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A Tortolì la festa interdiocesana delle famiglie
di Iosè Pisu e Lucia Pistis.
“L’amore familiare: vocazione e via di santità”. Questo il tema del X incontro mondiale delle famiglie, svoltosi a Roma dal 22 al 26 giugno e in tutte le diocesi del mondo. Le diocesi di Lanusei e Nuoro insieme, hanno riflettuto suquesti temi nell’incontro tenutosi domenica 26 giugno a Tortolì nel nuovo Auditorium Fraternità, presso il centro Caritas, al quale hanno partecipato circa 90 famiglie.
Argomenti fondamentali quelli della vocazione e della santità della famiglia sui quali la Chiesa ha riflettuto in questi ultimi mesi, a cinque anni dalla pubblicazione dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia.
Poiché l’invito a partecipare è stato esteso a tutti i membri della famiglia, mentre i genitori si avviavano nei nuovi locali per partecipare all’incontro, i figli, circa 40 bambini e ragazzi, sono stati affidati al gruppo di animazione che con giochi e attività ha fatto sì che anche loro vivessero un momento di condivisione e fraternità.
L’incontro, voluto e guidato dal vescovo Antonello, è stato realizzato in collaborazione con gli uffici di Pastorale familiare delle due diocesi.
Il vescovo, salutata l’assemblea, ha dato avvio alla serata con un momento di preghiera e proponendo una riflessione sulla Parola con la lettura di alcuni versetti della prima lettera di san Giovanni (1 Gv 3,1-2), dove si parla della realtà di “essere chiamati figli di Dio”, suggerendo poi alcuni interrogativi: possiamo dire che le nostre famiglie sono “piccole Chiese” e che le nostre comunità parrocchiali sono famiglia?
Monsignor Antonello sottolinea quanto dice il magistero: le famiglie devono avere le finestre aperte, essere trasparenti e anche nelle difficoltà devono aiutare i figli a porsi interrogativi e guardare oltre se stessi e al futuro. Questo è possibile solo se nella famiglia si mette al centro Gesù con la lettura del vangelo.
Allo stesso tempo anche la Chiesa deve avere le caratteristiche della famiglia-casa, sempre pronta ad accogliere i suoi figli anche quelli che si smarriscono durante il percorso della vita. Il vescovo ci ha chiesto se le nostre comunità parrocchiali hanno un volto materno, un linguaggio e uno sguardo accogliente, se sono attente ai bisogni dei suoi componenti, se vivono l’inquietudine per chi è assente.
I partecipanti, con i loro interventi hanno testimoniato che è possibile essere accoglienti quando in famiglia si vive il vangelo, che le situazioni concrete da vivere sono molteplici e differenti come il caso di un figlio che si allontana e poi ritorna, o le tante famiglie composite con figli naturali-adottati e in affido.
È necessario maturare un’idea consapevole di Chiesa dove la famiglia sia soggetto attivo e responsabile di pastorale, propositiva e creativa nella comunità, in comunione e in armonia col sacerdote. Gli interventi poi di alcuni sacerdoti hanno confermato e sviluppato ulteriormente questi aspetti. Infine è emersa la bellezza dell’essere famiglia che riflette la gioia dell’essere figli di un Dio Padre che si prende cura sempre dei suoi figli.
Tutti, nessuno escluso, possono essere veri testimoni gioiosi del Cristo Risorto, nonostante le prove della vita perché, come ci ricorda Papa Francesco: «Tutti siamo chiamati a essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova» (Gaudete et Exsultate, 14). Anche nelle nostre care e belle famiglie.