In breve:

Iniziative Diocesane

GMMXXXII

L’universalità e il diritto di accesso alle cure

di Virgilio Mura.

“Signore non ho nessuno che mi immerga nella piscina” (Gv 5,7)

La cura per la vita umana a tutti i livelli è uno dei tratti caratteristici del ministero di Gesù. Questa cura è estesa a tutti, a chiunque Egli incontri e, direttamente o indirettamente, chieda il suo intervento, senza preclusioni dettate dalle barriere sociali, culturali o religiose. È proprio tale cura – attuata nell’azione terapeutica di Gesù – il segno visibile che il tempo messianico della salvezza è presente. Alla domanda «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?», Gesù risponde rimandando ai segni di questa cura di Dio per la vita: «Andate e riferite…ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti resuscitano, ai poveri è annunciata la buona novella» (cfr. Lc 7,20-22). Dentro questo orizzonte ampio, può essere riletto anche Gv 5,1-18, che – in uno stile tipico dell’evangelista – congiunge un racconto di guarigione e la disputa che da esso scaturisce, con la finalità di rivelare l’identità misteriosa di Gesù e suscitare la fede in Lui.

Il racconto di guarigione (vv. 1-9).

La collocazione temporale è generica: si tratta di una, non meglio precisata, “festa dei giudei” che giustifica la presenza di Gesù a Gerusalemme.
In seguito, diventerà rilevante il fatto che essa “è di sabato”. Più dettagliata è l’ambientazione topografica. Il narratore allude a una zona di Gerusalemme in prossimità della “porta delle pecore”, che avrebbe dato il nome alla piscina (chiamata in ebraico Betzatà) alimentata periodicamente da una corrente d’acqua proveniente o da una sorgente a intermittenza o da acqua ferma, che in certi momenti veniva spinta dentro la vasca, al fine di aumentarne il valore curativo.

Sotto i portici della piscina – come in un grande ambulatorio a cielo aperto – staziona un grande numero di malati di ogni genere – “ciechi, zoppi e paralitici” – che sperano di poter essere toccati dalla potenza risanatrice dell’acqua agitata: tutti ritengono di essere degni di cura. A colpire lo sguardo attento del Maestro è la situazione disperata di un uomo che da trentotto anni è paralizzato: Gesù si sofferma sulla sua condizione di immobilità, ne intuisce il perdurare nel tempo e gli pone la domanda tesa a fargli esprimere la sua interiorità «Vuoi guarire?». Quell’uomo malato è “unico” davanti a Lui e non “uno tra i tanti”.

Restituito alla sua dignità, l’uomo è ora in grado di esternare il suo desiderio. L’appellativo “Signore…” è un’invocazione di chi sa bene che per le sue sole forze la guarigione diventa impossibile. È di fronte al desiderio di vita di quest’uomo e alla constatazione della non-curanza e dell’impotenza umana che Gesù decide di intervenire con la sua parola potente e autoritativa: «Alzati, prendi la tua barella e cammina».

Di fatto Gesù è preoccupato di aprire alla riflessione religiosa quest’uomo, partendo da un’esperienza di felicità semplicemente umana; la guarigione è segno di una salvezza che si dà pienamente nella riconciliazione e in una conseguente vita nuova, libera dal peccato.

 Giornata del Malato in Diocesi

Venerdì 9 febbraio, alle ore 16.00, nel Santuario della Madonna d’Ogliastra in Lanusei, in collaborazione con l’Unitalsi, avrà luogo la Santa Messa presieduta dal vescovo Antonello.

Preghiera per la XXXII Giornata Mondiale del Malato

Padre, ricco di misericordia,
guarda le nostre ferite,
risana i cuori afflitti
e guida i nostri passi.
Fa’ che nella sofferenza
non ci sentiamo soli,
che qualcuno prenda le nostre mani
e ci doni quella pace che,
attraverso Cristo, viene da Te.
Facci respirare già su questa terra,
per il dono dello Spirito Santo,
quell’aria di cielo
che un giorno godremo con Te. Amen.

Saluto ai Frati

Il saluto ai Frati Cappuccini nella festa della Patrona diocesana

Uno stralcio dell’omelia del vescovo Antonello nella celebrazione dello scorso 7 ottobre al Santuario di Lanusei, dedicato alla Madonna del Rosario.

Siamo qui per onorare la festa liturgica della nostra Patrona, la Vergine del Rosario, ma siamo anche qui per una celebrazione di gratitudine al Signore e alla Vergine per la presenza dei Frati Minori Cappuccini per 43 anni in questo Santuario diocesano.

