In breve:

A tu per tu con Maria Sciola: nel nome di babbo Pinuccio

Maria Sciola

di Augusta Cabras.

Tuo padre Pinuccio Sciola ha lasciato un’immensa eredità d’amore per voi figli, un’eredità di valori, di cultura e arte. Questa ricchezza non è solo privata, ma è collettiva. Come vivi questa condivisione?

Mio padre ha lasciato un’eredità straordinaria. E non è un’eredita solo mia, solo della famiglia. È una eredità di tutti e anche parlarne oralmente, raccontare di lui, dei principi che lo hanno ispirato è importantissimo. Mi aiuta a tenere vivo il legame. Lui ha sempre condiviso il suo sapere, la sua arte, i suoi progetti. Il portone della sua casa era sempre aperto. Mi trovo spesso a chiedermi, raccogliendo le testimonianze di chi lo ha conosciuto, come riuscisse a trovare il tempo per le persone che incontrava, pur progettando e creando incessantemente. Eppure anche lui ha vissuto i nostri tempi in cui si corre per far tutto. Lo scambio per lui era necessario. Continuiamo su questa strada anche noi, con la Fondazione che porta il suo nome e che incarna i progetti e lo spirito di apertura, ospitalità, condivisione e rispetto della natura e delle persone che sono stati i valori fondanti di tutta la vita di mio babbo.

E nell’arte di Sciola il connubio tra cultura e natura è straordinario. Da dove nasce questo legame così stretto?

Lui è nato in una famiglia di contadini, ha vissuto a contatto con la terra da sempre. Con la terra e con la pietra, sua “sorella maggiore”. Quando toccava una pietra, la accarezzava, progettava l’opera, diceva anche questo: quando faccio un taglio sulla pietra io soffro, ma spero che un giorno, che non conosco, le mie opere ritornino a essere parte della natura. I muschi chiuderanno quelle ferite. E circa 800 opere sono state “seminate”, come amava dire lui, nel Giardino Sonoro, che era il frutteto di famiglia. È uno spazio senza tempo, un museo a cielo aperto, un luogo di incontro, di scambio di culture, dove le persone di ogni età, provenienza, cultura, ceto sociale possono conoscere l’artista, l’uomo, il suo pensiero, le sue opere. Lui aveva una missione: sperava che le persone dopo aver visitato il Giardino Sonoro e conosciuto le sue opere avessero una nuova percezione e maturassero maggiore rispetto nei confronti della natura. Voglio ricordare questo suo progetto: un giorno in un terreno aveva fatto smuovere la terra con il vomere, e lui scalzo, sullo sfondo le musiche di Paolo Fresu, gettò nella terra i semi da lui creati e poi li ricoprì con la terra. Un gesto creativo, generativo, significativo. Arte e natura ancora legati.

Cultura, natura e radici. Cosa è stato per lui San Sperate?

Le sue radici, il luogo da cui si è allontanato e in cui è tornato. Al suo ritorno, dopo aver viaggiato, studiato, incontrato luoghi e persone nuove, si è accorto del divario culturale tra lui e le persone con cui aveva vissuto fino alla sua partenza, con cui aveva lavorato la terra. Volle provare a colmare questo divario portando loro l’arte, condividendo la sua arte, coinvolgendo i suoi amici e conoscenti in iniziative comunitarie.

Le opere di Sciola hanno il grande merito di sollecitare non solo la vista, come quando ci si trova davanti a un quadro o a una scultura, ma anche il tatto e l’udito. Chi incontra le sue opere per la prima volta che reazione ha per questo coinvolgimento?

Nonostante l’opera e la poetica di mio babbo siano ormai noti, c’è ancora chi non lo conosce. Noi giriamo il mondo per parlare di lui e chi incontra le sue opere per la prima volta rimane particolarmente colpito ed emozionato. Generalmente ci si aspetta, vedendo le pietre, che queste vengano percosse, come gli antichi litofoni, e si stupiscono invece quando la pietra viene accarezzata e tra i pieni e i vuoti, le vibrazioni avvolgono chi ascolta.

(Confermo, per averla vissuta, che è un’esperienza straordinaria. Il Giardino Sonoro ha un potenza e un’energia che amplifica e rafforza il filo che ci lega alla natura, ndr).

Quando attraversiamo periodi particolarmente complessi come quello attuale, viene spesso da chiedersi cosa avrebbero detto, scritto, creato le persone che non ci sono più e che tanto hanno influito nel tempo in cui erano in vita. Tuo padre come avrebbe vissuto questo tempo?

Domanda difficile, perché spesso me la pongo e per tante questioni. Credo che il suo essere sarebbe stato altalenante, data la lunghezza di questo periodo particolare e la confusione delle innumerevoli notizie che ci bombardano. Certamente però sarebbe stato attivo, avrebbe continuato a creare, avrebbe stimolato anche noi tutti. Ricordo ad esempio, il giorno della morte del Papa Giovanni Paolo II. La notte rimase sveglio, non riuscì a dormire. La mattina San Sperate si svegliò con tante immagini del papa sparse per il paese…

Quale è stato il momento della fase creativa di tuo padre che ti colpiva di più?

Io sono particolarmente legata alle terrecotte. Solitamente lui iniziava a lavorare la notte, quando la casa che durante il giorno accoglieva sempre tantissime persone, si svuotava. Lavorava nel silenzio, con le sue grandi mani per tante ore e la mattina, al risveglio, trovavo le sue opere, tanti uomini di terracotta, con lo sguardo attento, con le espressioni severe. Erano persone che lui conosceva, che vedeva fuori dai bar del paese e che da lì osservavano gli altri e le cose.

C’è un’opera o un progetto che Sciola non è riuscito a realizzare?

I progetti incompiuti sono duecento, in luoghi diversi. Il progetto più grande sognato da mio padre era quello di integrare opere d’arte, sue e di altri artisti, lungo il tracciato della strada statale 131, per 240 Km. Una lunga strada dell’arte che avrebbe attraversato la Sardegna e fatto arrivare visitatori da tutto il mondo. Noi continuiamo a coltivare questo grande sogno insieme ad altri progetti che la Fondazione porta avanti.

Quali sono i prossimi progetti della Fondazione Pinuccio Sciola?

Quest’anno è l’ottantesimo dalla nascita di mio padre. Lo ricorderemo con una serie di eventi particolari e ci sarà sempre il Festival Sant’Arte. Stiamo lavorando alla trasformazione della sua casa in Casa Museo e luogo di studio e faremo poi delle esposizioni in giro per il mondo.

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