In breve:

Dio non castiga. Ama

Chagall

di Mons. Antonello Mura.
«Il coronavirus non è altro che una punizione divina». Affermazioni di questo tipo sono comparse nei social commentate svariatamente, provocando comunque (speriamo) salutari riflessioni, non solo tra i credenti. Accanto a questa affermazione, che da subito non esito a definire lontana dalla fede cristiana, un’altra domanda si è fatta prepotente, come quando siamo toccati dalla sofferenza, e che – seppur con accentuazioni diverse – coinvolge chi crede come anche chi non ha il dono della fede: dov’è Dio? È davvero onnipotente? Perché non fa nulla e ci ha abbandonati?
Certamente la questione di Dio non è mai neutrale rispetto alla storia personale, anche perché implica la stessa interpretazione che diamo alla realtà. Abbiamo sempre bisogno – e Dio è essenziale per un credente – di una lettura sapiente della realtà, che chiama in causa tutto ciò che siamo: il corpo e la conoscenza di noi stessi, le cose, le relazioni con gli altri, il senso del tempo che viviamo, le scelte…
E se è vero che nelle contraddizioni e nelle tragedie della vita sperimentiamo il silenzio di Dio, percepito come doloroso e scandaloso – che per la fede corrisponde però alla scelta di non invadere la libertà dell’uomo e della natura – è certo che il Signore non si nasconde per metterci alla prova, e neanche per verificare se crediamo in lui, magari interrompendo il suo amore nel caso di un nostro abbandono. La nostra certezza è che il male, qualunque sia la forma nel quale si manifesta, compresa la nostra sofferenza, non viene da Dio! Le parole dell’apostolo Giacomo rimangono fondanti: «Nessuno, quand’è tentato, dica: “Sono tentato da Dio” perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno» (cf. 1,13-15).
L’amore di Dio, così come ci è stato manifestato da Gesù nel Vangelo ci ricorda che un Dio duro e col dito puntato non esiste. E se esiste non è cristiano. Per questo nessuno può pensare che l’amore di Dio, essendo gratuito – chi potrebbe infatti dire di meritarlo! – possa essere da lui stesso negato o rifiutato “a piacimento”.
A tutti coloro che in questo frangente storico fanno appello all’Antico Testamento, presentando Dio come colui che “castiga le nazioni anche con malattie e pestilenze”, credo sia giusto ripetere che è vero che l’AT ha valore per i cristiani, ma non credo che lo si possa mettere in contrasto con il Nuovo Testamento, dove Gesù è pienamente il Rivelatore di Dio.
Mi chiedo quindi: c’è davvero qualcuno che pensa che a Bergamo ci siano stati più peccatori di un altro luogo del pianeta? O qualcuno che ha il coraggio di dirlo ai bergamaschi? Un cristiano non può avere queste interpretazioni! Solo un vuoto rapporto con Dio, più pensato che vissuto, può portare a queste riflessioni.
Un cristiano non perde tempo a credere e a divulgare simili interpretazioni della fede, e mi sento indignato – prima di tutto come credente – per questo tipo di messaggi. Mi piace piuttosto pensare e annunciare un Dio che non vuole questo male e che – come Gesù sulla Croce – ne condivide con noi il dolore.
Anche in questo tempo abbiamo bisogno di persone che vivano in comunione amorevole con il proprio tempo, facendosi carico attivamente ed evangelicamente delle sorti dell’umanità, condividendo insieme a tanto dolore, anche il bene che nasce – come un germoglio! – insieme a una solidarietà condivisa. Anche questa è risurrezione.

+ Antonello Mura

 

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