In breve:

Fatti

Osservatorio

Il cielo stellato sopra di me, da Monte Armidda

di Augusta Cabras.

L’osservatorio astronomico Ferdinando Caliumi, a 1150 metri di altitudine sul Monte Armidda, nel Comune di Gairo, è un’eccellenza ogliastrina che richiama visitatori da tutto il mondo

Il filosofo tedesco Kant, concluse la Critica della Ragion Pratica con queste parole: «Due cose riempiono l’animo di ammirazione e di reverenza sempre nuove e crescenti, quanto più spesso e più a lungo il pensiero vi si ferma su: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me».

Chissà cosa avrebbe pensato e scritto se avesse ammirato il cielo stellato dall’osservatorio astronomico di Monte Armidda in una sera d’estate o d’autunno inoltrato. Quanta ammirazione, quanto stupore! Lo stesso che provano le oltre duemila persone che ogni anno, curiose o appassionate, raggiungono, tornante dopo tornante, una postazione astronomica che permette di sentirsi a un passo dalle stelle. Polvere di stelle, sogni, meraviglia, fantasia, desideri.

Ed è da un desiderio che nasce questo ambizioso progetto: vedere più da vicino la cometa Halley che dopo 76 anni, nel 1986, sarebbe transitata sopra le nostre teste. Carlo Dessì e Gianluigi Deiana in una chiacchierata nel lontano 1985, esprimono questo desiderio e Carlo si chiede come si possa fare. Gianluigi gli spiega che con una certa abilità manuale e senza spendere troppo si possono costruire telescopi in grado di far vedere gli anelli di Saturno, le lune di Giove e tanto altro. Carlo si stupisce, coglie l’informazione e la trasforma in opportunità, in sogno da realizzare. Si mettono al lavoro, acquistano alcuni pezzi per la costruzione e dopo qualche mese il primo telescopio è pronto. Indicono un’assemblea pubblica per condividere questa iniziativa e coinvolgere nuovi appassionati di astronomia. All’inizio partecipano una decina di persone di Lanusei, concordano iniziative per fare osservazioni, individuano dei terreni da dove puntare il telescopio e poter avere una visuale priva di illuminazione a 360 gradi. L’entusiasmo è, non a caso, alle stelle, nonostante il piccolo telescopio non permetta condizioni di visione eccellenti. Tra loro si dicono: sarebbe bello costruirne uno più grande!

Con sincronicità, molti eventi e diverse persone si incontrano e questo sogno inizia a prendere forma. Come la scoperta, durante la lettura di una rivista specializzata, dell’esistenza vicino a Reggio Emilia dell’Associazione Reggiana di Astronomia e dell’osservatorio con relativo telescopio da loro auto costruito. «Ci ha colpito soprattutto il loro modo di porsi nei confronti della popolazione del territorio – racconta Carlo Dessì – e alla prima occasione siamo andati da loro. Abbiamo parlato dei nostri progetti e quando ci hanno fatto entrare in cupola la prima impressione, vedendo il telescopio, è stata di stupore e incredulità di fronte a un’opera così imponente: troppo grande per noi! Mai vista una cosa simile! Provammo scoraggiamento e ammirazione. Magari potevamo puntare a realizzare qualcosa di paragonabile, ma su scala ridotta. Chiedemmo se avevano qualche disegno del telescopio e hanno tirato fuori una grossa cartella con dettagliatissimi disegni meccanici riguardanti tutti i particolari della costruzione. Loro lodavano la qualità del nostro cielo, l’enorme valore del buio senza il quale anche il più potente telescopio sarebbe inutile. Ci siamo lasciati portandoci via i disegni dell’asse polare completo, del supporto e dei relativi cuscinetti conici».

Il percorso è lungo, ma tante forze lavorano per la costruzione dell’osservatorio astronomico che vedrà la luce a Monte Armidda. Un osservatorio che negli anni è diventato punto di riferimento di appassionati, scolaresche, curiosi, che di fronte alla maestosità del cielo, alla bellezza delle stelle e dei pianeti, sentono di appartenervi, provando stupore e meraviglia.

 

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Studenti dell’Artistico sulla cresta delle Onde creative

di Anna Piras.

