Arzana, la rinascita passa sempre dalla cultura

di Maria Franca Campus.
Ogni paese, si sa, ha mille volti, tanti quanti sono quelli di chi lo racconta. Alcune voci però narrano una storia collettiva che appartiene a tutti e a ciascuno, in cui ci si riconosce e ci si ritrova.
Arzana raccontata da Raffaele Sestu ha un aspetto luminoso. La sua voce non rinnega le ombre, ma si sofferma sulle luci; non ignora i problemi, ma si concentra sulle soluzioni; non tace sulle carenze, ma valorizza le potenzialità.
In una tarda mattinata di luglio, nel suo ambulatorio di via Sardegna, dottor Sestu, medico condotto per quarant’anni e presidente della Proloco locale e regionale ancora in carica, riassume la sua Arzana da fine anni ottanta a oggi, durante una piacevole chiacchierata. Tra aneddoti e scherzose battute il suo racconto fresco e dinamico traccia un quadro in movimento, colorato, vivo, ricco di eventi, ma soprattutto di valori, di persone più che di personaggi, di storie e insegnamenti che richiamano emozioni, vissuti collettivi e esperienze personali.
Era il 1982 quando Raffaele Sestu rinunciò alla promettente carriera di ricercatore universitario per diventare medico di base nella sua Arzana. «Erano tempi difficili per il paese, segnati da una profonda crisi sociale e politica», racconta, mentre ricorda quegli anni di omicidi efferati, paura e diffidenza. Per far fronte a uno scenario sconfortante e reagire «decidemmo di metterci in gioco e investire in cultura. Politicamente sostenemmo la lista capeggiata da Attilio Usala che nel 1991 supportò la nascita della Proloco. Eravamo un gruppo mosso dalla voglia e determinazione di fare qualcosa per il proprio paese».
Così, agli anni bui seguì un periodo di rinascita in cui Arzana salì alla ribalta delle cronache per eventi culturali di grande rilievo. Conquistò le pagine dei giornali non più per fatti di cronaca nera, ma per rassegne di interesse enogastronomico, artistico e scientifico. Il Porcino d’Oro ha portato nel paese ogliastrino eccellenze della cucina italiana, dell’arte, della musica, della letteratura e ha coinvolto la comunità in un’organizzazione imponente e sempre d’alto livello. Rileggendo gli articoli che raccontano le venti e più edizioni de Il Porcino d’Oro si incontrano Paolo Pillonca e Bachisio Bandinu, Tonino Oppes e Luca Goldoni, Maria Lai e Pinuccio Sciola, Andrea Parodi e Piero Marras, per citare solo alcuni grandi nomi che si sono incontrati ad Arzana per parlare di arte, di musica, di poesia, di storia, di lingua e identità.
Al centro o sullo sfondo, a seconda dei punti di vista, la cucina, la convivialità, i piatti della tradizione. E l’incontro con altre comunità. Ogni anno una regione diversa. A significare che è nell’incontro con l’altro che si cresce, nella conoscenza, nella accettazione delle differenze, nell’assaporare gusti nuovi senza rinnegare i propri, anzi.
Poi è stata la volta della manifestazione Le erbe e i colori in collaborazione con lo studioso Mauro Ballero, che ha acceso i riflettori sul Gennargentu come «vera e propria miniera botanica dove crescono erbe officinali. Nel 2007 – ricorda il Dottore – il principio attivo dell’elicriso con accertate proprietà antivirali e anti-infiammatorie era stato battezzato Arzanolo in onore del territorio dove la pianta cresce spontanea».
Arzana aveva voltato pagina e aveva preso consapevolezza dei suoi punti di forza. «Perché è una comunità laboriosa, intelligente, colta. Basti pensare che ha una percentuale di medici molto elevata e non da adesso», sottolinea Sestu mettendo in evidenza che lo studio è sempre stato una priorità da queste parti. «In passato ogni famiglia univa i propri sforzi per permettere ad almeno uno dei suoi membri di studiare», e cita diversi esempi di famiglie in cui i fratelli lavoratori avevano permesso a uno di loro di proseguire gli studi e conseguire la laurea.
Da anni il nome di Arzana è associato alla longevità e in particolare al riconoscimento del valore degli anziani, all’importanza della cura nei confronti dei grandi saggi, custodi degli antichi saperi, della lingua, della storia e dell’identità che è importante custodire e tramandare. I volti di alcuni di loro sono stati scelti per una mostra fotografica realizzata da Oliviero Toscani e oggi si possono ammirare nel centro del paese, inserito a pieno titolo nella blue zone ogliastrina.
Raffaele Sestu è molto legato agli anziani e nel 1991 con la Proloco aveva dato vita alla manifestazione A cent’annusu, presto diventata, come ama raccontare, A cent’annusu e prusu per non deludere le speranze di coloro che avevano già raggiunto il secolo di vita. Da 33 anni la comunità si stringe intorno ai suoi anziani e li festeggia con una ricorrenza che è ormai tradizione.
Nel panorama socio-culturale Raffaele Sestu non dimentica l’importanza dello sport con l’Idolo Calcio che ha offerto opportunità di crescita a tante generazioni in oltre mezzo secolo di attività.
E poi il gruppo folk Abbafrida che si porta bene i suoi 50 e più e continua ad avvicinare i giovani alla tradizione. Ci sarebbe tanto ancora da raccontare, ma ci saranno altre occasioni…
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