In breve:

Nuovo anno: ricominciamo dalla meraviglia

Meraviglia bimbo

di Tonino Loddo.
Il vescovo Antonello nella sua omelia alla Messa della Notte di Natale ha preso le mosse da un dimenticato personaggio del presepe tradizionale, il Meravigliato. Un tipo bizzarro, che se ne sta a bocca aperta dinanzi alla grotta di Betlemme. Lui non porta doni come i pastori e i magi,non suona pifferi né zampogne, non dorme e neppure vende disinteressato i suoi prodotti ai passanti. Il gran daffare che lo circonda non lo riguarda neppure un poco. È là, occhi sbarrati e bocca aperta. Quasi non sa saziarsi di quel che vede, il cuore in tumulto, il cervello che si rifiuta di funzionare. Gli altri lo guardano impazienti. Ma che ci fa questo? Vanno, tornano indietro e lui sempre là. Solo il sorriso cambia lievemente e a tratti.
Paradossalmente, il Meravigliato appare esser l’unico ad aver veramente intuito quel che sta accadendo, perché pensare Dio che irrompe nella storia significa pensare alla più grande sorpresa che possa accadere. Così, egli veglia, attende, caparbiamente alla ricerca della dimensione vera di ciò che si svolge sotto i suoi occhi, stupito, attonito perfino, dalla presenza di quel piccolo che è anche infinitamente immenso. Gli altri vanno e vengono, o proseguono indifferenti nei propri affari; qualcuno torna con moglie e figli. Peccato che non esistessero i selfie, se no chissà quanti se ne sarebbero fatti per mandarli a partenti e amici! Sì, sono prodighi di doni e di sorrisi ma non colgono l’essenziale di quel che va accadendo e rimangono avviluppati nel loro quotidiano, con buona pace di quel bimbo indigente e dimenticato. E sì che di segnali per capire che doveva trattarsi di evento stupefacente ce n’erano a bizzeffe: da un re che aveva fatto sterminare un’intera popolazione di lattanti, a una sfavillante cometa, a certe sbalorditive melodie che s’udivano a notte fonda, a fior di re venuti dall’Oriente… Ma del primo affrettarsi verso il grande bagliore, passati pochi giorni, sembra non restar più nulla. L’eccezionale rientra nei ranghi e viene rubricato come ordinario; non cambia nessuno e nessuno sembra riuscire a cogliere la straordinaria novità di ciò che ha visto. Al punto che quel bimbo cresce e diventa uomo come i loro bimbi crescono e diventano uomini. Al punto che saranno proprio quegli stessi pastori e zampognari e i loro figli, cui avranno ben raccontato l’accaduto, che un giorno gli preferiranno un ladro e lo manderanno senza rimorsi al patibolo.
Dei bagliori sorprendenti da cui erano stati svegliati, della gioia del cuore, della meraviglia per il dispiegarsi del firmamento non era rimasto nulla. Si erano lasciati riacciuffare da quell’usuale forza di gravità che spinge al contrario e il prodigio della notte delle meraviglie si era via via trasformato in una sorpresa infeconda, in un incidente imprevisto, in uno strappo a quell’ordinario cui tutti si erano affrettati a ritornare.
Nessuno che si fosse lasciato inchiodare, stupire, meravigliare! Ecco perché, nonostante quella notte (e nonostante un’altra Notte «veramente beata») il mondo ha continuato ad andare tale e quale. Perché nessuno si lascia davvero sorprendere da essa. Perché in troppi ormai abbiamo derubricato il Natale a una favola neppur più degna d’esser raccontata alla Scuola dell’Infanzia! Perché l’idea che l’Onnipotente possa non solo guardare – per dirla con J. P. Sartre – a questi pidocchi che brulicano sulla vecchia crosta della terra sporcandola con i loro escrementi, ma perfino possa decidere di voler essere uno di quei vermi, ci sembra talmente impossibile e fastidiosa che preferiamo continuare a esser vermi anziché figli. Ma proprio la scelta della strada di una «scandalosa impotenza», della debolezza, del «nascondimento»; proprio la scelta della mitezza della penombra e non della violenza dell’evidenza, costituiscono i criteri che rendono davvero significante la Sua presenza tra noi. Basterebbe provare – provare almeno! – a lasciarsi meravigliare da quell’evento per comprendere la gioiosa bellezza del tempo e la magnifica, ancorché dolorosa, dimensione del mondo. Auguriamoci, in questo nuovo anno, di riuscire a partire da questa stupefacente meraviglia.

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