Il Festival dell’Arte, “Onde Creative”, svoltosi a Lanusei dal 29 al 31 maggio, ha dimostrato, ancora una volta, come l’arte sia un potente catalizzatore di crescita e un punto d’incontro fondamentale per l’intera comunità

Il tema – studiato e sviluppato tramite le espressioni artistiche affrontate nell’anno scolastico – è stato l’acqua, elemento primordiale e fonte di vita. Una tre giorni declinata su tre momenti fondamentali: onde che si generano, tenutasi presso i locali del liceo Artistico Mario Delitala di Lanusei; arte nel bosco, nello scenario del Bosco Seleni e onde che sgorgano, che ha interessato centro urbano e fontane di Lanusei. Un viaggio tra interventi di Land Art al Bosco Seleni e azioni di Public Art nel centro storico cittadino.

L’osservatore ha assunto il ruolo di spettatore, ma è stato al tempo stesso anche parte dell’opera. Il tutto tenendo come punto di riferimento il contesto naturalistico e urbano del comune di Lanusei. L’idea creativa legata al tema dell’acqua prende avvio dalla rilettura di un’antica leggenda locale, tramandata oralmente, che vede come protagonista una sacerdotessa dell’acqua – richiamo del noto bronzetto ritrovato presso il Bosco Seleni negli anni ’60 – e dalla reinterpretazione della tradizione orafa che, accostata all’acqua, suggerisce il concetto di bene prezioso.

«Abbiamo lavorato accanto a importanti artisti della Sardegna – raccontano gli alunni –: siamo riusciti non solo a creare, ma anche a presentare, comunicare e organizzare il lavoro con loro, e abbiamo arricchito il nostro bagaglio di competenze trasversali fondamentali per il nostro futuro, sia esso artistico che professionale».

Soddisfazione anche nelle parole di Rosario Agostaro, docente e referente del plesso: «Il ritorno del Festival dell’arte, organizzato da allievi e docenti del Liceo artistico, è stato l’epilogo di un lungo e laborioso lavoro durato un intero anno scolastico, con una straordinaria sinergia tra diversi indirizzi del polo Leonardo da Vinci, la Scuola Primaria, gli artisti, gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti, l’Associazione Janas, l’attore professionista Silvano Vargiu, l’Associazione commercianti di Lanusei e l’amministrazione comunale. L’evento ha favorito un flusso continuo di emozioni, di scambi culturali e di crescita per l’intera comunità».

I più piccoli, sapientemente guidati in workshop appositamente pensati per loro, hanno avuto l’opportunità di avvicinarsi al mondo dell’arte in modo giocoso e stimolante, creando opere che hanno arricchito le esposizioni con la loro potente, creatività. Una partecipazione che ha sottolineato l’importanza vitale di coltivare la passione per l’arte fin dalla tenera età, nutrendo curiosità e immaginazione.

«Onde Creative ha dimostrato inequivocabilmente come l’arte possa fungere da potente catalizzatore per la crescita e il benessere dell’intera comunità. L’evento è stato un vero e proprio mix di emozioni, di scambi culturali e di crescita per tutti i partecipanti e i visitatori – ha dichiarato Gianleonardo Viglino che ha diretto il team dei docenti impegnati nelle attività –. L’atmosfera che si respirava per le strade e negli spazi espositivi di Lanusei era palpabile: un’energia vibrante fatta di curiosità, ammirazione e un profondo senso di orgoglio collettivo. I visitatori si muovevano tra le installazioni con sguardi attenti, e spesso, le opere diventavano spunto per conversazioni inaspettate, creando un vivace e autentico dialogo tra le persone. Il fruscio delle foglie nel bosco Seleni, lo scroscio delle fontane che accompagnavano le creazioni artistiche e l’eco delle voci nelle aule hanno creato un’esperienza immersiva e multisensoriale, sottolineando la presenza vitale dell’acqua in ogni contesto».

Scuola Teologia

Ai confini del sacro. Scuola di Teologia con David Murgia

di Marco Ladu.

Terzo appuntamento per la Scuola di Teologia della diocesi di Lanusei, che lo scorso 30 marzo, a Tortolì, all’Auditorium Fraternità, ha visto come relatore David Murgia, giornalista e presidente del Gris, Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa

Un tema ampio e affascinante, Ai confini del sacro. Tra visioni, esorcismi e superstizioni, presentato con sintetica brillantezza da un relatore che ha declinato in maniera comprensibile e semplice, argomenti non sempre chiari e comprensibili, ascoltati con attenzione e interesse da un’attenta e numerosa platea.

Dopo un iniziale momento di preghiera e una presentazione del relatore, i lavori hanno preso avvio dal primo argomento trattato, quello relativo a visioni e apparizioni, esempio ultimo la Madonna di Trevignano, dove una «fantomatica veggente» ha lucrato sulla credulità di persone che, ingenuamente e in buona fede, hanno dilapidato i loro patrimoni in donazioni e offerte, credendo alle apparizioni, lacrimazioni di sangue e altre manifestazioni vissute dalla “veggente”.

