì, a Cotonou, la capitale del Benin. È lì non solo per accogliere e consegnare di persona ma anche per conoscere e approfondire un altro problema di quelle popolazioni: l’assenza di acqua potabile. L’impatto con questa nuova realtà è sconvolgente. Il Benin è considerato uno tra i paesi più poveri del mondo. Si trova nella regione sub sahariana dell’Africa dove non ci sono fiumi, né laghi, non c’è acqua neanche per i campi e gli animali. La situazione è drammatica e bisogna agire! Lia passa all’azione. Non può solo conoscere e segnalare l’urgenza, deve porre rimedio.
Attiva tutti i canali utili, procede con un piano di comunicazione con il governo e il ministero competente del Benin (Ministero dell’Idraulica), avvia insieme ad altri collaboratori la progettazione precisa e puntuale sulla base delle esigenze e delle regole locali e riesce ad ottenere dalla Fondazione Rotary un finanziamento consistente per realizzare il primo progetto in Benin: portare l’acqua potabile in un villaggio di 6000 abitanti, Dessah, migliorando le condizioni di vita e riducendo fortemente il rischio di malattie legate alla contaminazione dell’acqua, come il colera o il verme della Guinea. Nell’arco di due anni pieni di impegni, energie, contatti, analisi, studi e confronti il progetto è realizzato grazie anche ad un’impresa locale che svolge i lavori in modo egregio. Dessah ora ha un pozzo scavato alla profondità di 97 metri da cui attinge l’acqua, un serbatoio sopraelevato di 20 mc, una canalizzazione di circa 3500 metri lineari che porta l’acqua a sei fontane con due rubinetti strategicamente posizionate nel villaggio. Finalmente l’acqua torbida e maleodorante ha lasciato spazio all’acqua limpida e potabile.
Lia dopo questo primo progetto non si ferma. Il problema delle popolazioni senza acqua diventa un pensiero fisso. Mantiene i contatti e nel 2011 inizia la progettazione su un altro villaggio, Paouignan. 17 mila abitanti, tantissimi bambini, molti dei quali orfani o abbandonati. La situazione è ancor più drammatica che a Dessah. Bisogna agire e Lia lo fa. Con tanti collaboratori, con il suo amico Leonetto Conti, chimico ed esperto di acqua. L’obiettivo è sempre quello di portare acqua da bere agli assetati, (compresi i campi da cui raccogliere cibo e gli animali) e di migliorare stabilmente le condizioni igieniche e sanitarie. Nel 2015 dopo anni di lavoro il progetto si conclude e tutto a Paouignan ha inizio. Con una speranza nuova. Un pozzo, un grande serbatoio d’accumulo, una linea di adduzione di circa 6000 metri, una pompa immersa, una cabina di controllo con gruppo elettrogeno, il ripristino di 10 vecchie fontane, la creazione di 7 nuove fontane, un corso di istruzione tecnica per i manutentori dell’impianto, un percorso di istruzione, informazione e formazione sull’igiene, sull’alimentazione e sul corretto uso dell’acqua segnano l’inizio di un nuova storia. Una storia di vita e di pace. Perché l’acqua è vita e pace. La mancanza d’acqua o il mancato accesso, laddove invece è presente, è una piaga profonda. Quando si toccano con mano queste realtà tutto cambia. Cambia soprattutto il modo di guardare le risorse che abbiamo e che spesso sprechiamo.
Lia Puggioni è diventata la donna dell’acqua per migliaia di uomini, donne e bambini del Benin e per tutte quelle donne che quotidianamente assiste e che nell’acqua conservano la vita.

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