Lo studio, lo zelo e la vitalità di Cuglieri
di Virgilio Mura.
È una casa, un ambiente, una famiglia (tutto in grande) dove il ragazzo o giovane che si sente chiamato (vocazione) al sacerdozio avvia e matura una accurata preparazione spirituale e umana, intellettuale e disciplinare, guidato e sostenuto da competenti educatori: questo è il seminario, scuola di vita, di esperienza, e conoscenza a tutto campo.
Conosce e comprende il seminario solo chi vi ha vissuto a lungo.
In ogni diocesi il vescovo ha il dovere pastorale di aprire il seminario per i ragazzi che intendono dire “sì” all’invito di Gesù “vieni e seguimi”. Quando ciò non è possibile, specialmente nelle piccole diocesi, vengono offerte ai ragazzi le giornate di incontri vocazionali. Ma alla base, nelle piccole comunità del territorio della diocesi, non può mancare, come spesso ripete il vescovo, l’impegno per creare il clima, per provocare la chiamata, spesso già latente, a seguire Gesù. La famiglia attenta ha il ruolo di incoraggiare quanto fin da piccoli già si manifesta. Non dimenticando gli incontri del parroco con i ministranti: essi possono capire il loro servizio all’altare, più vicini a Gesù, non per fare delle cose, ma per saper ascoltare e conoscere ciò che lui vuole da loro.
La diocesi, chiamata “Chiesa locale”, è formata da tutte le comunità parrocchiali di un territorio.
È una comunità educante: chi è adulto nella fede o si impegna per esserlo (genitori, catechisti, educatori) collabora perché i fratelli nella fede conoscano e vivano la chiamata di Dio nella propria vita. A questo tende la catechesi, la preparazione ai sacramenti, la formazione dei giovani, l’accompagnamento al matrimonio o al sacerdozio. È la chiamata alla vita cristiana.
Nel Seminario maggiore, la preparazione e formazione diventa una esigenza forte: il cammino è più ripido e il seminarista (o il chierico in teologia) acquista più responsabilità, cresce in maturità umana e culturale. Oltre ai diversi professori, si rendeva conto del crescere della persona anche a un giovane un po’ più avanti di noi nel percorso, detto prefetto, il quale proponeva ogni quindici giorni al vice rettore (responsabile della disciplina), i voti di pietà, condotta, studio e galateo. Chi veniva valutato con 8 o, peggio, con il 7 e si mostrava recidivo, rischiava la bocciatura o addirittura l’espulsione. Tutto ciò per quanto riguarda il comportamento. Ma nel Seminario c’è un accompagnamento umano-spirituale, particolarmente curato dai direttori spirituali e confessori che lo studente seminarista sceglieva tra quelli disponibili e proposti dalla équipe educativa: alla loro responsabilità era affidata la maturazione della vocazione personale del giovane e il suo esito.
Al concludersi degli anni del liceo classico (3 anni), giungeva per quasi tutti il momento di prendere le decisioni: continuare o no. Durante l’anno di studi filosofici che preparavano al corso di teologia (4 anni), si seguivano corsi di aggiornamento in metafisica ed etica, letteratura italiana, materie scientifiche e matematiche, lingua straniera (tedesco o inglese), studio di psicologia e pedagogia, greco biblico. Si tenevano le dispute di filosofia e di teologia, i casi di morale, tutto in lingua latina!
Non mancava lo studio del canto gregoriano, polifonia classica e contemporanea, le attività teatrali e la pastorale parrocchiale con la catechesi e attività oratoriane tra i ragazzi della parrocchia cittadina.
Nel periodo di carnevale, prima della Quaresima, le otto classi di cui il Seminario era composto, organizzavano le Olimpiadi con tutte le discipline sportive, escluso il pugilato, con la partecipazione dei seminaristi atleticamente più dotati per assicurare un maggior numero di medaglie alla propria classe. Un atleta ogliastrino che si faceva onore, era ad esempio don Paolo Loi, veramente super nella staffetta 4×4, nei 100 e 200 metri, senza escludere la maratona.
Non mancavano i tornei di pallavolo, pallacanestro e tennis. Con l’arrivo del nuovo rettore, P. Lanz, genovese, venne finalmente autorizzato il gioco del calcio, severamente proibito a causa dell’obbligo di indossare la veste talare tutto il giorno, esclusa la notte! Vennero così avviati i campionati interni fra le otto squadre. Senza dimenticare la presenza e la compagnia che offrivano alcuni professori, come P. Wernst, P. Ferraro e P. Ferraris, nelle escursioni di una giornata intera, perché il giovedì era vacanza. Anche in questi momenti ci veniva offerta l’occasione di confronto e discussione su problemi di ogni genere, grazie alla loro giovialità, confidenza e preparazione umana.
Ma il ricordo che rimane più impresso nella memoria di ogni sacerdote uscito dal Seminario maggiore di Cuglieri, è la celebrazione annuale delle varie ordinazioni sacre che avvenivano la settimana prima di Natale: la prima tonsura, i quattro ordini minori, il suddiaconato e il diaconato.
Così, tanti giovani studenti di teologia, circa 120, ogni anno avanzavano, passo dopo passo, verso la meta, il presbiterato, con tanta trepidazione e impegno.
Lo auguriamo anche oggi per tutta la Chiesa, con le parole sante del grande Giuseppe Cafasso, amico intimo e concittadino di San Giovanni Bosco: «Per essere apostolo devi pregare e accendere il tuo zelo, infiammare la tua parola riscaldandoti al fuoco dell’unione intima con Gesù, fino a essere incandescente».
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