In breve:

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Il patto infranto e la memoria degli alberi

di Antonio Meloni.
direttore di Libertà
Mai come nel rispetto dell’ambiente si può comprendere il valore di un insegnamento che da piccoli abbiamo avuto da genitori, educatori e insegnanti. Se qualcuno ci presta qualcosa è perché si fida di noi, sa che ne faremo buon uso e che, a tempo debito, la renderemo intatta. Si tratta di una regola semplice, ma fondamentale, che favorisce la condivisione, l’amicizia e la trasmissione di un sapere che è tutt’uno con il principio irrinunciabile della convivenza.
L’ambiente in cui viviamo non è una proprietà esclusiva, ci è stato prestato e lasciato, per così dire, in eredità da coloro che ci hanno preceduto, con la promessa tacita di farne buon uso, magari di migliorarne le condizioni, ma sempre nell’ottica della salvaguardia, della tutela, e del rispetto di un dono prezioso da cui dipendono la salute, la serenità, l’armonia nostre e di quelli che verranno dopo di noi.
Negli ultimi decenni, complice un concetto di progresso quantomeno discutibile, abbiamo assistito a forme di sfruttamento selvaggio dell’ambiente, di brutale violazione della natura e delle creature che in essa trovano habitat, alimento e sostegno. Non abbiamo mantenuto la promessa, abbiamo, in qualche modo, infranto quel patto stipulato con le generazioni che ci hanno preceduto. Ma le domande a cui saremo chiamati a rispondere saranno le seguenti: abbiamo fatto, davvero, tutto il possibile per impedirlo? Quando si tratterà di cedere il testimone, che tipo di mondo consegneremo a coloro che verranno?
Don Bruno Bignami, direttore dell’ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro, in un bell’intervento pubblicato su Libertà, commentando il senso del mese che la Chiesa dedica al creato, dice chiaramente: «Occorre ritrovare il senso di una famosa citazione di san Bernardo da Chiaravalle: “Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi ti insegneranno le cose che nessun maestro ti dirà”». Con la violenza esercitata sulla natura, insomma, stiamo perdendo la conoscenza, stiamo lasciando per strada il senso delle cose e lo stiamo facendo con estrema disinvoltura, inconsapevoli, forse, che nessuna tecnologia, per quanto attraente, potrà mai sostituire ciò che abbiamo distrutto.