Editoriale

Natale
di Augusta Cabras.
È attesa del nuovo, è travaglio doloroso della madre, è Natale nella straordinaria forza di un bambino che nasce non nella grandezza e nel potere umanamente concepito ma nel silenzio, nel respiro lieve, nell’essenzialità, nella povertà che scardina la convinzione che la ricchezza materiale sia il segno evidente e incontrovertibile del potere e della potenza.
Invece Gesù è lì. Nudo come ogni bimbo che nasce, avvolto di fasce e d’amore infinito, così come ogni bimbo dovrebbe essere. In quel luogo intimo, forse freddo, illuminato dal sole e dal buio del cielo, dove ognuno di noi può posare lo sguardo. E il cuore. È la memoria dell’incarnarsi di Dio per la redenzione dell’umanità, la memoria del dono, dell’esserci. È squarcio di tenerezza, è calore che si spande, è potenza infinita che ci trascende. Solo se sappiamo vedere. È il Natale, è il compimento dell’attesa, per la madre e per l’umanità. È raccoglimento e gioia incontenibile, è atto e potenza, è ordinario e straordinario che si abbracciano, è mistero che si disvela.
Non ci sono squilli di tromba ad annunciare e festeggiare questa nascita ma il vociare dei pastori e dei viandanti; non prìncipi e governatori, ma uomini di buona volontà pronti ad accogliere nella preghiera silenziosa il Dio che si fa uomo, il Dio che si fa figlio portando con sé un messaggio d’amore. D’amore, di pace, di gioia, misericordia e speranza.
È nato il Salvatore per tutti e per ogni tempo. E quindi anche per noi. Piccoli e peccatori, sempre pronti a perdere il senso del Natale tra false luci e abbaglianti scintillii, tra rumori assordarti che distraggono e confondono; noi sempre pronti a rincorrere il superfluo mentre l’essenziale, il vero, l’autentico ci sfugge continuamente dalle mani.
La festa del Natale è qui, ora, a ricordarci la strada da seguire; è qui per aiutarci a cogliere il senso profondo dell’essere uomini, oggi, in questo tempo che, come quelli passati, racconta ancora di odi e vendette, di guerre e dolori evitabili, di bimbi non amati, di solitudini e ferite non lenite, di lacrime non consolate. È qui a svegliare le nostre coscienze intorpidite e distratte dai non-problemi, a scuotere le nostre vite adagiate sul compiacimento o sulla rassegnazione, ad orientare i nostri passi nella direzione del bene.
È la forza di Gesù, del suo messaggio sempre attuale, del suo richiamo incessante all’amore, che invita e interroga ciascuno noi. Dovremmo scoprirlo e riscoprirlo, farlo nostro nella nostra quotidianità, nelle nostre scelte, negli obiettivi che poniamo alle nostre azioni e al nostro vivere. È difficile ma non ci si può sottrarre. Dobbiamo almeno provarci e riprovarci, continuamente. Perché possiamo avere tutto ma se non abbiamo l’amore siamo nulla.
E forse, il senso del Natale è tutto qui.