Con peculiari informazioni, David Murgia ha spiegato e confutato queste tesi, dimostrando che prima di gridare al miracolo è sempre opportuno ragionare con attenzione e razionalità, garantendo un approccio serio e costantemente mirato alla ricerca della verità.

Si è passati, successivamente a tutto ciò che interessa il campo del satanismo e degli esorcismi, ambito spesso sottovalutato, ma come ben dimostrato dal relatore, causa di tanto male sia psicologico che economico; male fatto da persone consapevoli di lucrare sull’ingenuità delle persone, ingenuità che spesso sfocia in un’ossessione, provocando tragedie come quella di Altavilla Milicia, dove in un fantomatico esorcismo, vennero uccisi madre e due figli dal padre e dalla sorella seguaci di un santone. Nella sua esposizione il relatore è stato chiaro: non esistono esorcismi ufficiali al di fuori della Chiesa e dei suoi ministri autorizzati (sacerdoti) dall’ordinario del luogo. La serata è poi proseguita affrontando altre interessanti problematiche legate al mondo del sopranaturale, come la metafonia, ovvero il sentire la voce dei defunti. Anche qui, imbrogli e raggiri non mancano: dalle organizzazioni che radunano persone reduci di gravi lutti, vivendo momenti di silenzio nei quali si percepirebbero voci prevenienti dall’aldilà, ai gruppi che fanno proseliti con fantomatiche diete miracolose, fino ad arrivare a persone che parlano e si comportano come animali (cani e gatti, etc).

Nella sua lunga esperienza di giornalista e studioso, David Murgia ci ha fatto capire di aver vissuto tante esperienze negative e aver visto tanto dolore nelle persone. Domande e dibattito hanno intensamente caratterizzato la serata. Non sono mancate le riflessioni sulla superstizione, particolarmente presente in Ogliastra, e sulla “medicina del malocchio”, nelle quali Murgia ha sottolineato come in tante culture spesso si confonde la superstizione con la religione, utilizzando formule e preghiere, santini e amuleti, quasi a suggerire esista una “magia buona”. In realtà non è così: la magia non è mai buona, e i credenti devono mettere al centro della propria vita solo Cristo. La serata è stata dinamica e ha riscosso grande interessante.

Il giornalista, con grande professionalità, ha stuzzicato il pubblico con aneddoti e esempi, affrontando in ultima analisi due vicende di attualità: i Testimoni di Geova e Medjugorje.

Sul primo punto, ha illustrato in maniera chiara e precisa il comportamento di questa Congregazione religiosa, nella quale fin da piccoli i “fedeli” debbano vivere una vita fatta di privazioni e divieti, sia fisici che morali, e qualora si allontanassero dalla congregazione subirebbero ostracismo, ovvero muoiono socialmente per la loro comunità, nel senso che non conterebbero più nulla, dimostrando quanto sia una comunità chiusa e poco trasparente.

Relativamente alle apparizioni di Medjugorje, pur confessando di non aver inizialmente creduto alle stesse, David ha sottolineato che, dopo aver letto gli atti della commissione di inchiesta, crede alle prime sette apparizioni, per cui il pronunciamento della Chiesa sul nulla osta è corretto, intendendo che lì si vive un esperienza di fede vera a cui nulla aggiunge un’apparizione o un segno.

Tanti gli spunti di riflessione derivanti dalla serata. La prima è che i cristiani hanno un’unica stella polare, Cristo, unico punto di riferimento; la seconda cosa è che come Chiesa sarebbe opportuno parlare più spesso di soprannaturale, per non lasciare il campo a coloro che possono fare del male approfittando della debolezza delle persone.

Casa di Max

“Casa di Max”, un rifugio sicuro

di Barbara Tavera.

Il rifugio Casa di Max è una struttura attiva nelle campagne ogliastrine, a Lanusei, curata da Barbara Pistis e si occupa di curare cani fragili e abbandonati. Ce lo racconta una volontaria, Barbara Tavera, che presta il suo servizio nel rifugio

Ho iniziato a fare volontariato nel rifugio creato a Lanusei da Barbara Pistis, qualche anno fa, subito dopo la pandemia. Desideravo offrire il poco tempo libero dal lavoro, a una buona causa e quando ho sentito parlare di questa ragazza, che da sola era riuscita a salvare tanti animali, a offrire loro un posto sicuro dove vivere, a farli riprendere dopo gravissimi traumi, a farli diventare da animali aggressivi e pericolosi – come venivano descritti da chi, solo per comodità, avrebbe voluto sopprimerli – a esseri docili e amorevoli, ho pensato di aver trovato la persona giusta.

