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Il Papa ai vescovi italiani: presenza, vicinanza e ascolto
di Filippo Corrias.
Sinodalità e collegialità, riforma dei processi matrimoniali e rapporto tra sacerdoti e vescovi.
Sono questi i tre temi che papa Francesco ha affrontato con i vescovi italiani riuniti a Roma in occasione della73a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana nel maggio scorso.
Sinodalità e collegialità
Su questo tema il Pontefice, dopo aver ricordato alcune tappe fondamentali della storia della Chiesa recente, si è detto soddisfatto perché «questa assemblea ha voluto approfondire un argomento che in realtà descrive la cartella clinica dello stato di salute della Chiesa italiana e del vostro operato pastorale». E su un possibile sinodo sulla Chiesa in Italia, i cui rumori sono arrivati anche a Casa Santa Marta, raccomanda ai vescovi di «incominciare dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso con il documento di Firenze. E questo prenderà [tanto tempo n.d.r.], ma si camminerà sul sicuro, non sulle idee».
La riforma dei processi matrimoniali
Il Pontefice, dopo aver introdotto l’argomento con un breve exursus su quanto fatto in questi anni scorsi per ridurre i tempi sui processi di nullità matrimoniale, ha sollecitato i vescovi affinché si prodighino per rendere operativa la riforma: «il buon esito della riforma – ha concluso – passa necessariamente attraverso una conversione delle strutture e delle persone; non permettiamo che gli interessi economici di alcuni avvocati oppure la paura di perdere potere di alcuni Vicari Giudiziari frenino o ritardino la riforma».
Il rapporto tra sacerdoti e vescovo
Presenza, vicinanza e ascolto. Sono queste le tre parole chiave che Francesco suggerisce ai vescovi italiani per coltivare il rapporto con i sacerdoti. «Abbiamo il dovere di presenza e di vicinanza al popolo cristiano, ma in particolare ai nostri sacerdoti, senza discriminazione e senza preferenze. Un pastore vero vive in mezzo al suo gregge e ai suoi presbiteri, sa come ascoltare e accogliere tutti senza pregiudizi».
Senza dubbio – ha rimarca il papa – il rapporto tra il vescovo e il suo presbiterio rappresenta la «spina dorsale su cui si regge la comunità diocesana», perciò il vescovo ha l’inderogabile compito «di curare in primis e attentamente il suo rapporto con i suoi sacerdoti» poiché «i sacerdoti sono i nostri più prossimi collaboratori e fratelli. Sono il prossimo più prossimo».
E infine ha rivolto un invito a riscoprire la paternità: «Non dobbiamo cadere nella tentazione di avvicinare solo i sacerdoti simpatici o adulatori e di evitare coloro che, secondo il vescovo, sono antipatici e schietti; di consegnare tutte le responsabilità ai sacerdoti disponibili o “arrampicatori” e di scoraggiare i sacerdoti introversi, o miti, o timidi, oppure problematici. Essere padre di tutti i propri sacerdoti; interessarsi e cercare tutti; visitare tutti; saper sempre trovare tempo per ascoltare ogni volta che qualcuno lo domanda o ne ha necessità; far sì che ciascuno si senta stimato e incoraggiato dal suo vescovo. I sacerdoti hanno vivo bisogno di trovare nel loro vescovo la figura del fratello maggiore e del padre che li incoraggia».