In breve:

Una “berrita” sarda fra i nuovi cardinali

Becciu

di Claudia Carta.
Una diocesi intera, quella lanuseina, con il suo vescovo Antonello, lo ha accolto, abbracciato e ascoltato con gioia. La notizia della nomina a cardinale di Angelo Becciu – don Angelino, pattadese doc, classe 1948 – annunciata dal Papa lo scorso 20 maggio al “Regina Coeli”, in Piazza San Pietro, ha donato a quella gioia la sua naturale compiutezza.
Non basta. Sì, perché il Santo Padre lo ha voluto anche prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ufficio di cui prenderà possesso alla fine del mese di agosto prossimo, al posto del cardinale Angelo Amato, rimanendo intanto sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato fino al 29 giugno – giorno nel quale riceverà la berretta cardinalizia in Concistoro – e continuando come delegato speciale presso il Sovrano Militare Ordine di Malta.
In una intervista a Vatican News, il neo porporato, aveva palesato la sua meraviglia di fronte a una nomina attesa, ma non prevista così presto: «Per me è una sorpresa – ha detto l’arcivescovo sardo –. La vocazione dei cardinali è di essere fedeli totalmente al Papa ed essere disponibili a effondere il proprio sangue, ma proprio nella fedeltà, nell’amore alla Chiesa. E quindi dovremmo essere testimoni di comunione e di unità… e poi, direi anche ricchi di fantasia nel sapere trovare le vie giuste per l’evangelizzazione».
Il prelato sardo già nel Convegno pastorale di Tortolì, lo scorso ottobre, aveva sottolineato il suo profondo senso di appartenenza alla Chiesa: «Scopro la vostra bella cittadina e sono contento, oggi, di sentirmi parte della vostra Chiesa che lavora per crescere sempre di più. Ricordo con gioia il momento di grazia nel quale ho consacrato il vostro vescovo»; e il suo costante attaccamento alla Sardegna: «L’accento l’ho mantenuto – racconta sorridendo – non mi sono “normalizzato” né continentalizzato. Noi sardi siamo persone franche, non siamo adulatori. Il Papa forse avrà colto in me questo aspetto!».
E fu proprio lui a proporre l’isola Bergoglio, già pochi mesi dopo l’elezione al soglio pontificio, il pellegrinaggio ai piedi della Madonna di Bonaria, la Buenos Aires della Sardegna: «Pur dovendomi occupare della Chiesa universale, non posso dimenticare che sono nato e sono stato generato nella fede proprio nella Chiesa sarda, per la quale nutro particolare affetto».
Non è un caso che il 28 aprile scorso Becciu abbia presieduto la liturgia in limba in occasione di Sa die de sa Sardigna.
«Quando sono stato ordinato sacerdote – ha raccontato il Sostituto sulle colonne de La Nuova – non pensavo minimamente di entrare nel servizio diplomatico della Santa Sede, che consideravo qualcosa di alieno e di remoto per noi sacerdoti diocesani sardi. Un giorno il mio vescovo, monsignor Giovanni Pisanu, mi chiamò e mi disse che mi volevano a Roma nella Pontificia Accademia Ecclesiastica». Segnalazione partita dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. «Non mi fu facile dire di sì, i miei familiari non erano affatto contenti che mi allontanassi da loro e da buon sardo soffrivo ad abbandonare l’isola. Accettai, fedele al proposito di spendere la mia vita laddove il Signore mi avesse voluto». Nunzio apostolico in giro per il mondo e dal 2011 chiamato da Benedetto XVI in Segreteria di Stato.
E aggiunge: «Ho vissuto nella mia diocesi di Ozieri per sette anni come vice-rettore del seminario minore, ma appena libero prendevo gusto ad andare nelle parrocchie a fare pastorale a stretto contatto con la gente». Un cardinale con il gusto di stare tra la gente. Ci piace.

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