In breve:

Renato Muggiri e lo stato persistente di meraviglia

Renato Muggiri

di Augusta Cabras.

Ha iniziato a muovere le dita su un pianoforte quando aveva circa dieci anni. Prima di allora Renato Muggiri si divertiva a suonare lo xilofono e le piccole tastiere messe a disposizione dal padre, grande appassionato di canto polifonico, dimostrando fin da piccolissimo una particolare predisposizione e una grande passione per la musica.
A Villagrande Strisaili Renato vive un’infanzia igienicamente perfetta, per dirla con De Gregori, amato da Muggiri insieme ai grandi cantautori italiani e ai gruppi rock statunitensi come i The Smashing Pumpkins, (per lui una delle maggiori fonti d’ispirazione), e gli Aerosmith.
Dalla quinta elementare segue con curiosità e interesse le lezioni di pianoforte del suo primo maestro, il professor Domenico Pellegrino, fino al tempo dell’adolescenza. E l’adolescenza, come capita a tanti se non a tutti, porta con sé una buona dose di scompiglio e la tendenza al deragliamento da sentieri canonici; regala interessi nuovi insieme a quello sguardo di sufficienza su quanto fatto fino a quel momento, compresa, nel caso di Renato, la musica al pianoforte, che smette di essere, ma solo per un po’, un interesse predominante.
Gli anni passano, nel frattempo Renato si diploma al Liceo Scientifico e insieme alla maggiore età arriva una nuova consapevolezza e un dominante desiderio: vivere solo di musica. «Ho avuto proprio un’illuminazione – racconta –, ho riscoperto la voglia di suonare, la necessità sempre più forte di studiare ancora. I miei genitori mi hanno permesso di iscrivermi al Conservatorio di Cagliari, non senza qualche perplessità data la mia incostanza e il mio percorso non perfettamente lineare. A quel punto ho preparato l’esame di ammissione e ho iniziato. È stato un percorso impegnativo e stimolante, sotto la guida di grandi maestri, come Francesca Carta e Romeo Scaccia».
Ma c’è un’esperienza che si rivela determinante nella vita e nel percorso artistico di Renato Muggiri: l’Erasmus a Cracovia. Sei mesi in Polonia per un nuovo inizio, con nuovi incontri, rinnovate possibilità e nuove collaborazioni: «Lì ho scoperto un altro mondo – prosegue –; ho frequentato un’Accademia di altissimo livello e mi sono accorto, che, nonostante questo, c’era spazio anche per me. Ho iniziato a dare una direzione al mio fare musica e questo mi ha permesso di liberarmi dalla paura di non farcela, di essere in ritardo, di essere troppo grande; mi sono liberato via via di zavorre inutili che appesantivano il mio cammino, la mia mente e il mio corpo, che mi impedivano di lasciare fluire le cose, cogliendone le possibilità e la bellezza».
Ed è privilegio degli artisti questo contatto costante con la bellezza, lo stato persistente di meraviglia, che rapisce nell’atto di dar forma, spazio e tempo alla musica, tra suono e silenzio, tra piani e forti, tra attesa e compimento. È un continuo comporre e sciogliere, tendere e allentare, battere e levare, in un gioco di armonie di fronte al quale si resta senza fiato. «Io continuo a provare stupore», dice Renato quando gli chiedo cosa provi nel momento in cui con il movimento delle sue dita fa nascere la musica. «Quando suono Chopin, Brahms, solo per citarne due, mi chiedo come sia possibile così tanta bellezza. Provo ogni volta una sensazione di incredulità e di stupore». E forse è proprio lo stupore, categoria fondamentale dello spirito, la chiave d’accesso al bello; ciò che permette, senza troppi sofismi di contattare la parte più intima e profonda dell’uomo e del mondo, lasciando una porta aperta verso l’altrove da dove alcune musiche paiono arrivare.
E una volta raggiunta questa consapevolezza è impossibile non condividerla con gli altri. «Ormai è la mia missione – ammette con un sorriso –. L’insegnamento della musica è parte fondamentale del mio lavoro. Voglio che altri, a partire dai bambini, possano fare esperienza della musica e della sua bellezza. Insegno che la musica apre ed emoziona; cerco di insegnare che c’è sempre un’altra possibilità».
Oltre a essere un insegnante, Muggiri è un compositore e ha all’attivo importanti collaborazioni con altri professionisti, in particolare con la cantante e attrice Gisella Vacca, la violinista Noemi Loi e la cantante Jessica Trudu. Tre artiste con le quali Renato Muggiri esplora ambiti musicali diversi, spaziando dal jazz al pop, dai ritmi latini alla musica contemporanea, dal blues al rock, senza dimenticare e abbandonare del tutto le radici classiche. Con loro porta nei palcoscenici sonorità originali, risultato di una ricerca continua, di un esercizio e di una passione costantemente alimentata.
Ho il piacere di ascoltare alcune composizioni per pianoforte e violino. Mi rivelano un respiro ampio, comunicano dinamicità e gioia. A occhi chiusi, le note trasportano la mente nello spazio, disegnano geometrie fluide e leggere, danzano raggiungendo vette sonore commoventi e accompagnano lentamente il respiro lasciando, alla fine, la sensazione che lascio un bel viaggio.
È certamente il potere delle stupore, vissuto, sperimentato e condiviso.

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