Follie

di Claudia Carta.
«È da oltre un anno che io faccio la guerra, un po’ su tutti i fronti, e finora non ho visto in faccia un solo austriaco. Eppure ci uccidiamo a vicenda, tutti i giorni. Uccidersi senza conoscersi, senza neppurevedersi! È orribile!». Così Emilio Lussu in Un anno sull’altipiano. E come descrivere il silenzioso terrore dei momenti che precedono l’attacco, l’abbandono drammatico della “sicura” trincea per scaraventarsi verso un ignoto, rischioso, indefinito mondo esterno? C’è solo una frase: «Tutte le mitragliatrici ci stanno aspettando».
A 50 anni dalla morte dell’intellettuale e politico sardo – interventista della prima ora, ma sempre più consapevole della follia indicibile della guerra, per averla fatta, respirata e sentita sulla pelle e nelle ossa – lo scenario internazionale non racconta follie diverse, ma se possibile più indegne.
Cambiano i nomi delle città, degli Stati, cambiano armamenti e strategie, nella guerra 5.0 ai tempi dell’IA (Intelligenza Artificiale). Una cosa sola non cambia: il sangue. E la storia insegna che a morire non sono quasi mai i grandi strateghi, re, imperatori, dittatori o presidenti che giocano a Risiko sul tabellone del mondo. Eh no. Uomini e donne. Ragazzi e ragazze in divisa che sparano su altri ragazzi e ragazze con la divisa di un altro colore. La guerra di Piero, certo. Ma anche la guerra che fu di Emilio e di milione di soldati in tutto il mondo. Ieri e oggi.
Una cosa sola non cambia: il sangue. Ed è quello di tutti gli innocenti che sul tabellone malato del Risiko nemmeno compaiono: le donne, gli anziani, i bambini. I bambini. Lo sterminio di Gaza grida vendetta al cielo. E siamo stanchi di sudari bianchi, di corpicini inermi “violentati” da un odio e una crudeltà che non conoscono fine, di occhi neri come il baratro da cui si affacciano ogni giorno, mentre guardano una busta di farina o una scatola di riso o un barattolo di fagioli a pochi passi, prima di saltare per aria, traditi.
«Non sopporto più quest’indifferenza alla sofferenza delle persone», tuonava Gino Strada. Signore, fa che l’indifferenza non divori il nostro pensiero. «Il mondo non è minacciato dalle persone che fanno il male, ma da quelle che lo tollerano», sentenziava Albert Einstein. Signore, rendici sempre intolleranti alla barbarie e all’ingiustizia, specie ai danni dei più piccoli. «Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti», aveva il coraggio di dire Martin Luther King. Signore, fa’ che siamo capaci di urlare il desiderio di un giorno senza sangue per tutti.
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