In breve:

Rassegna Stampa

Lectio divina del Vescovo Antonello per l’inizio dell’Avvento

Domenica 3 dicembre, alle ore 18.00, nella chiesa di San Giuseppe a Tortolì, la Lectio Divina guidata dal Vescovo Antonello per l’inizio dell’Avvento. Vi aspettiamo numerosi.

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La Diocesi cerca di salvare la casa protetta San Giorgio

Fare chiarezza. È ciò che chiede a voce alta la diocesi di Lanusei di fronte alla decisione presa dalla sede centrale dell’Aias di Cagliari, il 25 gennaio, di chiudere la casa protetta San Giorgio, in via Repubblica, a Lanusei. Lo fa rendendo pubblico sul proprio sito web (www.diocesidilanusei.it) lo scambio di comunicazioni tra curia e associazione di assistenza, nelle quali più volte viene ribadita la volontà della diocesi di trovare una soluzione in tempi rapidi e nell’interesse di entrambe le parti. I numeri: 15 i dipendenti, 12 gli utenti provenienti da tutta l’Ogliastra. La preoccupazione c’è dinanzi al termine perentorio dell’Aias di mandare tutti a casa dal 28 febbraio, “vista la non sostenibilità economica relativa al canone di affitto”. Una situazione che il vescovo Antonello Mura ha illustrato nella lettera personale inviata lo scorso ottobre a ciascuno dei quindici dipendenti che prestano il loro servizio nella struttura, ricordando come “l’unico motivo di contrasto tra le parti” sia legato al pagamento del canone annuo di 10.300 euro, circa 858 euro al mese, in quanto – si legge nel comunicato – «solo in piccolissima parte è stato versato dall’inizio del rapporto di locazione, avvenuto nel 2003». E precisa: «Voci assolutamente infondate vorrebbero invece presentare la Diocesi come prossima a interrompere unilateralmente il contratto: questo non fa parte delle nostre intenzioni, anche perché non siamo indifferenti alla perdita dei vostri posti di lavoro e del discapito che ne verrebbe per gli assistiti nella struttura». Eppure proprio da parte dell’Aias, nel 2015, era giunta alla diocesi una richiesta di autorizzazione all’ampliamento dell’attuale struttura: «Ha accolto positivamente la domanda – sottolinea il pastore della chiesa ogliastrina – facendo solo notare che sarebbe stata l’occasione per riprendere i termini dell’accordo. Non ho avuto risposta». Dalla direzione centrale dell’Aias tutto tace. E nessuno dei dirigenti dell’associazione si presenta al tavolo del confronto. Alla nota inviata dal presidente Aias, Anna Paola Randazzo, risponde l’ufficio economato della diocesi: «Una decisione che ci rammarica, soprattutto per la rilevanza sociale del servizio sino a oggi prestato e ci sorprende in quanto il suddetto pagamento non è da noi mai stato richiesto in modo ultimativo». Al termine di una vicenda che “sembrerebbe già segnata”, resta il dispiacere – prosegue la nota – «per il disagio e la sofferenza che stanno vivendo o vivranno gli ospiti della Casa, così come siamo fortemente rammaricati per il rischio della perdita del lavoro che corrono i dipendenti. L’auspicio è che si trovino soluzioni su entrambi i temi». La mano, insomma, resta sempre tesa: «Manifestiamo ancora una volta la disponibilità della diocesi a prendere in considerazione un’eventuale vostra richiesta di pagamento posticipato del canone».

L’articolo è tratto da La Nuova Sardegna del 5 Febbraio 2017
Autore: Claudia Carta

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Svaniti nel nulla i giornali della Diocesi. Il direttore inoltra l’esposto

Duemila copie di giornali svanite nel nulla. Eppure un metro cubo di carta stampata a colori, in formato A4, di circa cinquanta pagine per copia, non è proprio qualcosa che può passare inosservato. È la sorte “curiosa” riservata in questi giorni al mensile diocesano “L’Ogliastra”, letto ogni mese da oltre diecimila persone non solo nella diocesi di Lanusei, ma anche oltre mare e all’Estero. Sorte singolare e beffarda, dal momento che al Centro di meccanizzazione delle Poste, a Elmas, la pedana con i giornali ogliastrini è, sì, arrivata il 16 gennaio scorso, dunque è stata materialmente vista e pure spedita, ma dove si sia arenata non è dato saperlo. Strano nell’era di Internet e della rete, dove tutto e tutti sono perfettamente tracciati e rintracciabili. “La procedura non è contemplata per le spedizioni interne”, è stata un po’ la risposta. Già, la procedura. Perché l’Italia, si sa, è il paese della semplificazione. Sarà per questo che il mensile in questione, stampato a Tortolì, viene portato a Cagliari, per poi essere spedito a Roma, per poi tornare a Cagliari e infine spedito di nuovo a Tortolì. Facile e immediato. Chi non lo farebbe? Nella redazione di Lanusei le segnalazioni si susseguono innumerevoli e senza sosta, perché chi paga ha sempre ragione di avere ciò che gli spetta. Su tutte le furie – oltre agli abbonati – anche il direttore del periodico, Tonino Loddo, che ha già presentato un esposto a Poste Italiane, denunciando un fatto che ha dell’incredibile, per le modalità, ma che purtroppo non costituisce una novità: «È vergognoso – ha commentato – è una situazione che va avanti da anni creando un disservizio di proporzioni inaudite per i cittadini. Sarebbe ora che anche i sindaci prendessero posizione e facessero sentire la loro voce. Nessuno sa dare risposte». E mentre Loddo ha preso contatti anche con la segreteria di Pigliaru, a rispondere, mostrando sensibilità e disponibilità, è stata ieri la direttrice regionale di Poste Italiane, Roberta Pierantoni, che si è presa l’impegno di organizzare in maniera differente le spedizioni dei prossimi mesi. Sì, ma le duemila copie de L’Ogliastra dove sono andate a finire? “Non lo so nemmeno io”, è stata la sua risposta.