Lectio d’Avvento in Cattedrale
[1]Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. [2]Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. [3]Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. [4]Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, [5]perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga». [6]Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; [7]per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. [8]Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all’uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa». [9]All’udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». [10]E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Chiuso il Giubileo: tutta la Diocesi attorno al suo Vescovo
Si chiude con un forte messaggio di speranza e un richiamo a rinvigorire gli animi, il giubileo della Misericordia, nella diocesi di Lanusei. A pronunciarlo, il vescovo Antonello Mura che, partendo dalle parole del vangelo domenicale parla ai numerosissimi fedeli giunti da ogni parte nel capoluogo diocesano.
È gremito il Santuario della Madonna d’Ogliastra. Come nelle occasioni più belle. Sono le 17 quando la processione di sacerdoti e diaconi delle 34 parrocchie, insieme al loro pastore, fanno il loro ingresso solenne nella chiesa che dall’alto abbraccia l’intera cittadina e guarda fino al mare. Animata dal coro “Divinae Gratiae” guidato dal direttore Tonino Loddo, la Santa Messa è stata ancora una volta il culmine dei tanti momenti di condivisione e ringraziamento vissuti nell’Anno Santo appena concluso.
«Ogni fine segna sempre un nuovo inizio – ha detto il presule ogliastrino nella sua omelia – l’ottica ideale per cogliere un appello importante per la nostra vita presente e futura, e insieme un’occasione per rinnovare il nostro sguardo sul tempo che stiamo vivendo e rinvigorire lo slancio».
Parole, quelle del vescovo di Bortigali, che hanno incoraggiato in più di un’occasione l’assemblea di fedeli, invitandola a lasciare da parte “il pessimismo di chi non vede nessuna luce nel futuro”, ad essere “levatrice dell’aurora”, a saper scorgere “la gemma che spunta nell’albero che secca”. Ma che, al tempo stesso, non ha risparmiato un richiamo deciso alle cattive abitudini di tanti “cristiani della domenica, che insistono su atteggiamenti che poco o nulla hanno di cristiano, tutti tesi all’essere e all’avere, a cercare “letture di sé per altre strade”, incapaci di vedere ciò che unisce, ma sempre pronti a sottolineare ciò che divide”.
Nessuna porta chiusa, dunque. O meglio: «Una porta santa che fa capire come Cristo apra tutte le porte – ha proseguito Mura – sempre e comunque, oltre tutte le violenze che caratterizzano spesso anche le nostre realtà. Non lasciamoci ingannare, recuperiamo tutta un’altra sapienza, aggrappiamoci alla perseveranza, che è anche costanza, resistenza, fermezza».
Accorato il ringraziamento al termine della celebrazione verso tutti i sacerdoti, per il lavoro costantemente svolto nelle comunità parrocchiali, alle autorità civili e militari che con non poca fatica sono presenti e lavorano per il bene comune, ai frati Cappuccini, “realtà importante della nostra diocesi”: «Che questo sia per tutti un nuovo inizio, come comunità, come cristiani».

VIII° CONCORSO DIOCESANO PRESEPI
Quale immagine di parrocchia ci arriva dal presepio?
E’ il tema dell’edizione 2016 del Concorso diocesano.
Regolamento. Il tema proposto si colloca all’interno della riflessione sulla parrocchia che vuole interpellare la diocesi nell’anno pastorale 2016-2017.
Ai partecipanti è chiesto di manifestare creativamente almeno un’immagine attuale della parrocchia che si può cogliere osservando i personaggi presenti nel presepio. I criteri che verranno adottati per le premiazioni terranno quindi conto della tecnica di realizzazione, del valore estetico, ma soprattutto dell’attinenza al tema.
È necessario comunicare l’adesione entro il 18 dicembre 2016, segnalando la propria iscrizione a una delle seguenti sezioni:
- Parrocchie, comprendente i presepi delle chiese, quelli delle famiglie e dei rioni.
- Scuole di ogni ordine e grado.
L’iscrizione comprende:
- Dati personali e numero telefonico del referente;
- Sezione in cui ci si iscrive;
- L’indicazione del luogo, con indirizzo, in cui si trova il presepe che è stato realizzato.
Occorrerà inoltre allegare alcune foto del presepe, una con vista completa, le altre con alcuni dettagli significativi. Una Commissione diocesana visiterà i presepi e stilerà le graduatorie per la premiazione, assegnando un premio di euro 400,00 al miglior presepe di ciascuna delle due sezione, e un premio di euro 100,00, sempre per ogni sezione, quando venga riconosciuto un particolare valore dell’opera realizzata. La premiazione avverrà nel corso di una manifestazione pubblica.
Le adesioni dovranno pervenire alla Segreteria della Commissione diocesana comunicando all’indirizzo di posta elettronica: segreteria.curialanusei@gmail.com oppure tramite l’indirizzo postale: Curia Vescovile, Via Roma 102, 08045 Lanusei.

