In breve:

Mancano i sacerdoti o è assente la fede?

Giovani

di Mons. Antonello Mura.
Il rischio è sempre quello di vedere gli effetti e non interrogarsi sulle cause. In ogni campo e a tutti i livelli. Un effetto di questo tempo ecclesiale è certamente la diminuzione del numero dei sacerdoti, e prima ancora dei seminaristi.L’allarme suona evidente e l’effetto è più comprensibile quando si deve provvedere al servizio delle comunità parrocchiali. Questo è comunque il tempo che ci è stato donato, non evitando di farci una domanda scomoda ma reale: mancano i sacerdoti o è assente la fede? La risposta rimane aperta.
Anche un distratto osservatore ecclesiale può notare oggi che non ci mancano i documenti del Magistero, i convegni o gli incontri organizzati nelle diocesi e nelle comunità per annunciare il “Dio che chiama”. La pastorale giovanile e quella familiare sono oggi fortemente chiamate in causa per questo scopo, creando un’alleanza sempre più indispensabile.

Eppure, quanto più cresce questa tensione e aumentano questi slanci, tanto più i numeri sono scoraggianti. Più forte e pressante sembra essere l’annuncio e meno entusiasta – nei numeri – appare la risposta. Come mai?
La prima considerazione riguarda le nostre attese, sempre molto presenti. Sono segnate dall’idea ecclesiale che ad ogni azione debba corrispondere una reazione, ad ogni annuncio una risposta, ad ogni invito un’adesione. Non è così. Mai dimenticare che ci troviamo davanti non a un automatismo ma a un mistero, quello della persona umana, che sarà sempre insondabile e unica, misteriosa, e per niente catalogabile con criteri matematici.
L’altro elemento evidenzia lo scenario culturale odierno, fortemente segnato non solo dall’indifferenza, ma anche dall’insicurezza e dalla fragilità, con la conseguenza di avere numerosi giovani paurosi di sbagliare progetti e scelte. Chi ha il compito di incoraggiare le scelte vocazionali – sacerdotali, religiose, ma anche matrimoniali – è chiamato a farsi accompagnamento umanamente significativo e spiritualmente fondato. Non basta porsi accanto alle nuove generazioni col tipico giovanilismo di chi vuole conquistare simpatia e consenso, ma piuttosto si ha bisogno di testimoni che hanno il coraggio di parole nuove e forti e provocatrici. Parole di vita cristianamente ispirate, perché non venga sminuito o diluito l’annuncio di una vocazione originale e controcorrente. Senza rischiare di addomesticare o disinnescare lo stesso Vangelo, riducendone l’impatto nel cuore dei chiamati.

Ai giovani smarriti di oggi, spesso pervasi – quando si tratta di scegliere la strada da percorrere – da veri e propri “attacchi di panico”, figli della “società dell’indecisione”, siamo chiamati a proporre itinerari arricchiti da una robusta connotazione spirituale. Offrirli ai giovani significa prepararsi ad accompagnarli nelle strade difficili ma affascinanti di una spiritualità che valorizza l’incontro con la Parola e la preghiera. Non basta proporre significative esperienze emozionali. Dobbiamo sperimentare con loro più spiritualità biblica e liturgica, formandoli a vivere il gruppo e la comunità come luoghi di incontro, fraternamente e affettivamente liberanti. Rendendoli consapevoli delle domande provenienti dal mondo di oggi, affiancandoci a loro come seminatori di futuro e collaboratori della vocazione che hanno ricevuto. Con fiducia e coraggio, e senza paura.

Antonello Mura

 

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