In breve:

Il nuovo Ostello della Gioventù ha lo stile di Davide e Maria

Ostello Gioventù

di Maria Franca Campus.

Davide e Maria erano due bambini di 5 e 7 anni quando è stato costruito l’Ostello della gioventù, nel cuore di Lanusei, in via Indipendenza. Era sindaco Enrico Lai e anche in Ogliastra arrivava l’entusiasmo del Giubileo del 2000 che aveva portato in Italia giovani da tutto il mondo. I finanziamenti stanziati per promuovere il turismo giovanile erano stati investiti anche a Lanusei e l’Ostello aprì i battenti nel 2001 con la cooperativa Nuova Luna. Oggi inizia un’altra storia

Cerco l’estate tutto l’anno ma le stagioni vanno rispettate, anche a tavola. È uno dei principi che ispira il progetto di rilancio dell’Ostello della gioventù di Lanusei pensato da una coppia del posto che si è aggiudicata l’appalto della struttura per 15 anni.

Davide Piras e Maria Loddo sono giovani genitori di due progetti importanti: il primo è Giame, il loro bambino di 4 mesi, e il secondo è la gestione della struttura ricettiva. Anche se i due programmi sono strettamente collegati visto che l’opportunità offerta da quel bando è stata lo stimolo per tornare a casa e dare forma a un sogno che cresceva nella testa e nel cuore dei due ragazzi. Con l’arrivo di Giaime quel desiderio si è fatto scelta.

Davide e Maria, rispettivamente 26 e 28 anni, lavoravano in Francia nel settore della ristorazione fino all’ottobre scorso. Entrambi avevano già fatto esperienze nel ramo, in Sardegna, e poi avevano varcato il mare per ritrovarsi coppia nel lavoro e nella vita nel paese d’Oltralpe. Davide ha mosso i primi passi in questo campo lavorando nel ristorante di suo zio Mario Carruana, poi con la qualifica dell’Istituto alberghiero in tasca, nel 2016, era partito per la Svizzera, a Ginevra, e dopo una stagione in Valle d’Aosta l’approdo in Francia dove Maria lo ha raggiunto per lavorare in un albergo a Embrun, un paesino ai piedi delle Alpi nei pressi del Parco Nazionale degli Écrins. «Un posto bellissimo, immerso nella natura, dominato dalle imponenti montagne alpine ma – rimarca Maria – lontano dal mare».

Davide era lo chef e Maria si occupava della pasticceria, tanto cara ai francesi. Ha avuto modo di sbizzarrirsi tra creme e panna anche riadattando ricette consolidate come il tiramisù «che abbiamo proposto con un cuore di cioccolato liquido al caffè. Così buono da far credere a una cliente che i francesi fossero più bravi degli italiani anche con il tiramisù». Che delusione per madame quando la cameriera l’ha informata che la pasticcera era sarda. Piccole e grandi soddisfazioni per Davide e Maria che si sono fatti spazio nella cuisine française imponendo, spesso, un posto di tutto rispetto per pasta e risotti, quasi sempre relegati a contorno nei menu tipici.

Un’esperienza importante che ha permesso loro di specializzarsi, conoscere meglio quel mondo e sé stessi: capire cosa stavano cercando, cosa vogliono costruire, dove vogliono andare. Hanno deciso che è qui che vogliono far crescere Giame, che è a Lanusei che vogliono investire le loro idee e i loro ideali. Progetti umili e ambiziosi allo stesso tempo, centrati sulla sostenibilità e la valorizzazione dei prodotti locali. L’Ostello diventerà un albergo «speriamo a tre stelle – dicono – anche se non nell’immediato». Vogliono stare con i piedi per terra, saldamente ancorati alla terra, quella dove sono nati, ma anche quella dove vengono seminati, o nascono spontaneamente, i prodotti locali. «Vorremo valorizzare quello che abbiamo», dice Davide con gli occhi scuri che si illuminano pensando alle erbe spontanee che crescono nel nostro territorio e che ben si sposano con i piatti della tradizione ma anche con nuove ricette. «Non ho ancora incontrato un buon compromesso tra cucina tradizionale e contemporanea – dice lui – ci piacerebbe realizzarlo. È facile creare nuove piatti con il prodotto mainstream, ma con i prodotti tipici è diverso: occorre realizzare il giusto connubio tra cucina della tradizione e cucina contemporanea». Sempre attenti alla stagionalità dei prodotti, partendo da quello che abbiamo, dal tanto sponsorizzato chilometro zero. «In Francia eravamo in mezzo alle Alpi eppure la spigola non mancava mai. Ma a che prezzo?», riflette Maria ponendo l’accento non tanto sullo scontrino quanto sui costi per l’ambiente, sulla sostenibilità del prodotto. È l’inversione di rotta rispetto all’imperante globalizzazione, è il grido d’allarme che si leva a gran voce ma ancora, troppo spesso rimane inascoltato. Eppure qualcosa si muove e questi ragazzi sono tra coloro che si muovono e ascoltano. Nella loro tavola non c’è posto per i pomodori e le zucchine d’inverno, ogni cosa a suo tempo. La natura ha le sue leggi e vanno rispettate. «Oggi siamo un po’ disabituati perché al supermercato troviamo tutto per 12 mesi l’anno, ma occorre fare un po’d’ordine e avere pazienza. D’altronde se mangiassimo l’anguria tutto l’anno, l’estate non avrebbe lo stesso sapore», dice Maria tornando col pensiero alla sua infanzia trascorsa nelle campagne del paese, a Su Nuraxi, accompagnata da ciliegie, castagne, olive e agrumi che scandivano stagioni e vissuto.

Nel menu del nuovo ristorante non mancheranno carne di capra e di maialetto, ma spazio anche alle vellutate di zucca e millefoglie con asparagi per venire incontro, anche a Lanusei, ai sempre più numerosi clienti vegani e non solo. Attenti a ciò che offre il territorio, sono convinti che le piante e le erbe spontanee possano diventare salubri compagne di piatti importanti. «Per esempio le ortiche hanno proprietà depurative», spiega Maria che deve le sue conoscenze a sua madre Daniela Loddo, dottoressa in Scienze agrarie.

La struttura di via Indipendenza, nel cuore di Lanusei, diventerà un albergo con bar e ristorante aperti al pubblico, non solo ai clienti dell’Hotel. La sala ristorante ospiterà 25-30 persone. «Vogliamo puntare sulla qualità più che sulla quantità». L’albergo avrà 9 camere che sostituiranno i cameroni del vecchio ostello. La struttura ha anche un giardino che adesso è uno spazio incolto e informe, «ma – dice Maria – ci siamo affidati a mia sorella Cecilia che ha studiato architettura del verde per dargli un nuovo aspetto».

Un progetto che sprigiona entusiasmo e determinazione, voglia di mettersi in gioco, ma anche umiltà e pazienza.

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