In questi anni è nato il rifugio Casa di Max, che è ancora in via di costruzione, poiché Barbara riesce a occuparsi dei suoi animali e a garantire loro ogni giorno cibo e cure mediche, solo ed esclusivamente grazie alle donazioni di persone sensibili che, anche da lontano, contribuiscono alla cura di questi esseri indifesi, inviando denaro, coperte, cibo, medicine.

Ci sono periodi più difficili in cui gli abbandoni si moltiplicano, i cani si ammalano e hanno bisogno di cure, devono essere sterilizzati, oppure vengono soccorsi, feriti gravemente in strada, in grotte sperdute, in dirupi in cui è difficile accedere e allora le donazioni diventano una goccia nel mare, allora ci si sente particolarmente soli e spaventati, in balia di difficoltà insormontabili. Ma lei non si perde mai d’animo e questa sua forza e determinazione, in questi anni, ha attirato persone buone e coraggiose, persone su cui poter contare: alcuni amici tedeschi, che dopo aver frequentato il rifugio e adottato cani, hanno fondato una associazione per aiutare Casa di Max; diverse persone del luogo e tanti altri in tutta Italia, che con gesti concreti sostengono la causa di Barbara. E così l’impossibile diventa possibile e la disperazione lascia spazio alla fiducia.

Tuttavia per finire i lavori, garantire a queste creature la vita che meritano e magari creare un ambiente di integrazione sociale, in cui attivare dei percorsi di pet-terapy, per anziani, bambini e persone in difficoltà, servirebbe un aiuto anche da parte dei Comuni, quegli stessi che dal lavoro instancabile e gratuito di Barbara traggono grande beneficio.

In questi anni Barbara ha salvato centinaia di cani e regalato una vita meravigliosa a tantissimi che hanno avuto la fortuna di essere adottati da famiglie amorevoli, ma la piaga del randagismo, l’ignoranza, l’idea atavica che gli animali siano come oggetti da sfruttare e buttare via quando non servono più, a tratti rende lo sforzo di rimediare alla crudeltà e alla mancanza di empatia di molti, superiore alle nostre forze.

Essere umani per molti equivale solo all’appartenere alla razza umana, che ha una idea del mondo presuntuosamente antropocentrica; in verità è proprio il possesso della ragione che ci dovrebbe rendere umili, pienamente responsabili dei nostri gesti, protettivi e rispettosi verso chi questo mondo lo abita, con il nostro stesso diritto di vivere bene e in pace.

San Francesco diceva: «Se avrai uomini che escluderanno qualsiasi creatura di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrai uomini che tratteranno allo stesso modo i loro simili umani». Mai come in questo tempo e nella nostra terra, questa affermazione risuona come una profezia. Riconosciamoci di nuovo come parte di un tutto, rispettiamo gli altri esseri, tutti, soprattutto i più deboli, riappropriamoci dell’unico, vero primato umano, quello della ragione al servizio del mondo e delle sue creature. Solo così saremo degni di essere chiamati umani.

Cif

CIF: Maria Grazia Mulas “Donna dell’anno” 2025

di Anna Maria Piga.

A Lanusei, nell’aula magna del Seminario Vescovile, la serata dedicata alla Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo è sempre un appuntamento atteso, seguito da un pubblico attento e partecipe

È risaputo: quando una donna, in ambito lavorativo, desidera raggiungere traguardi importanti e fare carriera, deve dimostrare determinazione, forza, competenza e la capacità di conciliare impegni professionali, familiari e sociali. Per fortuna, sono molte le donne che riescono in questa impresa. Maria Grazia Mulas è certamente una di loro: ha saputo mettere a frutto tutte le sue qualità per affermarsi come ottima professionista, senza rinunciare al ruolo di figlia, madre e compagna di vita accanto a Sandro Piras.

Il CIF – Centro Italiano Femminile – che da decenni si impegna a favore dell’emancipazione femminile, ha voluto indicare Maria Grazia come Donna dell’anno per il 2025. Un riconoscimento meritato, frutto del suo percorso personale e professionale: dal concorso al Provveditorato, agli incarichi a Nuoro, dove ha ottenuto grande apprezzamento, pur dovendo affrontare il sacrificio della distanza dalla famiglia. Oggi ricopre con riconosciuta competenza il ruolo di Segretario comunale del Comune di Tortolì.

Con questo riconoscimento, il CIF ha voluto simbolicamente premiare – pur senza nominarle una per una – tutte le donne ogliastrine che, in ogni ambito, si distinguono per impegno e professionalità.

