In breve:

Sopportati? No, amati e capiti

Ragazzi

di Fabiana Carta.
Parliamoci chiaro, quante sono le persone moleste che incontriamo lungo il nostro cammino e che tentiamo di sopportare pazientemente? Non ci basterebbero le dita di una mano per contarle. Ma se ci concentriamo sull’etimologia della parola sopportare, ragionando sul suo vero significato, potremmo leggere quest’opera da un’altra angolazione: dal latino sub–portare, reggere, sostenere. Ecco che sfuma, come una pennellata, l’unica accezione negativa che avevamo dato a quest’atto.
In Italia contiamo 2.293.778 adolescenti. Nella loro fascia d’età considerata “critica”, possono essere considerati molesti? Sì, se pensiamo alla loro voglia di cercare continue risposte, di provocare, di avere attenzione, sguardi, considerazione, affetto. I giovani sanno dare fastidio. Devono dare fastidio!
Mi confronto con tre ragazzi di 17 anni; Greca, Cristina e Daniele, per parlare di questo, ascoltando il loro punto di vista. Volutamente li provoco subito con una domanda: «Vi sentite così pesanti e rompiscatole da dover essere sopportati dagli adulti, che siano insegnanti, educatori, genitori?».
«Dalle insegnanti soprattutto – mi confida Greca – perché spesso a scuola portiamo i problemi che abbiamo a casa, perciò devono sopportare i nostri scontri».
Secondo Cristina invece non si tratta di questo: «Non è questione di problemi che ci portiamo dietro; dipende dalla situazione in cui ci si trova. Secondo me un adolescente non va sopportato!».
In modo naturale si delineano i loro caratteri e nascono le differenze di approccio alle situazioni: Greca è spumeggiante, travolgente, sanguigna. Cristina e Daniele sono più riflessivi e ponderati. «A volte riconosco che rispondiamo in modo brusco e gli adulti devono patire i nostri sbalzi di umore», continua Greca.
«Non sono d’accordo», ribatte Daniele.
A questo punto il discorso prende una piega più seria, con Cristina: «È un luogo comune che l’adolescente sia tormentato, che cerchi sempre lo scontro con l’adulto, che sia ineducato. Non siamo una categoria a parte, siamo esseri umani, come gli adulti! Io mi sento capita da loro».
Daniele prova a darmi una risposta diplomatica: «È ovvio che può capitare ogni tanto di discutere, ed è ancora più ovvio che capiti quando due persone vivono nello stesso contesto per tanto tempo, come in famiglia o a scuola. È impossibile trovarsi d’accordo su tutto. Personalmente non mi è mai capitato di non sentirmi capito o escluso dal mondo. Anche io credo sia più un luogo comune. Dipende dalle persone, dall’empatia che si crea; ci sono adulti che reputi più vicini a te e altri meno».
Gli adolescenti tormentati li troviamo solo nei film? Abbiamo uno scoop: i ragazzi sempre arrabbiati e insoddisfatti, che si ribellano a tutto e a tutti; che si chiudono nel proprio mondo troncando ogni dialogo con gli adulti; che sembrano non avere il minimo interesse per il proprio futuro e che, soprattutto, non riconoscono più alcuna autorevolezza ai genitori non esistono?
Ridono. «Secondo me il fatto di essere, a volte, scoccianti o fastidiosi dipende dal fatto che non ci sappiamo moderare o trovare un limite. Può capitare anche a casa di fare una fesseria, ma se poi si ripete…», confessa Daniele. È anche questione di carattere, di indole. Greca, disordinata con un’allegria contagiosa, ammette di aggregarsi al gruppetto che fa confusione in classe, di amare il caos, la baraonda. Si definisce il disordine in persona: «Ne ho combinato di tutti i colori!».
Mi raccontano che il fatto di vivere in un paese li salva da eventuali situazioni limite o di pericolo in cui potrebbero cadere, ma esiste un qualcosa che li unisce a tutti gli adolescenti del mondo: l’amore per il cellulare, compagno di vita e di avventure. «Il telefono vi isola?». «Più che altro ci distrae, ci fa perdere la concentrazione dallo studio, per esempio». Su questo punto ci tengono a precisare un altro luogo comune e sono tutti d’accordo, come spiega Greca: «Non è esatto dire che quando ci incontriamo con il nostro gruppo di amici non parliamo tra di noi perché siamo impegnati a controllare lo schermo del telefono! Mia madre mi parla dei tempi in cui alla mia età usciva con le amiche per fare grandi chiacchierate, ma anche noi facciamo lo stesso». Precisano che anche a tavola è bandito, è l’unico momento in cui si sta tutti insieme in famiglia, si mangia e si parla.
Mi trovo di fronte a ragazzi molto educati e rispettosi, nei limiti della pesantezza normale per la loro età, per niente fuori dal mondo e con parecchi interessi.
Cristina, frequenta la terza liceo classico come Daniele, ama l’equitazione, lo sci, la musica e il canto, le piacerebbe imparare a suonare la chitarra.
Daniele ama la musica, suona l’armonica a bocca e ama fare escursioni nel periodo estivo.
Greca frequenta l’Istituto Socio-Sanitario, adora cantare e ballare e ha un sogno nel cassetto: diventare un’attrice o una cantante di professione. Tutti e tre fanno parte di un gruppo Folk. Si sentono spesso vittime di critiche infondate, di pregiudizi e confronti, e allora via con chissà che ne sarà del loro futuro, gioventù bruciata, si stava meglio quando si stava peggio.
Insomma, la mia missione di trovare adolescenti “pesanti e molesti” è (felicemente) fallita?

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