Gratitudine che si unisce al rammarico per la loro partenza, ma che non ci porta o ci fa rimanere in un rammarico sterile e persino irrispettoso ma piuttosto, come credenti, ci interroga sulle vie misteriose nelle quali il Signore ci fa passare anche contro la nostra volontà.

Senza fede tutto appare incomprensibile, affidato al caso, agli opportunismi, alle scelte umane, solo umane. Senza fede siamo, di fronte alla realtà, laudativi se tutto va bene, lamentosi se non ci va bene, a volte anche rabbiosi perché non comprendiamo quanto accade.

Con la fede siamo prima di tutto pieni di gratitudine verso la vita, apprezziamo quanto abbiamo avuto, talvolta senza meritarlo, e gioiamo non per quello che ci viene tolto ma per il tempo che l’abbiamo ricevuto in dono.

Sento, anche a nome vostro, di dire grazie a chi ha deciso 43 anni fa di venire in questo luogo, oggi a te Padre Filippo Betzu, e prima di te a coloro che come padri Provinciali hanno pensato e voluto la presenza dei Cappuccini in questa Diocesi. Penso, anche a nome vostro, di dire grazie ai numerosi frati che hanno servito e amato la Chiesa presente a Lanusei. In particolare ricordo i cinque parroci che si sono succeduti: padre Marco Locche, padre Andrea Manca, padre Federico Furcas, padre Maurizio Picchedda e, infine, tu, padre Enrico Mascia, testimone ultimo e per questo ancora più apprezzato della presenza della vita religiosa in questa terra. Terra che si trova ora a prendere atto che non solo non avremo più voi Cappuccini, ma che stiamo perdendo il dono prezioso della vita consacrata maschile.

Dobbiamo solo affliggerci? Dobbiamo solo lamentarci e protestare? Se abbiamo un po’ di fede, prima di tutto ringraziamo e chiediamo a Dio e alla Vergine fortezza e perseveranza, chiediamo luce, chiediamo di aumentare la nostra fede e contemporaneamente invochiamo altri segni di amore per questa Chiesa come quello che 43 anni fa è apparso in mezzo a noi.

Come nessuno di noi poteva decidere allora di farvi venire, nessuno di noi oggi può impedirvi di fare queste scelte, sempre motivate, crediamo – anche dopo aver ascoltato le nostre obiezioni – da uno sguardo di fede che, prima di tutto rispettiamo, anche quando non lo condividiamo.

Certo, anche questa vicenda dimostra quanto l’immagine della Chiesa faccia fatica a essere compresa, quanto sia lontana la Chiesa dai lontani e quanto i lontani siano anche dentro la Chiesa!

Quanto dobbiamo lavorare, allora! Senza dare niente per scontato, senza pensare che tutti sappiano cos’è la vita religiosa e quale sia la differenza tra consacrato religioso e presbiterio diocesano, senza dare per scontato quindi che sia chiaro cosa significa il rapporto tra una Diocesi e un ordine religioso nella Chiesa e, aggiungo, senza dare per scontato cosa sia la Chiesa!

Maria ci accompagni come Madre in questo percorso, lei ci dia le istruzioni giuste per non perderci in inutili viaggi di fantasia che non tengono conto del tempo che viviamo, delle vocazioni che diminuiscono, delle scelte necessarie per sopravvivere che riguardano tutti. Maria ci insegni a essere discepoli consapevoli con la luce della fede. Impariamo da Elisabetta, quando accoglie Maria con parole forti, capaci di alleviare ogni preoccupazione. Impariamo da Maria che dopo le parole di Elisabetta si scioglie intonando una lode e cantando. Nella Chiesa si cresce così, intonando lode, cantando la gioia di sentirsi comunità, incoraggiandosi a vicenda. […]

PasTur

Una Chiesa per tutti e con tutti. La lezione della Pastorale del turismo

di Claudia Carta.

«È il segno di un’estate che vorrei potesse non finire mai». Melodie note o pensieri ad alta voce. Scegliete voi. A non cambiare è il respiro profondo e la sua portata emotiva, lo spessore culturale e la pregnanza sociale, l’incontro e il confronto, l’ascolto, le domande e le risposte, il dubbio e la riflessione, la gag e lo spettacolo, la musica e l’arte. Il mese di agosto appena trascorso ripone in archivio l’edizione numero otto della Pastorale del turismo per la diocesi di Lanusei, la terza per quella sorella di Nuoro.

