In breve:

Maria Vittoria Frare. La dolcezza è un’arte da tramandare

Pasticceria

di Anna Piras.

Ricordi, emozioni, traguardi e speranze. Sono gli ingredienti migliori per raccontare la storia di Maria Vittoria e delle giovani pasticcere del suo laboratorio di Arbatax.
Originaria del Veneto, titolare nella frazione rivierasca della pasticceria “Maria Vittoria”, ci ha accolto nel suo laboratorio portandoci indietro nel tempo attraverso i suoi ricordi.
Le vicende familiari l’hanno portata a conoscere e ad amare la Sardegna e a sentirsi a casa sua nella nostra terra. La passione per l’arte dolciaria e l’insistenza dei suoi familiari l’hanno convinta ad aprire la pasticceria artigianale che col tempo si è affermata ed è diventata un’importante realtà lavorativa anche per delle giovani donne che lei stessa ha formato.
Seduta su uno sgabello, ha ripercorso i momenti più significativi della sua vita, raccontando il suo percorso di crescita, le esperienze che l’hanno vista impegnata, fin da bambina, nel lavoro.
Con gli occhi lucidi, velati di lacrime ha iniziato a parlare nel suo dialetto a ruota libera.

«Avrei preferito aiutare mia madre nei lavori di casa – racconta – ma i miei genitori mi spronavano sempre affinché fin da piccola imparassi un mestiere. Provengo da una famiglia numerosa, composta dai miei genitori e undici figli, sette femmine e quattro maschi. Mi chiamo Vittoria perché sono nata nel 1941, in tempo di guerra, e mio papà era convinto che avremmo vinto il conflitto, ma andò diversamente, così mio zio, mi chiamava sempre “Vittoria persa”! Andavo in panificio per imparare a panificare: ricordo che avevo solo nove anni e non arrivavo neanche al bancone mentre impastavo la mia prima rosetta. Spesso dovevo lavorare nell’orto, altre volte andavo ad aiutare mio padre nel negozio di alimentari o seguivo mia madre in casa nelle faccende».

Maria Vittoria, una volta sposata, ha vissuto tanti anni con suo marito nella centrale del Secondo Salto, ha cresciuto i suoi tre figli lì e vi ha trascorso felicemente il proprio tempo, intessendo tante relazioni significative con persone che le hanno dimostrato affetto, disponibilità e generosità. Ha fatto importanti esperienze di vita che le son servite nel corso degli anni.

«Ero la pasticcera dei bimbi che abitavano al Secondo Salto – continua –, preparavo le torte che loro stessi prenotavano, con giorni di anticipo, per darmi il tempo di procurarmi tutti gli ingredienti».

Il suo interesse per l’arte della pasticceria l’ha portata nei vari paesi della Sardegna per carpire dalle massaie i segreti delle ricette dei dolci tipici.

Racconta di aver iniziato a lavorare per aiutare una sua amica che da sola aveva difficoltà nel gestire impasti e decorazioni, le chiedeva spesso un aiuto e lei non si tirava indietro. Ha continuato a formarsi e, spesso, chi aveva accanto la spronava a credere maggiormente in se stessa e nelle proprie potenzialità. Il marito e i figli hanno sempre avuto tanta fiducia nelle sue risorse e hanno insistito affinché facesse di questo dono, di quest’arte, un vero e proprio mestiere.

Lo scorrere dei ricordi l’ha portata a raccontare quanto sia stato importante e prezioso imparare dagli altri: «Ciò che mi è stato tramandato – sottolinea – è stato prezioso per farmi crescere e mi ha fatto apprezzare la generosità dei sardi, il loro donare e donarsi agli altri, così, nelle cose di tutti i giorni, spontaneamente e gratuitamente. I sardi ti accolgono in casa loro, si prodigano per farti sentire a tuo agio, tengono moltissimo all’ospitalità. Questo aspetto mi ha colpita tanto».

All’età di sessant’anni Maria Vittoria ha aperto la pasticceria che nel quotidiano l’ha condotta ad affrontare tanti sacrifici, tante rinunce, ma anche a incrociare il suo destino e la sua vita con quella di tante persone.

E ringrazia Dio perché nella sua esperienza lavorativa ha così potuto restituire il bene ricevuto, insegnando a delle giovani donne il suo mestiere, trasmettendo loro tutto il suo sapere e la sua voglia di migliorare. Jennifer, Monia e Manuela: sono questi i nomi delle pasticcere che potranno lavorare con la consapevolezza di aver in mano delle competenze provenienti da più fonti.

«Siamo felici di stare bene nel nostro ambiente di lavoro – commentano – e siamo convinte che la dedizione e l’impegno di altre donne e di Maria Vittoria, che ci hanno trasmesso il loro sapere, ci accompagneranno sempre nel nostro percorso di crescita professionale. La pasticceria è una famiglia».

Effettivamente è una bella realtà che richiama la famiglia. Si respira un profumo intenso di dolci preparati con amore e nel laboratorio l’intesa tra loro è fatta di sguardi, battute, rispetto, indicazioni, consigli e risate, tante risate.

L’incontro tra la tradizione e l’innovazione porta fermento, entusiasmo e voglia di crescere. Questo passaggio di testimone fra donne di differenti età ha sempre permesso che le realtà lavorative artigianali potessero continuare a crescere e sarà così anche stavolta: Jennifer, Monia e Manuela sono «come figlie» per Maria Vittoria, coloro che con affetto e mille attenzioni la fanno sorridere. «Certe volte mi fanno sentire, a quasi ottantadue anni, prossima alla pensione – racconta sorridendo – e ogni tanto le spedisco a far dei corsi; poi le ritrovo che parlano e si scambiano idee, navigano sul computer e questo mi riempie di gioia. Il tempo è passato, le forze vanno e vengono e sento che il lavoro delle ragazze mi rende orgogliosa di loro e del loro impegno. Ci sono giorni nei quali non posso scendere in laboratorio, allora mi affaccio alla finestra della mia casa, proprio di fronte alle vetrine e telefono alle ragazze e, mentre parliamo, le vedo e sono tranquilla».

 

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