In breve:

Camineras. Pastori di sguardi

Centenario

di Vincenzo Ligios.
Il progetto Camineras, prodotto dalle Diocesi di Nuoro e Lanusei per la Pastorale del Turismo 2020, è stato un treno che, nel periodo buio appena passato, in poco meno di due mesi di tempo è stato in grado di portare in stazione sei stupendi cortometraggi realizzati da sette coraggiosi autori (una delle opere, infatti, è un lavoro tutto al femminile firmato a quattro mani). Il filo conduttore della manifestazione – Tu vali molto più di quanto produci, proposto dall’ideatore Mons. Antonello Mura – è stato sviluppato da ciascun regista secondo la propria personale cifra stilistica, e, cosa forse più unica che rara, attraversando l’intero spettro dei linguaggi del documentarismo moderno, dal partecipativo all’observational, dal reportage classico al documentario riflessivo, dal poetico allo sperimentale d’avanguardia.
In tempi di Covid e di restrizioni agli spostamenti, il progetto Camineras – che significa sentiero tracciato, percorso – vuole accompagnare i suoi spettatori a incontrare la Sardegna contemporanea, non mediata dai linguaggi un po’ abusati che si vedono nei canali televisivi tradizionali. L’isola diventa lo scenario per raccontare il tempo che viviamo. Agli autori è stata data la possibilità di farlo con la propria voce, con il proprio linguaggio, con il proprio passo, con il proprio sguardo, e loro in cambio ci hanno restituito dei film che entusiasmano, fanno riflettere, emozionano e fanno meditare.
Concludo con un aneddoto che fa sorridere. Durante la realizzazione del progetto abbiamo creato una chat che è stata un luogo, oltre che di coordinamento, anche di incontro, di scontro, di supporto e di incoraggiamento, in tempi in cui gli spostamenti erano ancora limitati. Un po’ per scherzo, un po’ per gioco, l’abbiamo chiamata “Pastori di sguardi”: da una parte per giocare con la sardità dei registi (un’autrice in realtà viene da Venezia, ma è sarda perlomeno di adozione), dall’altra per richiamare il titolo della manifestazione, la Pastorale del turismo; ma soprattutto – e più seriamente – per sottolineare il ruolo che spesso ha il regista nell’indirizzare lo sguardo dello spettatore. Ecco, questi sette pastori hanno guidato con grande abilità gli sguardi dei numerosissimi spettatori che anche quest’anno hanno affollato la Pastorale del Turismo.
L’augurio che posso fare è che questi film rimangano nella mente, negli occhi, ma soprattutto nel cuore di chi li ha visti, travalicando le storie che raccontano come solo il vero cinema, a volte, è in grado di fare.

Chiara Porcheddu, con il suo corto “Filos e Tramas”, indaga la realtà del baco da seta di Maria Corda, ultima depositaria di una tradizione secolare di allevamento e produzione unica in Europa. Andrea Mura e il suo artista “Sospeso”, che l’autore segue per le vie di Nuoro, come Alice nella Città, ci fanno conoscere la filosofia e gli aneddoti di Graziano Salerno, artista bohémien. Chiara Andrich nella cartiera abbandonata di Arbatax trova le “Tracce” del passare del tempo, del suo dispiegarsi nel continuo rapporto tra natura e uomo. Vittoria Soddu e Sabrina Melis nel loro “Duas manniatas, unu mannùcru” indagano il recente ritorno alla coltivazione dei cereali in Barbagia, intrecciando la tradizione di su filindeu alla storia attuale della cooperativa Mulinu. Giampiero Bazzu, con “Mi prendo cura di te”, racconta il mondo delle badanti in Ogliastra, donne che arrivano da lontano e lasciano tutto alle spalle per occuparsi degli anziani, nella terra famosa per i suoi centenari. Infine Edoardo Matacena, in compagnia di suo figlio Elia, propone una personale riflessione ecologista legata alla raccolta della plastica con il suo “Io, la plastica e il 2050”.

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