In breve:

Una Chiesa per tutti e con tutti. La lezione della Pastorale del turismo

PasTur

di Claudia Carta.

«È il segno di un’estate che vorrei potesse non finire mai». Melodie note o pensieri ad alta voce. Scegliete voi. A non cambiare è il respiro profondo e la sua portata emotiva, lo spessore culturale e la pregnanza sociale, l’incontro e il confronto, l’ascolto, le domande e le risposte, il dubbio e la riflessione, la gag e lo spettacolo, la musica e l’arte. Il mese di agosto appena trascorso ripone in archivio l’edizione numero otto della Pastorale del turismo per la diocesi di Lanusei, la terza per quella sorella di Nuoro.

Un tutto armonico? Perché no, almeno nelle intenzioni, perché in un evento di tale portata – che ha annoverato al suo interno 19 giornate ospitate all’aperto, nell’Anfiteatro Caritas di Tortolì e nell’Area Fraterna de La Caletta (Siniscola), con ben 22 protagonisti noti al grande pubblico, fra radio, televisione e teatro, vita politica, ambiente universitario, mondo della comunicazione e dello spettacolo, che si sono distinti per il loro operato e la loro professionalità, per la loro arte e la loro fede, per la capacità di trasmettere messaggi e contenuti positivi, perché hanno avviato idee imprenditoriali nuove, rispettose dell’ambiente e della sostenibilità – vuole pensato, strutturato e progettato. Esattamente come recitava lo slogan di quest’anno: “Osservare. Pensare. Progettare.  Qual è la tua proposta?”.

E le diocesi – con in testa il vescovo Antonello Mura, irrefrenabile visionario e instancabile realista – non hanno mani smesso di offrirla questa proposta. La Chiesa che fa turismo? . La Chiesa che propone eventi e spettacoli? . La Chiesa che porta fuori la gente – fuori dalle proprie case, dalle proprie ristrettezze mentali, dalle proprie gabbie ideologiche, dalle proprie abitudini e dai suoi clichè – e la fa sedere in piazza, dove è naturale stare insieme, l’uno accanto a l’altro ad ascoltare, vedere, mangiare, pregare? Si. Perché? Ma perché no? La Chiesa non è Chiesa solo all’ora della Messa, del catechismo, dei ritiri e dei pellegrinaggi, delle adorazioni eucaristiche, dei seminari. La Chiesa è spirito che abbraccia la vita, la impregna del suo messaggio di speranza e di luce e ne attraversa in maniera capillare ogni aspetto del suo svolgersi, fuori dai templi e dall’ombra dei campanili. La Chiesa incontra anche chi in quei templi non ci entra mai e lo fa attraverso la multiforme esperienza della cultura che però legge con sguardo universale, cristiano. «La Chiesa non toglie nulla ad altri spettacoli estivi e ad altre iniziative – ha sottolineato il vescovo –. Aggiunge a esse la sua attenzione alle persone, la necessità di riflettere sulle sorti dell’umanità, il desiderio di unire lo sguardo all’umano con la visione di fede. Sempre con tanta simpatia e condivisione».

L’informazione e la comunicazione, la giustizia, l’economia, la tutela dell’ambiente, il lavoro, la guerra, la pace e l’accoglienza, e ancora la musica e il cinema sono tasselli di una quotidianità che ci interroga e ci chiama in causa perché ognuno faccia la sua parte, ognuno presenti la sua proposta per la crescita e il bene dei singoli e della comunità, di ogni comunità.

«Tre verbi non casuali, quelli dello slogan 2022 – ha aggiunto Mura – in un tempo che sperimenta, all’opposto, smarrimento e sfiducia nel futuro. Un tema che chiede di non rimanere in disparte, ma di prendere parte a questo tempo con idee e proposte, non con sterili lamentele».

L’autorevolezza e le riflessioni di Massimo Franco, del presidente della Cei Matteo Zuppi, dell’ex magistrato Gherardo Colombo, di Ernesto Olivero, di Brunello Cucinelli, di Nello Scavo e Rosanna Virgili, di Domenico Scanu, Filippo Rodriguez e Paola Locci, unite alle testimonianze o alle parole in musica dei Gen Verde, di Neri Marcorè, Luca Barbarossa, Dori Ghezzi, Dario Vergassola e Giovanni Scifoni, sono spunti, provocazioni, semi gettati che possono suscitare interrogativi e aprire terreni di confronto continuo.

Ecco perché ogni anno quella della Pastorale del turismo – «espressione non facile e per certi versi non immediata», ha fatto notare ancora mons. Mura – diventa un’esperienza avvolgente e totalizzante, offerta a tutti gratuitamente, che lascia sempre un pizzico di dispiacere nel momento in cui il sipario viene giù, ma al tempo stesso genera in ciascuno il desiderio profondo di rincontrarsi e l’attesa per un nuovo progetto tutto da scrivere nel quale, come ogni formula vincente, alcune costanti restano, diventando solide certezze: il momento dell’accoglienza che quest’anno ha visto coinvolte le comunità di Arbatax, Seui, Osini, Ilbono, Lotzorai, Baunei, per l’Ogliastra, e Siniscola, Olzai, Orosei, Fonni, per il nuorese: vetrine di un territorio che vuole essere, per chi lo abita e per chi decide di trascorrere in esso alcuni giorni di riposo, fonte inesauribile di conoscenza, di scoperta e di bellezza; i cortometraggi del progetto Camineras, a cura di Vincenzo Ligios e le professionalità degli artisti locali a impreziosire ogni serata.

Un investimento importante di chi crede nelle potenzialità immense di questa terra, sotto tutti i punti di vista. Una macchina organizzativa che da otto anni mette in campo volontari, tecnici, giovani, seminaristi, collaboratori diocesani, religiose, sacerdoti. Chi non riesce a coglierne la portata, l’innegabile valore umano, l’attualità e l’unicità della proposta, arrivando perfino a boicottarla – aggiungo forse solo perché avanzata da una Chiesa e dal suo pastore – annaspa fra limiti e pregiudizi. Ma solo “dove c’è una mente aperta, ci sarà sempre una terra di scoperta”.

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