di Augusta Cabras.
«Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa brutta! No: l’impegno politico – cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamentia cominciare dall’economico – è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità».
Umanità e santità. Che vertigine!
No, non siamo più abituati a collegare la parola politica a queste due parole gigantesche.
La visione e l’azione di Giorgio La Pira costituisce un faro potente ancora oggi, nel mezzo di un tempo precario, a tratti vuoto, di ideali e di azione concreta che si orienta alla costruzione e al mantenimento del bene comune.
Perché questo, si sa, dovrebbe fare la politica e invece ci troviamo sempre di più nel mezzo di una battaglia inutile tra frazioni, tra una destra e una sinistra che hanno perso identità, voce, ideali e forse pure la rotta. Non è questione di pessimismo o di lamentazione. È ciò che tristemente ci restituisce la situazione attuale. Mai come in questi ultimi anni la politica e la chiamata all’impegno è lontana dalla vita dei cittadini.
Il dato sull’astensionismo ha toccato un punto a cui mai si era arrivati prima. Un recente rapporto dell’Istat sulla partecipazione politica in Italia mette in relazione l’astensionismo con la partecipazione politica, come informarsi e parlare di politica. Le persone che una volta a settimana si informano, magari guardando un telegiornale, leggendo un quotidiano o attraverso la rete, sono meno della metà: il 48,9%. Vent’anni fa erano vicini al 60%.
È un segno di protesta questo o un segno di scarso interesse? Probabilmente entrambe le cose.
La politica forse ora si fa in contesti ristretti, chiusi, protetti, dove entrano in gioco più le questioni di potere, di equilibri da mantenere, che gli interessi di ordine generale. Ma certo non si può semplificare.
Chiaro è che serve tornare a un’educazione politica, a una sensibilizzazione che porti all’impegno e alla cittadinanza attiva, serve una formazione, forse anche una scuola di politica.
Ma come fare? Da dove ripartire? Qualche segnale inizia a vedersi, le sedi di partito iniziano a riaprire le porte: serve incontrarsi e mettere al centro dell’azione politica il dialogo costante con le persone, per avvicinare l’azione politica ai cittadini, per interpellarli, coinvolgerli, ascoltare le loro istanze, non solo durante le campagne elettorali.
È necessario guardare a uomini e testimoni come Giorgio La Pira. Serve avere modelli di santità, anche in politica.
Il grande valore della politica
di Augusta Cabras.
«Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa brutta! No: l’impegno politico – cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamentia cominciare dall’economico – è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità».
Umanità e santità. Che vertigine!
No, non siamo più abituati a collegare la parola politica a queste due parole gigantesche.
La visione e l’azione di Giorgio La Pira costituisce un faro potente ancora oggi, nel mezzo di un tempo precario, a tratti vuoto, di ideali e di azione concreta che si orienta alla costruzione e al mantenimento del bene comune.
Perché questo, si sa, dovrebbe fare la politica e invece ci troviamo sempre di più nel mezzo di una battaglia inutile tra frazioni, tra una destra e una sinistra che hanno perso identità, voce, ideali e forse pure la rotta. Non è questione di pessimismo o di lamentazione. È ciò che tristemente ci restituisce la situazione attuale. Mai come in questi ultimi anni la politica e la chiamata all’impegno è lontana dalla vita dei cittadini.
Il dato sull’astensionismo ha toccato un punto a cui mai si era arrivati prima. Un recente rapporto dell’Istat sulla partecipazione politica in Italia mette in relazione l’astensionismo con la partecipazione politica, come informarsi e parlare di politica. Le persone che una volta a settimana si informano, magari guardando un telegiornale, leggendo un quotidiano o attraverso la rete, sono meno della metà: il 48,9%. Vent’anni fa erano vicini al 60%.
È un segno di protesta questo o un segno di scarso interesse? Probabilmente entrambe le cose.
La politica forse ora si fa in contesti ristretti, chiusi, protetti, dove entrano in gioco più le questioni di potere, di equilibri da mantenere, che gli interessi di ordine generale. Ma certo non si può semplificare.
Chiaro è che serve tornare a un’educazione politica, a una sensibilizzazione che porti all’impegno e alla cittadinanza attiva, serve una formazione, forse anche una scuola di politica.
Ma come fare? Da dove ripartire? Qualche segnale inizia a vedersi, le sedi di partito iniziano a riaprire le porte: serve incontrarsi e mettere al centro dell’azione politica il dialogo costante con le persone, per avvicinare l’azione politica ai cittadini, per interpellarli, coinvolgerli, ascoltare le loro istanze, non solo durante le campagne elettorali.
È necessario guardare a uomini e testimoni come Giorgio La Pira. Serve avere modelli di santità, anche in politica.