In breve:

San Giorgio è di casa a Urzulei

San Giorgio Urzulei

di Cristina Murgia.

San Giorgio è un santo molto caro all’Ogliastra e alla Sardegna intera, ma fu proprio Urzulei a essere scelta da lui stesso come casa. Si racconta infatti che venne nel paese in visita pastorale e mentre arrivava in località su Piscau additò il sito in cui oggi sorge la sua chiesa e disse: «Custa est sa domu mia pro mortos e po ios, custa est sa domu nostra po ios e po mortos» (Questa è la mia casa per i morti e per i vivi, questa è la nostra casa per i vivi e per i morti).

La stessa parola su Piscau viene dal latino episcopus, vescovo, indicando chiaramente il Santo. Fu quindi per suo volere che fu costruita la chiesa, la quale nella pietra sacra dell’altare reca un graffito che porta il numero 1523, data presunta di edificazione, anche se si pensa che ce ne fosse un’altra antecedente, in quanto la devozione del Santo risalirebbe a subito dopo la sua morte o a quando ancora era in vita. Nel sagrato della chiesa, fino agli anni Trenta del ‘900, venivano anche inumati i morti e questo ha contribuito ad accentuare la richiesta di protezione di San Giorgio per i vivi e per i defunti, considerando il Santo un “angelo tutelare”, come lo definisce il defunto parroco don Angelo Satta nel suo libro Breve cronistoria di Urzulei.

La festa in suo onore si svolge la terza domenica di agosto ed è la più grande che il paese festeggi, in occasione della quale tornano gli urzuleini emigrati, per un senso di appartenenza e di fede che solo la festa del Patrono sa donare.

La data fu cambiata più volte nel corso degli anni: in origine i festeggiamenti avvenivano in aprile, ma poi si decise di spostarla a luglio per motivi legati ai tempi della raccolta del grano, permettendo così alle famiglie di avere il pane nei giorni festivi. Da luglio venne poi spostata ad agosto al fine di permettere agli emigrati di tornare al paese per assistere alla celebrazione e anche per agevolare l’arrivo di pellegrini, sempre numerosi.

Un tempo per la festa di San Giorgio, San Giovanni e Sant’Antonio c’era l’usanza di dare il pranzo ai poveri e ai forestieri: alle tre del pomeriggio le campane suonavano la refezione e le persone accorse nella piazza della chiesa si disponevano secondo l’età, da una parte le donne e dall’altra gli uomini, e veniva servito loro il pasto. Questa tradizione non è totalmente scomparsa: ancora oggi, il giorno di San Giorgio, il comitato organizzatore della festa prepara un pranzo comune a cui possono partecipare tutti i cittadini e, al tempo stesso, viene portato nelle case delle persone sole o molto anziane.

Dopo il triduo di preghiera, arriva il giorno tanto atteso. Nel primo pomeriggio il simulacro viene vestito e adornato con gli ori votivi e di ringraziamento per le preghiere esaudite, e successivamente portato in processione in spalla da quattro uomini. Una moltitudine di fedeli accompagna il Santo lungo il corteo aperto dalle donne in abito tradizionale che cantano il Rosario in sardo. Quando si passa in processione tra le vie del paese il tempo sembra fermarsi: chi non prende parte al corteo si affaccia alle finestre o aspetta il passaggio del Santo davanti all’ingresso di casa e alla sua vista fa il segno della Croce.

Finita la processione, solo i più fortunati riescono a entrare nella chiesa, troppo piccola per contenere tutti i fedeli, i quali ascoltano la voce del parroco che esce dagli altoparlanti e ci ricorda che anche quest’anno San Giorgio ha interceduto per noi, ci ha ascoltati e protetti. Finita la Messa, è d’obbligo il saluto al Santo: con compostezza si raggiunge uno per volta la statua per toccarla e rivolgere una preghiera. Con le norme anti-covid non è più permesso toccare il simulacro, ma il solo stare alla sua presenza è sufficiente per avvertirne la vicinanza e la protezione.

I festeggiamenti civili, che si alternano con le celebrazioni religiose, durano tre giorni (da venerdì a domenica) a cui si aggiungono i due giorni dell’ottava, ovvero il sabato e la domenica successivi, per la quale solitamente vengono chiamati i poeti estemporanei. Gli anziani del paese ricordano che quando ancora la festa veniva fatta in aprile, proprio dai poeti fu cantata la storia di San Giorgio. Narrarono che i genitori erano servi presso una donna greca che una notte sognò la madre del Santo incinta, pur essendo molto avanti con l’età e sterile, e una voce che le intimava di trattarla bene. Nacque così Giorgio, un bambino forte e sano che studiò e diventò vescovo a soli 22 anni.

 

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