In breve:

ProgeNIA, l’eccellenza scientifica a chilometro zero

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di Maria Franca Campus.
Sorge in uno stabile apparentemente anonimo, uno come tanti, abbarbicato nella Lanusei di montagna. Un edificio con pareti giallastre e infissi rossi, che casualmente rimandano ai colori di siero esangue esaminati nel suo laboratorio. La via su cui si erge è stata ribattezzata con un nome che suona come una rinnovata speranza e una promessa: via della Ricerca.
Stiamo parlando di ProgeNIA, il laboratorio di ricerca genetica e biomedica nato 24 anni fa dall’intuizione di Giuseppe Pilia, lo scienziato di Lanusei che portò a casa le competenze maturate tra l’Ogliastra, Cagliari e gli Stati Uniti e – in controtendenza con la tradizionale fuga di cervelli dalla Sardegna all’America – portò idee, scienza e finanziamenti dal paese della Grande Mela alla città delle ciliegie. Era il 17 novembre 2001, agli albori del ventunesimo secolo, quando a Lanusei venne inaugurato il centro ProgeNIA, ospitato in una ex scuola elementare, la stessa dove Giuseppe Pilia aveva imparato a leggere e far di conto. Anche quello era un simbolo che suonava come una speranza e una promessa. Che non sono state deluse visto che dopo quasi un quarto di secolo continua a raccogliere e analizzare il DNA degli ogliastrini e fare di questa parte di mondo uno scrigno di scienza ad alta definizione.

Un progetto che ha messo insieme l’Istituto di Ricerca genetica e biomedica (Irgb) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Cagliari e il National Institute on Aging di Baltimora, Stati Uniti, inserito nel National Institute of Health che finanzia il progetto di studio sull’invecchiamento dal suo avvio. Come è stato tante volte raccontato il programma prevedeva 6 mila partecipanti, che significa il 10% dell’Ogliastra in laboratorio: giovani e anziani, uomini e donne di Lanusei, Arzana, Elini e Ilbono, i paesi coinvolti.

Giuseppe Pilia è scomparso prematuramente nel 2005 a soli 43 anni, lasciando in vita il suo progetto di appena 4 anni, ma con basi solide per continuare a crescere.
Oggi il responsabile della sede di Lanusei è Edoardo Fiorillo che guida il laboratorio da una decina d’anni e spiega perché ProgeNIA è un’eccellenza: «Non esistono altri centri come questo in tutta Italia e anche a livello europeo non esistono altri luoghi dove sia possibile avere una casistica longitudinale di questo tipo», che permette di ripetere osservazioni e analisi sullo stesso campione di individui a regolari intervalli di tempo. Un campione d’eccezione composto da soggetti appartenenti a una popolazione poco numerosa con tratti comuni che non sono stati intaccati da fenomeni di immigrazione e inoltre facilmente accessibile.
«Una corte che molti ricercatori ci invidiano», sottolinea Fiorillo, proponendo che la chiacchierata su ProgeNIA inizi con una visita della struttura. E in effetti dal di dentro quell’edificio giallastro con gli infissi rossi assume un altro volto: non è anonimo e indistinto, ma diventa pluridimensionale. Nel percorrerlo, da un piano all’altro, si varcano i confini dello spazio e del tempo e ci si sente tra presente, passato e futuro a respirare l’aria fresca della ricerca che si percepisce negli ambulatori e nei laboratori dotati di macchinari all’avanguardia, nella sala conferenze e negli uffici illuminati da vetrate fronte mare, a rappresentare gli ampi orizzonti dello studio scientifico. E si respira aria di conoscenza unita a umanità, famiglia, e passione.

L’America sembra vicina attraverso le parole di Edoardo Fiorillo che raccontano di contatti molti frequenti con il partner a stelle e strisce attraverso chiamate, videoconferenze e anche incontri in presenza. Lo stesso David Schlessinger, direttore del compartimento di genetica del National Institute on Aging di Baltimora è venuto più volte a Lanusei. Nel Maryland «esiste uno studio parallelo al nostro che – informa Fiorillo – è la base per ricerche ulteriori».
Anche in Sardegna il progetto originario è in continua espansione. Di recente è stato avviato uno studio sulle demenze che si snoda su 4 nuove sedi distaccate che permetteranno un approfondimento ampio e capillare del problema. E Lanusei rimane la cabina di regia. D’altra parte lo stesso Antonio Cao, che era il direttore dell’Istituto di ricerca sulle talassemie, nel giorno della sua inaugurazione aveva affermato: «ProgeNIA nasce a Lanusei, perché Lanusei è il centro del centro della Sardegna», in barba al ritornello auto commiserante di area periferica, di isola nell’Isola.

Continuando la visita della struttura entriamo nel laboratorio che accoglie biologhe, biologi e biotecnologi e, a fianco, l’ufficio informatico con due specialisti. Poi torniamo al piano terra dove si trovano la sala d’attesa, l’accettazione e gli ambulatori dove un team di medici, infermieri e una receptionist accolgono i volontari. Tutti vengono sottoposti a una serie di esami, visite, test che negli anni sono stati affinati, ma non sono cambiati tanto. Nello staff ci sono persone che sono qui dal 2001 e «questa continuità costituisce un valore aggiunto per il laboratorio».
Nel seminterrato ci sono le celle che custodiscono il tesoro: il DNA di 8 mila partecipanti conservato a meno 80 gradi. Sembra di essere in una grande biblioteca che contiene in archivio materiale genetico classificato e protetto. In quelle provette c’è il segreto della longevità? «No – sentenzia Fiorillo buttando all’aria la favola dei sardi più longevi del mondo perché detentori del gene della lunga vita –. Non esiste un unico fattore determinante». Chi campa cento anni e più, non deve ringraziare un super gene, ma lo deve a diversi elementi legati all’ambiente e allo stile di vita. «La ricerca – spiega – conferma quello che mi diceva mia nonna: è importante una corretta alimentazione, la regolare attività fisica, eccetera eccetera».

Ecco che la scienza sigilla gli antichi saperi; prova e dimostra ipotesi di vecchia data. E a dirla tutta perché si vive più a lungo appare secondario, l’attenzione è tutta sul percorso, sul cammino verso l’invecchiamento. Ma non finisce qui: oggi gli studiosi di ProgeNIA hanno la possibilità di fare un viaggio nel tempo attraverso i loro dati raccolti, sequenziati, archiviati. Quel lavoro pluriventennale lo si può scorrere a ritroso e di nuovo in avanti per rintracciare il percorso molecolare, l’evoluzione di una patologia e arrivare alla prevenzione. Questo è lo scopo ultimo: educare alla prevenzione e alla promozione della salute individuale e collettiva come si legge sulla pagina Facebook del centro, continuamente aggiornata e interattiva.

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