In breve:

La scuola virtuale fra cucina e salotto

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di Valentina Pani.

Tutta una famiglia a scuola. Anna vive a Tertenia con suo marito e cinque figli. Un solo computer e infiniti compiti da fare. Salti mortali e sfide da raccogliere. In questi mesi ha sperimentato tutti i limiti della didattica a distanza. Ma è convinta che possa essere una grande opportunità per un nuovo modo di fare scuola

La storia della didattica a distanza? Inizia così: «Ciao maestra, a domani!»
Un domani che, però, non c’è mai stato e che ancora tarda ad arrivare. Un mondo nuovo tutto da scoprire, fatto di incertezze e paure. Universitari, adolescenti, giovani, bambini, genitori, insegnanti, tutti catapultati improvvisamente dentro una piattaforma. E la scuola diventa automaticamente virtuale a 360°.
Sarà Anna, mamma di cinque figli, a raccontarci come questo modo di concepire e di vivere la scuola sia entrato nella quotidianità della sua famiglia: «Le mie preoccupazioni si sono da subito incentrate sulla paura di non essere all’altezza del compito che avevo davanti – spiega – e dunque di non essere capace di seguire tutti i bambini alle prese con esercizi, consegne, elaborati. Una situazione davvero difficile: ho due bambine che frequentano la primaria, un bambino alla scuola dell’infanzia, due piccoli che girovagano per casa – uno ha 2 anni e l’altra 7 mesi – e infine una sorellina che costantemente richiede il mio supporto e frequenta le scuole medie. Potrei definirla un’esperienza surreale: non sapevo da dove iniziare, con un programma scolastico che mi spaventava tremendamente, una connessione debole, un solo computer in casa. Il tutto così all’improvviso! Nel frattempo, la paura che i miei bambini accumulassero delle lacune prendeva il sopravvento».
Ma si sa, la storia è maestra di vita. E nel corso della storia il primo impatto dell’uomo verso il cambiamento è sempre accompagnato da incertezze, paure, scoraggiamento. Ciononostante, si è non solo adeguato, ma anche evoluto. Una mamma ha il compito di proteggere i suoi cuccioli, combattere per loro, anche a costo di ridimensionare se stessa: niente può fermare l’istinto materno. È stato così anche per Anna: «Devo ammettere che inizialmente le difficoltà erano davvero grosse, anche perché mio marito sta fuori casa per lavoro dalle 4 del mattino fino alle 20: riuscire da sola a tenere i più piccoli lontani dalle sorelle, mentre queste ultime cercavano di trovare la concentrazione, non è stato per niente facile. Gli ambienti della casa sono limitati, i più piccoli avevano bisogno di attenzioni e allo stesso tempo la mia presenza era necessaria come supporto per lo studio delle ragazze. Ma ci siamo adattati, abbiamo organizzato le nostre giornate, inventato attività che coinvolgessero i più piccoli: colori, disegni, lavoretti, tutto per far sì che loro si sentissero grandi, al pari delle sorelle, così che io potessi rivolgere a tutti la mia attenzione».
Altro aspetto: la tecnologia. È innegabile che essa, nel corso degli anni, abbia fatto progressi esorbitanti e oggi consenta di sentirsi vicini anche stando lontani. Ma non è un mondo fatto solo di rose e fiori: delle volte le spine ci sono e sanno pungere bene. Non tutti, infatti, hanno la fortuna di avere un computer in casa, una connessione veloce che possa supportare giornate intere di videolezioni, trasferimento di dati o file di grandi dimensioni in tempi accettabili, o peggio ancora, non tutti hanno la capacità di saperli utilizzare questi grandi strumenti. Insomma, la sfida virtuale della scuola ha richiesto – e tuttora richiede – uno sforzo maggiore: «Mi ritengo davvero fortunata – sottolinea la giovane mamma terteniese – perché ho una buona attitudine all’utilizzo dei mezzi tecnologici, non mi arrendo facilmente, ma mi rendo conto e so per certo che non tutti hanno la mia stessa fortuna, o comunque non è una cosa scontata, nemmeno ai nostri giorni».
Siamo, per dirla tutta, in una sorta di scuola allargata, dove non ci sono più solamente alunni e insegnanti, ma dove anche i genitori costituiscono una parte integrante e fondamentale, una piattaforma che unisce famiglie e scuola in un rapporto stretto che molto probabilmente si stava affievolendo, rischiando di perdersi: «Ho sempre ritenuto la figura del docente essenziale – ribadisce Anna –, soprattutto in questo difficile momento. Un ruolo chiave nella vita di ogni studente, non solo per le nozioni che trasmette ai ragazzi, ma anche per il supporto psicologico ed educativo che sa dare. Si viene a creare, insomma, un rapporto di fiducia tra insegnanti e alunni, soprattutto ora, che i bambini sono stati travolti da novità e paure e che hanno profondamente bisogno di quello sguardo amico, rassicurante e confortevole. Lo leggo negli occhi di Elias – prosegue –: lui frequenta la scuola dell’infanzia, ogni mattina non vede l’ora che arrivi il video della fiaba che l’insegnate ha scelto; un semplice gesto che fa sentire il calore di una presenza anche se lontana».
Insomma, se pur riadattata a diversi livelli d’istruzione, tutti si ritrovano in questa immensa e singolare avventura di scuola virtuale. Anna è un grande supporto anche per la figlia più grande: scuola media, programmi, stili, metodologie differenti. «Nonostante utilizzassimo tutti la stessa piattaforma – dice – ho notato grandi differenze nelle varie fasce scolastiche e tutto è risultato spesso molto confusionale. Alle medie, ad esempio, le videolezioni erano appuntamenti quotidiani. Sarebbe stato bello se questo metodo di lavoro si fosse attuato anche nella fascia della primaria: tutti gli alunni, infatti, hanno un bisogno costante degli insegnanti, di vederli, sentirli, di essere seguiti e rassicurati da loro».
Insomma, se andiamo a guardare bene, sembra quasi che la scuola non sia solo un diritto e un dovere al tempo stesso, ma una vera e propria fortuna, per due ordini di motivi: se hai gli strumenti e sei in grado di utilizzarli e se tu – principalmente istituzione, società, famiglia – capisci che si tratta di uno mezzo preziosissimo e irrinunciabile per combattere l’ignoranza dilagante.
Dobbiamo crescere dei bambini che amano la lettura, che credono nella scuola, che fanno dell’istruzione un dono straordinario. «Non avremmo dovuto aspettare una pandemia per capire l’importanza della tecnologia nelle scuole – fa notare Anna –. È innegabile che sia il punto di partenza verso una nuova scuola, ma va assolutamente riadattata e rielaborata e tutti devono essere messi nella condizione di poterne usufruire, senza creare disparità e senza lasciare indietro nessuno».

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