In breve:

Cia Berg Soro: la ragazza di Stoccolma

Cia Berg Soro

di Alessandra Secci.

Screenplay.
Scenario 1, interno, Youtube, pannello delle ricerche. Il pezzo da inserire si chiama “Hobo Humpin’ Slobo Babe”: in meno di un secondo il motore restituisce innumerevoli risultati, e in testa a essi appare un video, dalla texture tipica dei primi anni Novanta, di una band svedese, Whale (Balena), due uomini e una particolarissima frontwoman, carré riccio castano, rossetto, apparecchio ai denti, vestito sbarazzino da Lolita e uno sguardo che ricorda quello di Sean Young in Blade Runner. Il brano, uscito nel 1993, riscuote un successo clamoroso, e grazie alla regia di Mark Pellington, che ha diretto artisti del calibro di Leonard Cohen, R.E.M., U2 e addirittura Michael Jackson (solo per citarne alcuni), il video vince l’anno successivo agli MTV Music Awards nella categoria Best Director (Miglior regista), sbaragliando la concorrenza di pezzi oramai divenuti mitologici come Sabotage dei Beastie Boys, Return to Innocence degli Enigma e Stay degli stessi U2.
Scenario 2, esterno, Tortolì, Corso Umberto, la piccola piazzetta di fronte al cinema Garibaldi. Vi si affaccia la Libreria del Corso, forse una delle più iconiche attività di tutta l’Isola. Un piccolo grande forziere che da oltre trent’anni è un imprescindibile faro per la cultura in Ogliastra e del quale è custode devota un’elegantissima donna, figura sottile e slanciata, abiti scuri, snickers ai piedi e capelli raccolti in una lunga e ordinata treccia.
Ora, vi starete chiedendo quale sia il fil rouge che lega questi due momenti. Come spesso capita, on doit cercher les femmes, occorre cercare le donne: ma la donna da trovare, in realtà, è solo una, e come avrete già intuito, è la stessa di cui si parla nei due scenari.

Cia che visse nella Balena.

«Intorno ai vent’anni – racconta la Berg – fui catapultata dalla mia vita da musicista col gruppo Ubangi direttamente sulla televisione nazionale, alla conduzione del programma Bagen: erano i primi anni Ottanta, quelli del boom di MTV e dei video musicali che, esattamente come accadde in altri contesti europei, anche in Svezia riscossero un altissimo indice di gradimento. All’inizio degli anni Novanta, forte poi del successo con gli Whale, la mia esperienza di vee-jay fu consolidata dalla conduzione per il canale musicale ZTV. Sicuramente un momento particolare che ci ha visto partecipi della scena alternative-rock europea e che ci ha portati in tournée in giro per il mondo anche come band di supporto di Tricky, Blur e Placebo».
Ma il destino, si sa, agisce per vie inconsuete, e spesso il cuore è una di queste.

Via dalla pazza folla.

«Alla metà degli anni Novanta, verso Pasqua – continua Cia – due sorelle mie amiche mi invitarono a unirmi a loro per un viaggio in Sardegna. Avevo bisogno di una pausa, e l’occasione era davvero ghiotta: a Tortolì entrai alla Libreria del Corso, e nonostante non potetti leggere i titoli, non sapendo l’italiano, rimasi colpita dalla cura del libraio nella scelta degli autori. Le mie amiche tornarono in Svezia, e il libraio, non molto tempo dopo, diventò mio marito. Nel nostro piccolo scrigno di via del Corso esistono tantissimi universi: se dovessi scegliere un libro preferito forse opterei per Il Maestro e Margherita, di Bulgakov, una geniale e a tratti onirica critica alla realtà sociale sovietica, che (come altri capolavori) leggo a cadenza bi-triennale: mi piace tenerli vivi nella mia mente, e in generale mi piace approfondire gli aspetti della storia, soprattutto di quella recente, tra le due guerre. Ricordo ancora con qualche brivido la testimonianza di un sopravvissuto del secondo conflitto mondiale, un soldato, che venne a trovarci in Libreria e condivise con noi il suo atroce racconto: i libri, come le canzoni, possono cambiare le cose, e la letteratura, come la musica, è un’arte. Una bellissima arte”.

Mondi lontanissimi (?)

«Causa pandemia non vado in Svezia dal 2020, ma in genere ci torno almeno una volta l’anno, a gennaio. Ed è sempre una sorpresa, mi sembra di catapultarmi di botto all’interno del set di Ritorno al futuro, dove i protagonisti, in sella alla DeLorean, compiono balzi temporali di trent’anni indietro o avanti; a Stoccolma la tecnologia ha trasformato il panorama, non solo quello visivo: i trasporti sono sempre in orario, le informazioni su di essi fornite in tempo reale, persino le panchine pubbliche sono dotate di un pannello che indica la tempistica delle loro manutenzioni. Mia mamma, ad esempio, vive in un appartamento in città, e non ha mai bisogno di uscire, poiché qualsiasi cosa le viene consegnata a casa, abbigliamento, fiori, la spesa: riflettendo a fondo su questo aspetto, dalle ultime volte che sono tornata ho avuto modo di rendermi conto che per ben due settimane non avevo avuto bisogno di parlare con nessuno. Ed è stato terribile, alienante. Vivere in Sardegna non è semplice, ma non farei mai a cambio, nonostante il contesto difficile, le buche nelle strade e le temperature a volte insostenibili, per una donna del Nord come me».

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