Un tutto armonico? Perché no, almeno nelle intenzioni, perché in un evento di tale portata – che ha annoverato al suo interno 19 giornate ospitate all’aperto, nell’Anfiteatro Caritas di Tortolì e nell’Area Fraterna de La Caletta (Siniscola), con ben 22 protagonisti noti al grande pubblico, fra radio, televisione e teatro, vita politica, ambiente universitario, mondo della comunicazione e dello spettacolo, che si sono distinti per il loro operato e la loro professionalità, per la loro arte e la loro fede, per la capacità di trasmettere messaggi e contenuti positivi, perché hanno avviato idee imprenditoriali nuove, rispettose dell’ambiente e della sostenibilità – vuole pensato, strutturato e progettato. Esattamente come recitava lo slogan di quest’anno: “Osservare. Pensare. Progettare.  Qual è la tua proposta?”.

E le diocesi – con in testa il vescovo Antonello Mura, irrefrenabile visionario e instancabile realista – non hanno mani smesso di offrirla questa proposta. La Chiesa che fa turismo? . La Chiesa che propone eventi e spettacoli? . La Chiesa che porta fuori la gente – fuori dalle proprie case, dalle proprie ristrettezze mentali, dalle proprie gabbie ideologiche, dalle proprie abitudini e dai suoi clichè – e la fa sedere in piazza, dove è naturale stare insieme, l’uno accanto a l’altro ad ascoltare, vedere, mangiare, pregare? Si. Perché? Ma perché no? La Chiesa non è Chiesa solo all’ora della Messa, del catechismo, dei ritiri e dei pellegrinaggi, delle adorazioni eucaristiche, dei seminari. La Chiesa è spirito che abbraccia la vita, la impregna del suo messaggio di speranza e di luce e ne attraversa in maniera capillare ogni aspetto del suo svolgersi, fuori dai templi e dall’ombra dei campanili. La Chiesa incontra anche chi in quei templi non ci entra mai e lo fa attraverso la multiforme esperienza della cultura che però legge con sguardo universale, cristiano. «La Chiesa non toglie nulla ad altri spettacoli estivi e ad altre iniziative – ha sottolineato il vescovo –. Aggiunge a esse la sua attenzione alle persone, la necessità di riflettere sulle sorti dell’umanità, il desiderio di unire lo sguardo all’umano con la visione di fede. Sempre con tanta simpatia e condivisione».

L’informazione e la comunicazione, la giustizia, l’economia, la tutela dell’ambiente, il lavoro, la guerra, la pace e l’accoglienza, e ancora la musica e il cinema sono tasselli di una quotidianità che ci interroga e ci chiama in causa perché ognuno faccia la sua parte, ognuno presenti la sua proposta per la crescita e il bene dei singoli e della comunità, di ogni comunità.

«Tre verbi non casuali, quelli dello slogan 2022 – ha aggiunto Mura – in un tempo che sperimenta, all’opposto, smarrimento e sfiducia nel futuro. Un tema che chiede di non rimanere in disparte, ma di prendere parte a questo tempo con idee e proposte, non con sterili lamentele».

L’autorevolezza e le riflessioni di Massimo Franco, del presidente della Cei Matteo Zuppi, dell’ex magistrato Gherardo Colombo, di Ernesto Olivero, di Brunello Cucinelli, di Nello Scavo e Rosanna Virgili, di Domenico Scanu, Filippo Rodriguez e Paola Locci, unite alle testimonianze o alle parole in musica dei Gen Verde, di Neri Marcorè, Luca Barbarossa, Dori Ghezzi, Dario Vergassola e Giovanni Scifoni, sono spunti, provocazioni, semi gettati che possono suscitare interrogativi e aprire terreni di confronto continuo.

Ecco perché ogni anno quella della Pastorale del turismo – «espressione non facile e per certi versi non immediata», ha fatto notare ancora mons. Mura – diventa un’esperienza avvolgente e totalizzante, offerta a tutti gratuitamente, che lascia sempre un pizzico di dispiacere nel momento in cui il sipario viene giù, ma al tempo stesso genera in ciascuno il desiderio profondo di rincontrarsi e l’attesa per un nuovo progetto tutto da scrivere nel quale, come ogni formula vincente, alcune costanti restano, diventando solide certezze: il momento dell’accoglienza che quest’anno ha visto coinvolte le comunità di Arbatax, Seui, Osini, Ilbono, Lotzorai, Baunei, per l’Ogliastra, e Siniscola, Olzai, Orosei, Fonni, per il nuorese: vetrine di un territorio che vuole essere, per chi lo abita e per chi decide di trascorrere in esso alcuni giorni di riposo, fonte inesauribile di conoscenza, di scoperta e di bellezza; i cortometraggi del progetto Camineras, a cura di Vincenzo Ligios e le professionalità degli artisti locali a impreziosire ogni serata.