L’articolo è tratto da La Nuova Sardegna del 2 Febbraio 2017
Autore: Claudia Carta

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A Lanusei i detenuti diventano falegnami

di Claudia Carta.
Grande successo per il corso organizzato nell’istituto penitenziario San Daniele. I reclusi donano al vescovo un tavolo in ginepro con al centro una scacchiera.

Un tavolino speciale. Struttura in ginepro che regge una cornice realizzata con il medesimo materiale, al centro una vera scacchiera, con i riquadri bianchi e neri perfettamente incollati su un pannello in legno. Re, regina, cavallo, torri, alfieri e pedoni rigorosamente lavorati e intagliati a mano, così come creati ad arte sono gli incastri e i fissaggi. È il regalo che un gruppo di detenuti, ospitati nel carcere San Daniele di Lanusei, hanno donato al vescovo Antonello Mura in occasione del Natale, al termine della Santa Messa celebrata nell’istituto di pena ogliastrina. Un lavoro certosino, realizzato con meticolosità e cura, frutto di ore di impegno e applicazione. Ore che volano via in un istante. Eppure tra quelle sbarre anche il tempo sembra sbattere inesorabile e fermarsi per sempre. Ogni attività, ogni nuova iniziativa, dunque, è una ventata d’aria fresca, ponte tra il mondo là fuori e quella là dentro, in attesa di luce. Alessandro Pistis è un giovane falegname di Lanusei. La sua bottega artigiana è all’ingresso di Arzana. Ha messo a disposizione la sua disponibilità e la sua ventennale esperienza per portare un raggio di quella luce laddove spesso è buio. E quando la Diocesi – in concerto con la Caritas e con l’intera direzione della casa circondariale – ha avanzato la proposta di realizzare un corso di falegnameria, ha detto subito sì: «Non nego – ha commentato l’artigiano lanuseino – che inizialmente ero un po’ titubante, non sapevo come mi avrebbero accolto. Ma fin dal primo istante è stato tutto molto naturale e persino piacevole». Si parte. Il corso è un successo. Le richieste sono numerose, oltre le aspettative. Una ventina circa i ragazzi impegnati dai primi di luglio. L’appuntamento è fissato per due mattine alla settimana. Tre ore. Anche se, quando iniziano le scuole, il corso prevede solo un incontro, per lasciare spazio allo studio. E adesso, che di ore ne mancano 30, per giungere alla conclusione delle attività, emerge da ogni parte tutto il bello di offrire una nuova speranza: «Ho visto subito molta passione – ha raccontato Pistis – e diversi sono i ragazzi con abilità pratiche e tecniche particolari. Ottimi alcuni lavori di intaglio. Ma soprattutto li ho visti contenti di fare qualcosa, di impiegare il tempo in un’attività diversa». La soddisfazione più grande? «Sentirmi chiedere “Quando torni?”». Gioia espressa anche dal responsabile diocesano Caritas, don Giorgio Cabras, per un progetto iniziato con il centro di ascolto e dieci volontari e che ora guarda avanti con fiducia e pensa in grande: «L’apertura è la carta vincente. La chiusura è deleteria. La società, le persone con la loro quotidianità, il loro lavoro, le loro esperienze, sono capaci di portare in carcere una testimonianza preziosa che non fa sentire soli i detenuti, anzi, li fa sentire vivi, utili, importanti. E li fa cambiare».

Sabato 31 Dicembre 2016

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Alla Caritas la solidarietà non va in vacanza

di Roberto Secci.
Pranzi garantiti agli ospiti anche per Natale, Capodanno e Epifania.

La solidarietà non va in vacanza. Neanche a Natale. In un’Ogliastra ostaggio della disoccupazione e con i poveri in aumento, un piccolo ma efficiente esercito di volontari della Caritas diocesana è al servizio dei meno abbienti e dei senzatetto.

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Tortolì: onore a Maria di Fatima

di Roberto Secci.
Una moltitudine di fedeli venera la statua della Madonna di Fatima.