In breve:

Tutti i giorni è Pasqua!

Anthony van DyckThe Resurrection, 1631-1632 circaolio su tela, cm 112 x 95

di Giovanni Deiana.
Si celebra davvero la Pasqua se si capisce che essa non è solo una ricorrenza da festeggiare, ma uno stile di vita da realizzare nella vita quotidiana.
Per capire
Che la Pasqua sia una festa annuale non ha bisogno di complicate dimostrazioni: basta dare uno sguardo al calendario! Eppure se ci fermiamo a festeggiare il giorno di Pasqua come facciamo con tutte le altre ricorrenze gioiose trascuriamo il valore profondo che tale celebrazione contiene.Per capirlo è necessario richiamare il significato che tale festa aveva presso gli Ebrei. La Pasqua, infatti, insieme alla Pentecoste, è una delle poche feste che il cristianesimo ha ereditato dall’Antico Testamento. Essa nel giudaismo ricordava la liberazione operata da Dio in favore del popolo ebraico: il suo inizio avvenne proprio nella notte di Pasqua (Esodo 12). Gli Ebrei di tutti i tempi, però, hanno sempre considerato la celebrazione non una semplice festa, ma come una garanzia perenne da parte di Dio di voler intervenire in difesa del suo popolo quando qualche redivivo faraone pensasse di rinnovare la schiavitù egiziana.
La Pasqua dell’Esodo
Il testo biblico che più ampiamente e minuziosamente ci parla della Pasqua è contenuto in Esodo 12 in cui il Signore stesso comunica a Mosè le modalità da seguire nella celebrazione. Ogni famiglia, quattro giorni prima della cena pasquale, deve procurarsi un agnello, che verrà ucciso nel quattordicesimo giorno del mese. L’uccisione dell’agnello doveva seguire un rituale particolare: l’animale veniva “sgozzato”, e il sangue raccolto in un recipiente doveva essere spalmato sull’architrave e sugli stipiti della porta dell’abitazione in cui doveva essere consumata la cena pasquale. Il significato di questo rito è spiegato da Dio stesso a Mosè: «In quella notte io passerò per il paese d’Egitto e colpirò ogni primogenito degli egiziani, uomo o bestia; […] Il sangue delle vostre case sarà il segno che voi siete dentro; io vedrò il sangue e passerò oltre. Non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d’Egitto». Anche se non tutti gli studiosi sono d’accordo, il vocabolo ebraico pesah, reso in italiano con Pasqua, avrebbe proprio il significato di “passare, saltare” e, secondariamente, anche quello di “salvare”. Il sangue dell’agnello pasquale ha quindi il compito di salvare le famiglie ebraiche dalla punizione divina. Proprio questo flagello, che la tradizione biblica annovera tra le famose dieci piaghe d’Egitto, convincerà il faraone egiziano a lasciare partire gli Ebrei che per quattrocento anni erano stati suoi schiavi.
Pasqua memoriale
Nella tradizione religiosa di Israele, la Pasqua è quindi legata alla conquista della libertà. Ma non si tratta solo di una memoria storica, di un semplice ricordo: Esodo 12,14 raccomanda di celebrare la festa come un memoriale, ossia non una semplice festa in memoria del passato, ma piuttosto un’attualizzazione; ogni situazione di sopraffazione può essere superata attraverso una Pasqua; in altri termini, Dio è sempre disponibile a intervenire per liberare i suoi fedeli da chiunque abbia la presunzione di ridurre in schiavitù un altro essere umano. Ecco perché, tuttora, la Pasqua conserva uno straordinario fascino religioso per ogni famiglia ebraica. È il ricordo di quella prima liberazione che fornisce la forza interiore per combattere e vincere ogni forma di ingiustizia!

(Continua…)

Puoi leggere l’articolo integrale su L’Ogliastra, periodico in abbonamento della Diocesi di Lanusei.

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