In breve:

Raimondo Secci. Ogliastra, culla della storia

Raimondo Secci

di Fabiana Carta.

Siti chiave, collocabili nel novero di quelli più importanti della Sardegna e dell’intero Mediterraneo, rendono l’Ogliastra una terra straordinaria per lo studio, la ricerca e le scoperte archeologiche. Ma tanto resta ancora da fare.

Qual è lo stato attuale delle ricerche archeologiche in Ogliastra?
Negli ultimi decenni le ricerche archeologiche nel territorio ogliastrino hanno fatto enormi passi avanti: i complessi di S’Arcu de is Forros e Sa Carcaredda a Villagrande Strisaili, oppure a quelli di Gennacili-Seleni a Lanusei, S’Ortali de su Monti a Tortolì e Scerì a Ilbono, hanno restituito dati di eccezionale interesse non soltanto riguardo alle dinamiche insediative, all’economia e all’organizzazione sociale delle popolazioni ogliastrine in epoca neolitica e nella successiva età nuragica, ma anche per la conoscenza delle loro connessioni mediterranee, rivelandoci un’Ogliastra perfettamente inserita in una fitta rete di contatti culturali con la Penisola italica, il Nord Africa e il Mediterraneo orientale. Moltissimo rimane ancora da scoprire; ma bisogna fare i conti, oltre che con risorse finanziarie sempre limitate, anche con l’eccezionale densità di testimonianze archeologiche presenti nel territorio. Questo può falsare la percezione del problema, generando un’impressione di immobilismo e di disinteresse da parte delle istituzioni: in realtà, se si tiene conto degli altissimi costi delle campagne di scavo, si può facilmente intuire come sia di fatto impossibile scavare tutto in poco tempo. Non rimane che sfruttare al massimo le possibilità offerte dalle nuove tecnologie e da discipline collaterali come l’archeobotanica, l’archeozoologia, l’archeometria, l’antropologia fisica, gli studi sul DNA etc. L’impossibilità di riportare alla luce tutti i monumenti, poi, non è in assoluto un male: poiché lo scavo rappresenta sempre un’operazione distruttiva e irreversibile (può essere infatti paragonata alla distruzione di un archivio), è evidente che ciò che non viene scavato oggi resterà, in futuro, a disposizione di archeologi sempre più “attrezzati” dal punto di vista metodologico, e pertanto in grado di evitare le perdite di informazioni purtroppo inevitabili con le tecniche attuali.

Si possono individuare delle peculiarità che contraddistinguono la nostra zona?
Le manifestazioni culturali preistoriche e protostoriche in Ogliastra mostrano numerosi elementi di differenziazione rispetto ad altre regioni della Sardegna. Un esempio significativo è costituito dalle domus de janas, che qui non raggiungono mai la complessità architettonica e decorativa di quelle del Sassarese o del Sulcis. Per quanto riguarda l’età nuragica, altre peculiarità si evidenziano nella tipologia dei nuraghi e delle tombe dei giganti, mentre in relazione alla fase punica e romana si può sottolineare la mancanza di grandi centri urbani costieri, paragonabili a quelli di Cagliari o Tharros. È lecito ritenere che queste differenze siano almeno in parte dovute alla particolare conformazione geomorfologica del territorio, prevalentemente montuoso e privo di grandi pianure coltivabili.

Ci sono state, nel corso degli anni, delle scoperte significative?
Sicuramente sì. Come ho già accennato, alcune scoperte avvenute di recente assumono un’importanza eccezionale non solo per l’Ogliastra, ma per l’intero bacino del Mediterraneo. In questo senso si segnalano soprattutto le ricerche effettuate nel sito di S’Arcu de Is Forros, attualmente considerato come uno dei più importanti centri di lavorazione metallurgica di tutta la Sardegna tra le fasi finali dell’Età del Bronzo e quelle iniziali del Ferro (XII-VIII sec. a.C.). Qui, oltre alla scoperta – già di per sé importantissima – di alcuni templi a megaron (un particolare tipo di edifici religiosi dedicati al culto delle acque) e di numerosi bronzetti figurati, è avvenuto il ritrovamento di manufatti che documentano l’esistenza di rapporti molto stretti con l’area egeo-levantina, con l’Etruria villanoviana e forse anche con la Penisola Iberica. Uno di questi ritrovamenti è quello relativo a un’anfora da trasporto proveniente dalla regione siro-palestinese, caratterizzata da un’iscrizione in caratteri fenici databile intorno al IX sec. a.C. La sua importanza consiste non soltanto nel fatto che si tratta della più antica testimonianza dell’uso della scrittura finora rinvenuta in Ogliastra e di una delle più antiche in tutto il Mediterraneo occidentale, ma anche nel suo valore documentario riguardo all’inserimento della costa ogliastrina nelle rotte marittime della cosiddetta “via dei metalli”. Il dato appare tanto più interessante alla luce della localizzazione del sito nel cuore del Gennargentu, in prossimità dei giacimenti metalliferi di Corru de Boi. Il complesso dei ritrovamenti – che comprende tra l’altro numerosi frammenti di lingotti di rame del tipo a “pelle di bue” e fornaci per la lavorazione dei metalli – fornisce inoltre informazioni molto importanti per la ricostruzione del tessuto economico e sociale ogliastrino: i dati finora acquisiti, infatti, mostrano l’esistenza di una società autoctona attiva e vitale, che deteneva il controllo dei mezzi di produzione ed era in possesso di conoscenze tecnologiche molto avanzate, tali da consentire alle sue élites di essere riconosciute come partner commerciali privilegiati dalle altre popolazioni mediterranee.

Quali sono le criticità e le emergenze che andrebbero risolte per poter valorizzare al meglio il nostro patrimonio storico-culturale?
Anche in questo campo sono stati fatti notevoli progressi rispetto ad alcuni decenni fa. Già da molti anni, infatti, in diversi comuni ogliastrini operano società e cooperative specializzate nella valorizzazione dei beni archeologici presenti nel territorio. Il loro lavoro è molto prezioso al fine di accrescere la sensibilità verso un patrimonio culturale che viene sempre più inteso e vissuto come elemento identitario collettivo. In generale, dunque, mi sembra che la strada intrapresa sia quella giusta e che tutti i soggetti coinvolti in questo settore stiano operando al meglio delle loro attuali possibilità, contribuendo in tal modo allo sviluppo culturale ed economico dell’Ogliastra.

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