Si chiude l’Anno Santo della Misericordia. Domenica la S. Messa al Santuario
Si conclude l’Anno Santo straordinario della Misericordia.
Domenica 13 Novembre, alle ore 17.00, nel Santuario

Padrini e madrine nella pratica dell’iniziazione cristiana
In un documento approvato ad experimentum per tre anni dai vescovi della Sardegna, le nuove linee-guida sul ruolo dei padrini e delle madrine nei sacramenti dell’iniziazione cristiana e sulle modalità della loro scelta. Nasce la figura del testimone.
I vescovi della Sardegna, nella seduta della Conferenza Episcopale Sarda del 17-18 ottobre scorso, hanno offerto ai presbiteri e ai fedeli alcune innovative linee di orientamento sul tema dei padrini e delle madrine nella pratica dell’iniziazione cristiana. Dopo aver ribadito che la comunità ecclesiale si deve adoperare per formare dei cristiani autentici e non solo dei “battezzati”, i vescovi hanno riaffermato «che tutta la comunità ecclesiale e, in concreto, tutta la comunità parrocchiale, si deve sentire responsabile dell’iniziazione cristiana dei fanciulli, dei ragazzi e degli adulti», chiamata – com’è – «a vivere questa responsabilità come vera e primaria missione evangelizzatrice». In particolare, nell’esaminare il percorso dell’iniziazione cristiana, dal Battesimo alla Confermazione, passando attraverso la partecipazione piena e consapevole all’Eucaristia, hanno richiamato il ruolo insostituibile dei genitori, quello dei catechisti, dei padrini, degli altri familiari e degli amici, e, ovviamente, quello del parroco.
Per quanto riguarda, in modo specifico, il ruolo dei padrini e delle madrine, oltre a sottolineare che, alla luce della normativa generale della Chiesa, deve essere previsto un solo padrino e una sola madrina per il Battesimo e un solo padrino o una sola madrina per la Confermazione, hanno anche invitato le comunità a riflettere sul «grande valore che il padrinato ha assunto lungo i secoli nella Chiesa, quale segno efficace della partecipazione del popolo di Dio alla crescita spirituale dei fedeli», e ammonito a sfuggire alla «tentazione di vedere nella richiesta della presenza dei padrini una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale in cui rimane ben poco visibile la dimensione di fede», richiamando nel contempo alla necessità di pensare «percorsi essenziali di preparazione insieme ai genitori, affinché i candidati a essere padrini riflettano sull’assunzione di responsabilità connessa con questo ruolo e sulla loro testimonianza di fede».
I vescovi, con attenzione pastorale hanno anche esaminato il caso in cui la persona che si desidera designare come padrino o madrina manchi di qualcuno dei requisiti necessari; in tale circostanza, si concede che tale persona possa essere designata come testimone del sacramento, giacché esprime una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa. Resta ovviamente inteso che anche per il testimone è da prevedere un percorso di formazione al sacramento che si celebra; i padrini e gli eventuali testimoni, infatti, «non devono essere figure isolate ma vanno inseriti nel cammino che la comunità parrocchiale compie in vista dell’iniziazione cristiana dei candidati», compiendo «un percorso di preparazione personale, per approfondire il significato del sacramento che sarà celebrato e per saper offrire al neo battezzato e al neo cresimato un serio aiuto spirituale per la sua vita cristiana».
A tutti, infine, genitori e familiari, catechisti, padrini e testimoni, i vescovi affidano «il compito di continuare l’impegno dell’accompagnamento educativo cristiano anche dopo la celebrazione del sacramento», in collaborazione con il parroco, come pastore che rappresenta il vescovo in ciascuna comunità parrocchiale. A questo riguardo, nel documento si ricorda anche che il sacerdote abilitato a rilasciare il certificato d’idoneità per il padrino o la madrina è il parroco dove si ha il domicilio o il quasi domicilio.