In breve:

L’emergenza abitativa fra necessità e opportunità

Case popolari

di Carlo Lai.
Sono le grandi aree urbane a essere prevalentemente colpite dall’emergenza abitativa. Lo sono molto meno i comuni di medie dimensioni, mentre quelli di piccole dimensioni sembrano esseresostanzialmente risparmiati dal fenomeno. Ma è pur vero che il 75% della popolazione italiana vive in aree che possono essere classificate come grandi città, medie città e sobborghi. 

Nelle città non sono solo le persone senza fissa dimora e gli individui in condizione di povertà assoluta a patire una situazione di emergenza abitativa. No, il fenomeno riguarda anche le famiglie a basso reddito con difficoltà a pagare un affitto e che si ritrovano sotto sfratto e le famiglie con un mutuo le quali, a causa delle difficoltà con le rate, si ritrovano con la casa pignorata.

Un fenomeno acuitosi negli ultimi due anni, complice, ovviamente, l’emergenza pandemica che ha contribuito in modo drammatico a segnalare con forza la necessità di un aumento importante dell’offerta residenziale pubblica.

Le richieste d’aiuto da parte dei cittadini sul tema della casa sono aumentate costantemente e le politiche abitative sono diventate una questione cruciale non più rinviabile. È naturale che sindaci dei comuni italiani sentano il dovere di dare una risposta la più rapida possibile al bisogno di molti individui e di molte famiglie.

Il Comune di Jerzu ha disposto, circa sei mesi fa, l’adozione degli atti consequenziali per l’avvio della procedura concorsuale ai fini dell’assegnazione degli alloggi popolari di edilizia residenziale pubblica siti nel proprio territorio.

L’auspicio è che le regioni e i comuni possano essere messi nelle condizioni di programmare degli interventi finalizzati a ridurre il disagio abitativo aumentando il patrimonio di edilizia residenziale pubblica, a rigenerare il tessuto socioeconomico dei centri urbani, a migliorare l’accessibilità, la funzionalità e la sicurezza di spazi e luoghi degradati, spesso localizzati nelle periferie. ​

La necessità è quella di ampliare le soluzioni abitative per chi è più in difficoltà. Come? Sono due le vie percorribili da subito. La prima è quella di avviare l’iter per l’individuazione di aree su cui costruire alloggi di edilizia residenziale pubblica e a prezzo calmierato; la seconda quella di aumentare gli accordi con i proprietari privati di alloggi sfitti “istituzionalizzando” un celebre slogan quanto mai attuale: “Mai più famiglie senza casa, mai più case senza famiglie”.

Un’intelligente politica abitativa deve implementare l’impegno pubblico, ma anche offrire ai proprietari privati di immobili sfitti un’opportunità di collaborazione basata su condizioni e rassicurazioni vantaggiose per entrambi.

Il PNRR sarà – anche su questo specifico frangente – un’opportunità straordinaria per realizzare interventi volti non solo a restituire dignità e funzionalità alle case di centinaia di migliaia di cittadini, ma anche a rigenerare intere porzioni dei nostri centri abitati mettendo a disposizione delle regioni e dei comuni risorse cospicue con l’obiettivo di ridurre il disagio abitativo adottando una strategia integrata per migliorare la quantità e la qualità dell’abitare, ma anche adottando una strategia di potenziamento delle infrastrutture e dei servizi di prossimità con la creazione di punti di aggregazione per favorire l’integrazione di gruppi sociali e l’inclusione sociale.

Interventi che devono assumere carattere prioritario affinché il diritto all’abitazione diventi un diritto economico e sociale realmente tutelato e garantito e diventi elemento fondamentale per qualificare una vita dignitosa.

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