In breve:

“Papaveri e Papere”: il regno dei bambini è a Lotzorai

Papaveri e Papere

di Claudia Carta.
Ore 6.30. Quando Davide Puddu apre la saracinesca del suo chiosco, sulla spiaggia di Tancau, a Lotzorai, la meraviglia che ha davanti agli occhi è infinita quanto la distesa del mare azzurro. L’orizzonte ha già salutato il nuovo sole. Spiaggia ancora deserta e silenziosa. Appena il sibilo di un’onda leggera che accarezza il bagnasciuga, mentre il cielo terso annuncia l’estate. E poi tutta la maestosità dell’Isolotto d’Ogliastra. Quarantasette metri di bellezza che affiorano dall’acqua, regno di gabbiani reali, di olivastri ed euforbie.
«È un vero paradiso – commenta guardando il suo mare – quello che la natura ci ha riservato e mi sento davvero fortunato ad avere la possibilità di ammirare ogni giorno questo spettacolo».
Spettacolo che, da tredici anni, si ripete per lui immutato eppure sempre così nuovo e suggestivo. Uno spicchio di terra che il giovane imprenditore lotzoraese ha saputo strappare a sterpaglie, canne e pietre e farne un piccolo paradiso per tutti i bambini. Il nome? Da favola. “Papaveri e Papere”.
E seppure non risuoni l’allegro e melodico motivetto di Nilla Pizzi, a raccontare storie di altri tempi nate “su un campo di grano che dirvi non so”, né si vedano “degli alti papaveri al sole brillar”, una cosa è certa: non c’è bambino che, passando di qui, non si incanti a guardare questo angolo di mondo fatato. Perché quello inventato da Davide è proprio un regno magico, fatto di giochi, di colori, gonfiabili e scivoli, altalene e bruco-mela, piscine e castelli.
«L’idea è nata molto semplicemente – racconta seduto al tavolino del suo chiosco – perché il progetto del parco giochi mi piaceva. Nasce così anche il bar. Certo, tante cose sono cambiate in 13 anni. Tante cose sono state fatte, infinite ne restano ancora da fare. Ma non si può pretendere di fare tutto a 25 anni. È stata un po’ una sfida, una scommessa. Anche un rischio, direi. L’alternativa sarebbe stata partire, cercare lavoro altrove. Invece son riuscito a restare qui, dove sono nato e cresciuto. Questo è importante».
E adesso che di anni ne ha 38, guarda ciò che ha realizzato con gli occhi di chi si sente appena all’inizio, di chi è consapevole che ogni passo avanti è frutto di sacrificio e di lavoro, ben sapendo che la difficoltà e l’imprevisto sono sempre dietro l’angolo, che occorre far quadrare i conti e che, soli, non si va da nessuna parte. La fatica è condivisa da chi lo segue ogni giorno. E la famiglia diventa il suo punto di riferimento imprescindibile. Monica, la sua sposa. Alessandro e Leonardo, rispettivamente di 6 anni e 6 mesi, la gioia della sua vita.

(Continua…)

Puoi leggere l’articolo integrale su L’Ogliastra, periodico in abbonamento della Diocesi di Lanusei.

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