di Paolo Balzano.
La Caritas della Diocesi di Lanusei continua a incontrare storie sorprendenti e a volte disarmanti. Spesso molti lavoratori arrivano dalle ricche regioni del Nord Italia in Sardegna, attratti dall’immaginedel turismo di alta qualità che è particolarmente sviluppato in estate. Una sorta di emigrazione al contrario dal Nord al Sud, che non sempre offre reali opportunità di lavoro dignitoso. Anzi capita che questi giovani possano perdere il posto da un giorno all’altro, e trovarsi in serie difficoltà. Così il centro di ascolto diocesano della Caritas, soprattutto nella sede costiera di Tortolì, diventa luogo di rifugio e accoglienza per ragazzi italiani che, colpiti da precarietà, sottoccupazione e sfruttamento, si trovano per strada e senza un soldo. Privi anche delle risorse per tornarsene a casa.
È il caso di Manuel un ragazzo di una città della Bassa padana. Un trascorso difficile, segnato da una convivenza da giovanissimo che lo porta a diventare forse troppo presto padre, lavori saltuari, mai stabili. Il ragazzo cerca un lavoro nella speranza di dare una svolta alla propria vita. Una storia questa di emarginazione e difficoltà a stabilizzarsi socialmente, con l’ansia permanente di non riuscire a mantenere bene la famiglia, di perdere la responsabilità genitoriale e non vedere più i propri bambini.
Manuel tenta una nuova strada e cerca in Sardegna di rimettere in sesto la sua vita, facendo la stagione. Invece tutto va storto. Arriva nell’isola attratto da una buona offerta: circa 1200 euro netti, per sei ore giornaliere, che si trasformano invece in 12 di fatto, secondo il suo racconto. Lavoro irregolare, alloggio con altri lavoratori nella stessa azienda, in una struttura sporca e promiscua. Manuel va avanti per un po’, cerca di adattarsi, perché ha bisogno di lavorare per i suoi bimbi. Ma poi ha come uno scatto di dignità e prova a rivendicare i suoi diritti. Risultato: Manuel perde il posto e con esso anche l’alloggio. Così finisce per strada, dormendo in spiaggia. La situazione va avanti per giorni. Trova un lavoretto come lavapiatti. Ma dormire all’addiaccio è dura. Il clima caldo e gli insetti si fanno sentire. Il piccolo paradiso della spiaggia diventa un piccolo inferno.
Qualcuno se ne rende conto, e gli arriva un consiglio: «Vai alla Caritas, lì ti possono dare almeno ascolto!». Manuel fa così. In Caritas trova non solo ascolto, ma anche accoglienza.
Quel che più colpisce gli operatori non è la sua storia di sfruttamento e precarietà, sono tante le storie come questa, ma la sua profondità, la dolcezza che l’accompagna nel parlare di quanto ha vissuto. Mai una parola in più, mai un insulto contro chi lo ha trattato male, solo la verità e sempre la preoccupazione per la famiglia, per i bimbi. La scelta condivisa è di rientrare nel suo comune, ricercando un lavoro e trovando un contatto più diretto con i Servizi sociali.
Manuel viene quindi aiutato a ritornare dalla sua famiglia e, arrivato a casa, scrive un bel messaggio al direttore diocesano della Caritas: «Cara Cristiana, voglio ringraziarti con tutto il cuore per il tuo gesto di grande gentilezza e umanità. In un momento difficile, sei stata per me un vero dono, un segno concreto di speranza e amore che porterò sempre nel cuore. La tua presenza e il tuo aiuto hanno toccato profondamente la mia anima. Grazie davvero. Che la vita ti restituisca tutto il bene che hai saputo donare. Con affetto e gratitudine».
Dalla Caritas racconti di rinascita La storia di Manuel
di Paolo Balzano.
La Caritas della Diocesi di Lanusei continua a incontrare storie sorprendenti e a volte disarmanti. Spesso molti lavoratori arrivano dalle ricche regioni del Nord Italia in Sardegna, attratti dall’immaginedel turismo di alta qualità che è particolarmente sviluppato in estate. Una sorta di emigrazione al contrario dal Nord al Sud, che non sempre offre reali opportunità di lavoro dignitoso. Anzi capita che questi giovani possano perdere il posto da un giorno all’altro, e trovarsi in serie difficoltà. Così il centro di ascolto diocesano della Caritas, soprattutto nella sede costiera di Tortolì, diventa luogo di rifugio e accoglienza per ragazzi italiani che, colpiti da precarietà, sottoccupazione e sfruttamento, si trovano per strada e senza un soldo. Privi anche delle risorse per tornarsene a casa.
È il caso di Manuel un ragazzo di una città della Bassa padana. Un trascorso difficile, segnato da una convivenza da giovanissimo che lo porta a diventare forse troppo presto padre, lavori saltuari, mai stabili. Il ragazzo cerca un lavoro nella speranza di dare una svolta alla propria vita. Una storia questa di emarginazione e difficoltà a stabilizzarsi socialmente, con l’ansia permanente di non riuscire a mantenere bene la famiglia, di perdere la responsabilità genitoriale e non vedere più i propri bambini.
Manuel tenta una nuova strada e cerca in Sardegna di rimettere in sesto la sua vita, facendo la stagione. Invece tutto va storto. Arriva nell’isola attratto da una buona offerta: circa 1200 euro netti, per sei ore giornaliere, che si trasformano invece in 12 di fatto, secondo il suo racconto. Lavoro irregolare, alloggio con altri lavoratori nella stessa azienda, in una struttura sporca e promiscua. Manuel va avanti per un po’, cerca di adattarsi, perché ha bisogno di lavorare per i suoi bimbi. Ma poi ha come uno scatto di dignità e prova a rivendicare i suoi diritti. Risultato: Manuel perde il posto e con esso anche l’alloggio. Così finisce per strada, dormendo in spiaggia. La situazione va avanti per giorni. Trova un lavoretto come lavapiatti. Ma dormire all’addiaccio è dura. Il clima caldo e gli insetti si fanno sentire. Il piccolo paradiso della spiaggia diventa un piccolo inferno.
Qualcuno se ne rende conto, e gli arriva un consiglio: «Vai alla Caritas, lì ti possono dare almeno ascolto!». Manuel fa così. In Caritas trova non solo ascolto, ma anche accoglienza.
Quel che più colpisce gli operatori non è la sua storia di sfruttamento e precarietà, sono tante le storie come questa, ma la sua profondità, la dolcezza che l’accompagna nel parlare di quanto ha vissuto. Mai una parola in più, mai un insulto contro chi lo ha trattato male, solo la verità e sempre la preoccupazione per la famiglia, per i bimbi. La scelta condivisa è di rientrare nel suo comune, ricercando un lavoro e trovando un contatto più diretto con i Servizi sociali.
Manuel viene quindi aiutato a ritornare dalla sua famiglia e, arrivato a casa, scrive un bel messaggio al direttore diocesano della Caritas: «Cara Cristiana, voglio ringraziarti con tutto il cuore per il tuo gesto di grande gentilezza e umanità. In un momento difficile, sei stata per me un vero dono, un segno concreto di speranza e amore che porterò sempre nel cuore. La tua presenza e il tuo aiuto hanno toccato profondamente la mia anima. Grazie davvero. Che la vita ti restituisca tutto il bene che hai saputo donare. Con affetto e gratitudine».