Ester Prevedello, presidente del CIF Ogliastra, insieme al suo gruppo, ha voluto quest’anno ricordare l’80° anniversario di un evento fondamentale: il riconoscimento del diritto di voto alle donne, sancito il 1° febbraio 1945. Lo ha fatto con una tavola rotonda dal titolo significativo: La Costituzione, figlia di Padri e… Madri. Al tavolo dei relatori, con ruoli istituzionali, il consigliere regionale Salvatore Corrias, il vicesindaco di Lanusei Maria Tegas e la consigliera comunale Bettina Pisano, con il coordinamento dell’avvocato Gemma Demuro.

Tutti i presenti hanno evidenziato come le Madri e i Padri costituenti, pur appartenendo a forze politiche diverse, seppero trovare punti di incontro per garantire a tutte le cittadine e i cittadini italiani pari diritti e opportunità nella nuova Carta Costituzionale, promulgata il 1° gennaio 1948.

Molto apprezzato anche il ricordo delle tante donne che, nel corso degli anni, in Ogliastra e a Lanusei, si sono spese con generosità e spirito di servizio per il bene comune.

Erano presenti anche il sindaco di Lanusei, Davide Burchi, e il sindaco di Tortolì, Marcello Ladu, i quali, nel sottolineare l’importanza dell’evento, si sono congratulati con la “Donna dell’anno”, condividendo pienamente la scelta fatta dal CIF.

A concludere la serata, la bella musica della maestra Ilaria Loi e della sua talentuosa allieva Eleonora Detti, che al pianoforte hanno regalato al pubblico momenti di autentica armonia.

 

 

Volley Jerzu

La Volley Jerzu conquista la serie C

di Agata Mereu.

Impresa della Polisportiva Pardu Jerzu che vince il campionato di Serie D di pallavolo femminile e conquista, con un turno di anticipo, la promozione in Serie C, massima competizione regionale

Grande soddisfazione per lo sport jerzese e di tutto il territorio della Valle del Pardu da cui provengono tante giovani e giovanissime atlete. E grande soddisfazione per coach Marcello Piroddi, alla guida del sodalizio da ventinove anni, che ha fatto dell’amore per lo sport la sua scelta di vita.

Importanti successi anche nel settore giovanile, curato dai coach Marcello Piroddi, Katia Piroddi e Michela Pistis, con il dominio indiscusso nei campionati under 13, under 14 e under 16. Importanti gratificazioni anche dal settore promozionale del Volley S3 che vede impegnate le atlete più piccole.

L’impegno, la dedizione e la determinazione delle atlete, dello staff tecnico, dei dirigenti, di tanti genitori e di tutti coloro che sostengono la Pardu Jerzu, primo fra tutti il Comune di Jerzu, hanno reso possibili questi straordinari risultati.

Una storia, quella della Pardu Jerzu, che inizia nel 1996 grazie alla passione per il volley di un gruppo di tecnici e dirigenti e che prosegue ininterrotta con un costante impegno rivolto sia alla squadra maggiore che alle categorie giovanili. Squadre composte da atlete di diverse fasce di età, dai quattro ai quarantaquattro anni, che riescono a gestire il delicato equilibrio tra attività in palestra e impegni scolastici, lavorativi e familiari.

Un importante contribuito alla promozione in C della squadra maggiore è stato apportato dalle atlete Stefania Lai, classe 1983, Michela Pistis e Alessandra Piroddi, classe 1984, che fanno parte della società dall’anno della sua fondazione.

In questi anni l’obiettivo della Polisportiva è sempre stato quello di promuovere la pallavolo, uno sport che oltre a un alto valore atletico insegna collaborazione e correttezza, dove non esiste l’individualismo, dove si lavora per la squadra e non per se stessi, dentro e fuori dal campo.

La società della presidente Agata Mereu ha sempre lavorato per creare un ambiente sano e positivo in cui promuovere la crescita sportiva ed educativa delle atlete, il cui impegno in palestra e nello studio è costante e produttivo. Anche per il futuro l’impegno della società rimane quello di garantire un elevato standard di qualità e professionalità nel settore tecnico, di trasmettere i valori di disciplina e fair play e di continuare a essere punto di riferimento e di aggregazione per le atlete e le loro famiglie.

La Pardu Jerzu guarda ora al prossimo futuro con grande determinazione e ambizione, consapevole delle sfide che l’attendono ma pronta ad affrontarle con il costante e proficuo impegno che l’hanno sempre contraddistinta da quasi trent’anni.