In breve:

Maria Biolchini. Motori, vernici e poesia

Maria Biolchini

di Antonio Carta.

Il suo primo amore? La minimoto gialla fiammante, con impresso il numero 46 in onore di Valentino Rossi, dono di babbo Egidioper il suo settimo compleanno, ricordo caro anche di nonno Giuseppe.
Maria Biolchini, 22 anni, terteniese gioiosa ed entusiasta, carrozziere nell’officina di famiglia, racconta la passione e la dedizione per il suo lavoro.
«Sin da piccola la mia esistenza è legata al mondo dei motori – spiega – e in particolare all’officina di mio padre. Per un Natale mia madrina voleva regalarmi una bambola, ma io le ho chiesto in dono un trattore! Ho sempre amato il rombo dei motori e mi piace rileggere il mio passato ricollegando eventi, doni, persone che mi aiutano a capire chi sono io oggi».
Prima di intraprendere il suo percorso lavorativo, Maria ha concluso gli studi diplomandosi presso l’Istituito Tecnico Commerciale di Jerzu.

Certo è che spesso la sua professione di carrozziere la costringe a interfacciarsi con pregiudizi, stereotipi e luoghi comuni che vedono il mondo dei motori, della riparazione dei mezzi e della carrozzeria, come prerogativa esclusiva del mondo maschile: «Tante volte nel mio lavoro mi capita, per esempio durante un soccorso stradale col carroattrezzi, di sentirmi dire: “Tuo padre dov’è?”. Al che mi trovo costretta a rispondere che posso cavarmela da sola. Questo accade anche quando dei clienti arrivano in officina e mio padre non è in sede. Evidentemente alcuni pensano che io non sia in grado di svolgere il mio lavoro», ma a Maria piace smentire e sorprendere i suoi clienti con la professionalità e il sorriso che la contraddistinguono. «Non tutti sono pronti a vedere una ragazza di 22 anni guidare il carroattrezzi o lavorare in officina. Credo sia la conseguenza di una mentalità ristretta che ancora persiste nei nostri paesi. Spesso cerco una solidarietà femminile che fatico a trovare. A volte anche le donne sono capaci di far emergere i pregiudizi, forse perché il mio lavoro mi porta a non essere sempre perfetta esteticamente e forse perché a volte sono i sentimenti di gelosia ad avere la meglio, piuttosto che quelli di solidarietà».

Eppure Maria tiene al suo lavoro da carrozziere al pari del suo essere donna, aspetti che non si contrappongono affatto, perché ama il suo lavoro e anzi auspica che tutti, specialmente le donne, possano coronare i propri desideri professionali, i propri sogni, senza avere paura del giudizio altrui.
L’attività di Egidio Biolchini, padre di Maria, nasce nel 1990. «Mia madre lavorava con lui, è stata la prima donna carrozziere a Tertenia. Si occupava dei colori delle auto in officina, era il braccio destro di mio padre. A lei devo tanto».
Maria però non è l’unica donna in casa Biolchini ad avere le mani in pasta in officina. «Mia sorella Stefania è la mia mentore, la mia complice, a lei devo tutto ciò che faccio in officina e le riconosco soprattutto la pazienza nei miei confronti. È una persona attenta, che mi sprona, mi incoraggia e nonostante i miei errori è sempre disposta a starmi accanto per iniziare nuovamente insieme». La famiglia Biolchini è composta poi anche da Marco, quindicenne, attualmente studente «se lui vorrà, c’è sempre un posto anche per lui in officina».

Apparentemente, a uno sguardo veloce e forse distratto, il carrozziere è semplicemente colui che ripara le macchine. «In realtà è un lavoro che è molto di più – afferma con decisione Maria –. Il mio lavoro è un intrecciarsi di vite ogni giorno, soprattutto in situazioni difficili e inaspettate come i continui incidenti. Ogni persona che incontro ha una storia e un vissuto e io mi ritrovo a soccorrerla in una situazione spiacevole. Per questo non mi piace trattare i clienti come numeri, perché sono prima di tutto persone. Ognuno ti dà qualcosa, pur essendo estraneo, e a volte una sola parola basta per intessere un bel rapporto».
Allo stesso tempo precisa che anche lei, dietro la corazza di carrozziere, è una persona, e non «un robot che aggiusta macchine»: «Una volta ho dovuto soccorrere una persona che aveva con sé uno strumento musicale. È salita con me in cabina portandosi appresso la chitarra. Chiacchierando durante il viaggio, anche per rompere il ghiaccio, abbiamo iniziato a parlare di musica. Lei pensava, dato il lavoro che svolgo, che fossi una persona da chitarra elettrica e batteria, in realtà mi sento più una persona da pianoforte e violoncello. Insomma l’apparenza inganna». Così, dietro un carrozziere imbrattato di vernice, stanco e sudato per il duro lavoro, si può nascondere un’anima dolce e appassionata, come nel caso di Maria.

Tra una raddrizzatura, una stuccatura, un carteggio e una verniciatura, la giovane professionista terteniese porta avanti anche la passione per la scrittura e la poesia con la quale, convintamente si definisce orgogliosa di se stessa:

«Orgogliosa di me. / Orgogliosa del lavoro che svolgo.
Orgogliosa di rompere tutti gli schemi imposti da questa società malsana
Orgogliosa di dire: “Si, sono una ragazza e lavoro in Carrozzeria”.
Orgogliosa di non essere mai in ordine. / Orgogliosa dei miei capelli scompigliati.
Orgogliosa di essere acqua e sapone. / Orgogliosa di sporcarmi le mani.
Orgogliosa di indossare le mie amate U-Power.
Orgogliosa di me e della voglia di imparare ogni giorno qualcosa di diverso.
Orgogliosa di crescere sempre. Ogni giorno.
Orgogliosa di puntare sempre in alto con le persone giuste al proprio fianco.
Orgogliosa di non accontentarmi mai.
Orgogliosa di conoscere cose e persone nuove che ti aiutano a migliorare sempre.
Orgogliosa di mia Madre. / Orgogliosa di mio Padre. / Orgogliosa di mia Sorella».

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