Un investimento importante di chi crede nelle potenzialità immense di questa terra, sotto tutti i punti di vista. Una macchina organizzativa che da otto anni mette in campo volontari, tecnici, giovani, seminaristi, collaboratori diocesani, religiose, sacerdoti. Chi non riesce a coglierne la portata, l’innegabile valore umano, l’attualità e l’unicità della proposta, arrivando perfino a boicottarla – aggiungo forse solo perché avanzata da una Chiesa e dal suo pastore – annaspa fra limiti e pregiudizi. Ma solo “dove c’è una mente aperta, ci sarà sempre una terra di scoperta”.

Oratorio

Che forza l’oratorio interparrocchiale!

di Sergio Mascia.

Il racconto di un anno di attività, di iniziative, di incontri che hanno coinvolto centinaia di persone, dai piccoli ai grandi, per un offerta di grande qualità e spessore

L’oratorio interparrocchiale “Amoris laetitia” di Lanusei nella sua lunga stagione di appuntamenti ha visto una netta crescita di presenze e di proposte.

Il Covid non ha certo facilitato la nostra partenza, ma la buona volontà a la voglia di riprendere una vita normale ha permesso una operatività costante e attenta per tutta la stagione oratoriale. Le attività, per ragioni di sicurezza, sono state dedicate prevalentemente agli adulti e ai ragazzi; per quelle dedicate ai bambini si è preferito optare per un rinvio alla prossima stagione, sperando nella remissione della situazione pandemica.

Le attività portanti che hanno ripreso a settembre sono state l’attività funzionale, ginnastica dolce e il corso di chitarra condotto da Massimo Murgia, inoltre la preziosa collaborazione di numerosi volontari ha dato il via a nuovi e variegati corsi: quello di inglese e di ballo sardo, rispettivamente con i docenti Franca Durgoni e Gianna Deidda; quello di informatica di base con la docente Simona Puddu da Perdasdefogu, e infine il corso di spagnolo grazie alla piacevolissima presenza di Suor Paola (appartenente all’Ordine delle Francescane missionarie volontarie dei poveri, operante presso la Caritas diocesana di Lanusei). Nel mese di Maggio è partito anche il corso di training di rilassamento, eseguito dalla psicologa e psicoterapeuta Katia Anna Incollu.

Parallelamente è stato realizzato il progetto “Dal disagio all’integrazione” promosso dalla Caritas diocesana che ha coinvolto ragazzi dai 13 ai 18 anni provenienti dai vari paesi della diocesi, i quali hanno svolto un percorso educativo e formativo attraverso musicoterapia, psicologia, sport e condivisione di gruppo

Sempre a maggio, ospite dell’oratorio è stato il lanuseino Gianni Franceschi che attraverso filmati inediti si è raccontato al suo paese. La sua storia emozionante ha permesso di conoscere la sua attività in Uganda che ha portato alla costruzione di due orfanotrofi. Un’occasione preziosa per sensibilizzare i suoi concittadini a farsi promotori di umanità sostenendolo nel suo nuovo progetto, la costruzione di una clinica di primo soccorso.

Al termine di un anno di lavori, abbiamo riscontrato un’ottima risposta da parte dei fruitori dell’oratorio, con la forania di Lanusei che ha partecipato con grande interesse a tutte le attività.

Ormai il centro diventa sempre più luogo di aggregazione, di condivisione e di formazione.

I numeri in costante crescita dicono quanto sia forte l’esigenza di spazi comuni capaci di offrire servizi e accoglienza per tutti. A questo riguardo, con grande piacere abbiamo avuto la possibilità di avere nei nostri corsi i nostri fratelli ucraini accolti nel territorio: la loro presenza è significativa in quanto ci ha permesso di conoscere meglio una situazione drammatica e di condividere momenti profondi, fatti anche solo di gesti o sguardi.

L’incontro del 17 dicembre scorso con il vescovo Antonello ha dato modo di condividere progetti, desideri e dare riscontro delle attività svolte e degli obbiettivi futuri che speriamo di raggiungere. Con la crisi demografica che viviamo, cresce sempre più la necessità di unire le forze e condividere luoghi e attività. Le presenze dei paesi vicini all’oratorio testimoniano la bontà della scelta diocesana di puntare con forza alla creazione di ulteriori spazi e servizi che uniscano sempre più le persone anche provenienti da altre comunità.

