Esserci per cambiare

di Claudia Carta.
In milioni. Sulle strade e tra le piazze del mondo. Un unico grido: restiamo umani. Perché la barbarie, le crudeltà e l’odio contro gli innocenti non può essere tollerato oltre. E oggi che qualche spiraglio pare intravedersi all’orizzonte – che siapace vera sarà il tempo a dirlo –, resta negli occhi quella marea umana che si è data la mano lungo i crocicchi del mondo.
Bandiere. A dire no. A dire siamo tutti Palestinesi. Nel chiedere, pretendere, urlare la fine delle atrocità. Perché le atrocità non hanno colore. Perché i morti sono persone, non numeri. Perché la vita è vita, qualunque sia l’etnia, la nazione, la cultura. E quanto il mondo intero dice no, il chiasso è talmente forte che persino i folli della terra ci devono fare i conti.
I giovani. Milioni. Studenti universitari, ragazzi delle scuole, famiglie. Donne e uomini. Si può dire no. Si deve dire no. Perché ognuno ha un grande potere: fare la propria parte. Non ti piace? Cambia! E non può essere che siamo in milioni in piazza e quattro gatti alle urne. No. Perché io valgo. Tu vali. Noi valiamo. E se non ci piace l’aria che tira, dobbiamo e possiamo cambiarla. Quel voto è vita, partecipazione. È esserci. È crederci. È costruire alternative. E allora vorrei che quella forza, quell’indignazione, quella responsabilità trovasse d’ora in poi la forma più alta e nobile di espressione che ci è stata data: il diritto di voto. Rinunciare è lasciare che altri dispongano della nostra vita e della nostra libertà.
«Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo: questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori – il caos, la guerra civile, le lotte, le guerre, gli incendi. Ricordo queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta, perché aveva la sensazione di aver ritrovato la propria dignità: questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra; disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese. Quindi, voi giovani dovete dare il vostro spirito alla Costituzione, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto – questo è una delle gioie della vita – che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto». (Piero Calamandrei)
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