Le oltre 200 presenze medie nell’arco della stagione oratoriana ci dicono che stiamo andando nella direzione giusta e ringraziamo di cuore per la fiducia e l’amicizia che ci viene sempre dimostrata.

 

Incontro equipe PasTur 2022 a Nuoro

Pastorale del turismo 2022: l’ottava edizione è già in cantiere

di  Claudia Carta.

I tempi sono ormai maturi per una Pastorale del turismo che coinvolga in modo sempre più sinergico altre realtà, insieme alle diocesi di Lanusei e di Nuoro.

La manifestazione culturale – nata nell’estate del 2015 dalla visione ambiziosa di un Mons. Antonello Mura appena approdato nella diocesi ogliastrina in qualità di guida spirituale – raggiunge un grado di maturità e una formula consolidata tale che le consentono, al suo ottavo anno di vita, di spingere lo sguardo oltre e altrove per fare sistema con nuovi attori protagonisti, primi fra tutti i comuni, in un’azione di partenariato che consenta – sposando lo stile e il messaggio della kermesse diocesana – una prospettiva d’insieme e un’attenzione particolare al territorio e alla sua gente.

Tradotto può voler dire tante cose, tutte parimenti significative: ritorno di immagine sul territorio e del territorio, valorizzazione e promozione delle comunità e delle loro specificità, in termini turistici e sociali, all’interno di una manifestazione ormai nota e consolidata per la sua caratura e i suoi contenuti; destagionalizzazione di eventi, proposte e presenze che consentano la visibilità delle comunità aderenti al progetto lungo tutto l’anno.

Un invito, dunque, a enti, comuni e istituzioni perché raccolgano la sfida e credano anch’esse in quella visione che otto anni fa sembrava un sogno e oggi è realtà che oramai ha acquisito un respiro regionale e una eco nazionale. Bene lo sottolinea lo stesso vescovo Antonello: «Favorire atteggiamenti di accoglienza che, insieme alla promozione di un territorio, permetta la possibilità di intese e sguardo comuni tra istituzioni e privati e tra enti e comunità, con il coinvolgimento di operatori turistici, associazioni di categoria e volontari, e soprattutto di una Chiesa locale che mette a disposizione il suo ricco patrimonio di fede, tradizioni e di cultura».

L’equipe di programmazione della Pastorale – che vede coinvolti direttamente i due uffici diocesani di Lanusei e di Nuoro – è al lavoro già da novembre per preparare l’edizione 2022, l’ottava in terra ogliastrina, la terza per la chiesa nuorese. Il tema, anche quest’anno, promette spunti e riflessioni interessanti: “Osservare. Pensare. Progettare. Qual è la tua proposta?”. Un filo rosso che legherà tra loro le serate e sul quale saranno sviluppati i temi trattati, sempre di strettissima attualità: dalla comunicazione alla transizione ecologica e al paesaggio; dalla scuola alla violenza di genere, alla giustizia; dai giovani allo sport e alla musica. Peso sempre crescente è quello acquistato dalla solidarietà e dall’impegno sociale, che anche quest’anno toccheranno il punto più alto con il conferimento del prestigioso premio “Persona fraterna”.

La cornice temporale sarà sostanzialmente quella estiva, e nello specifico il mese di agosto, dove la proposta diocesana raggiungerà gratuitamente e liberamente tutti, cittadini e turisti che decidono di trascorrere le vacanze in Sardegna. Tra le anteprime, conferma ormai consolidata per il pellegrinaggio da Tortolì a Santa Maria Navarrese, il 14 agosto. Dal 16 il palcoscenico privilegiato sarà quello all’aperto dell’Anfiteatro Caritas di Tortolì; mentre per la diocesi di Nuoro è in via di definizione la sede che accoglierà gli spettacoli, con la preferenza, quest’anno, per un centro costiero.

Per quanto attiene i protagonisti, ancora massimo riserbo sui nomi, ma come nelle precedenti edizioni, la kermesse riserverà anche incontri e dibattiti con ospiti di grande spessore, unitamente a momenti più distensivi. Non mancheranno, inoltre, gli spazi dedicati alla fotografia, al cinema, alla spiritualità.

Un modo alternativo e fortemente attrattivo, insomma, di vivere, custodire, guardare e amare un territorio e la sua gente. «L’essenza delle iniziative messe in campo, per l’ottavo anno consecutivo, dalla Diocesi di Lanusei e da quella di Nuoro – ha ribadito più volte il vescovo – non risponde soltanto a un calendario di eventi, benché ricco e variegato, o una carrellata di ospiti, il cui spessore è innegabile e sotto gli occhi di tutti. Nella manifestazione culturale, artistica e spirituale si disvela l’anima stessa di un territorio che vuole essere, per chi lo abita e per chi decide di trascorrere in essa alcuni giorni di riposo, fonte inesauribile di conoscenza, di confronto, di incontro e scoperta, di riflessione e di bellezza, che rigenerano offrendo alternative di qualità».

Oratorio

Oratorio interparrocchiale: una serata di incontro e festa con il vescovo Antonello

di Sergio Mascia.

Lo scorso 17 dicembre il vescovo Antonello ha incontrato staff e iscritti all’oratorio interparrocchiale lanuseino. Un momento di confronto e festa per guardare all’anno che inizia con rinnovato slancio ed entusiasmo

Era da tempo che il nostro vescovo desiderava incontrare i soci, i collaboratori e i vari gruppi dell’oratorio interparrocchiale Amoris Laetitia di Lanusei. Il 17 dicembre si è così tenuto il primo incontro con il gruppo dei frequentatori, collaboratori ed educatori del nostro oratorio diocesano.

Un folto numero di persone ha accolto l’invito per una giornata che si è rivelata ricca di tanti bei momenti.

In veste di responsabile dell’oratorio, ho voluto ringraziare il vescovo per la sua preziosa presenza e, ancora una volta, per aver dato vita a uno spazio tanto importante quanto necessario. E se è vero che l’oratorio ha visto la luce in un periodo poco felice per poter avviare le attività pensate e che si vorrebbero attuare – la pandemia, infatti, più di una volta ha interrotto percorsi, progetti, iniziative e proposte che restano attualmente complicati da attivare a causa dei limiti imposti dai protocolli sanitari – è altrettanto vero che non ci si ferma, anzi si va avanti e si prosegue con tutto ciò che è consentito e, seppur con grande sacrificio, il progetto prende sempre più forma.

Il vescovo nel salutare tutti ha espresso la sua gioia nel vedere tante persone ad accoglierlo, la maggior parte delle quali erano soci e frequentatore del centro. Come di consueto c’è stato uno scambio aperto e dinamico di opinioni, scambio che ha permesso una chiara visione di tutto ciò che rappresenta questo nuovo modo di vivere la Chiesa. La valutazione positiva dei soci e le proposte fatte hanno evidenziato il bel clima familiare e amichevole che si respira all’interno dell’oratorio. «Si respira la bellezza cristiana», ha detto Susy; «Mi sento tra amici e frequento molto volentieri», ha ribadito Anna, proponendo anche attività e spazi per gli anziani; «Le attività sono tutte professionali e mai banali o affidate a inesperti», ha sottolineato Andrea. Gloria invece ha ringraziato per la possibilità avuta tramite il progetto Caritas “Dal disagio all’integrazione”, rivolto ai più giovani – l’oratorio ha offerto e offre i suoi spazi anche per queste attività –.

Il vescovo Antonello ha inoltre ricordato cosa fosse questa struttura sin dal suo arrivo: un ex istituto ormai abbandonato, che invecchiava di anno in anno: «Oggi i lavori svolti e la riqualificazione dell’intero stabile – ha ribadito – sono motivo di gioia per me e sapere che la vita e è tornata in queste mura, rivestendosi di uno spirito cristiano di condivisione rafforza il pensiero che la Chiesa debba essere anche questo: vivere la cristianità nello sport, nella musica, nelle attività di studio».

La serata si è conclusa con un momento conviviale dove il vescovo si è intrattenuto continuando a confrontarsi con i presenti. Insomma, una piacevole giornata tra amici con la volontà di migliorare e rafforzare tutte le iniziative in programma: dal corso di inglese a quello di chitarra al ballo sardo, passando per il Total body dedicato ai più giovani ed esigenti o alla ginnastica dolce per i più anziani, e tante altre attività che da questo mese di gennaio proporremo.

L’invito è, dunque, quello di iscrivervi sul nostro canale Facebook (Oratorio interparrocchiale Amoris Laetitia Lanusei) in modo da seguirci e essere sempre aggiornati sulle nostre novità. Gli obbiettivi sono sempre numerosi e questo spazio aspetta ancora tante persone.