In breve:

Don Pietro Vinante, il prete venuto da lontano

Don Pietro Vinante

di Alessandro Loi Melis.
Ogni parroco, bene o male, lascia un ricordo nella comunità che gli viene affidata. Sono solo sei i parroci che si sono susseguiti a Villanova dall’erezione canonica della parrocchia. Don Giovanni Moro ha avuto la cura pastorale sia prima che dopo don Pietro Vinante. Gli altri sono don Ettore Nieddu, Padre Salvatore Masala, don Vincio Murru e, attualmente, don Alessandro Loi.
Ma don Pietro Vinante, fuor di dubbio, è stato colui che ha lasciato un’impronta indelebile in questa piccola comunità che lui ha fedelmente servito e amato. Se fosse dipeso da lui, sarebbe rimasto sino alla morte, ma l’obbedienza lo ha portato a servire con altrettanta dedizione un’altra comunità, quella di Elini. Certo, dopo la sua dipartita, Villanova, in qualche modo, non era più la stessa di quando lui vi era giunto, quasi alla chetichella, per un semplice servizio domenicale. Ma poi gli fu affidata la comunità in forma stabile. Lui ha saputo forgiare il paese, gli ha dato forma.
Da montanaro quale era gli piaceva il clima e si era affezionato alla gente, anche se amava dire pane al pane e vino al vino. Per lui non esistevano i mezzi termini e le mezze misure. Le escursioni al Gennargentu erano diventate frequenti e tutti, giovani e vecchi, hanno imparato ad amare la nostra montagna. Praticamente tutti, con lui hanno imparato a sciare, col dovuto equipaggiamento e con le piste puntualmente preparate non appena arrivava la neve. E lui si accorgeva dal giorno prima che avrebbe nevicato. E quando tutto era innevato, poteva anche essere mezzanotte, ma – sempre con la sua immancabile veste talare – eccolo sciare per le strade del paese.
Con la sua borsa nera era capace di andare anche in capo al mondo, e dovunque parlava di Dio e invitava tutti a pregare. I nostri pastori negli ovili, anche quando c’era la neve, non si sentivano dimenticati e, all’occasione, erano soccorsi nelle loro necessità. Anche le donne, per tanti anni, hanno trovato lavoro nella maglieria da lui voluta e allestita. Venivano retribuite ma anche invitate a pensare ai bisognosi e alle Missioni. E, durante la giornata lavorativa, non poteva mancare la visita a Gesù Sacramentato!
È vissuto poveramente, ma ha arricchito tutti con la sua grande fede e con una vita di preghiera, da infaticabile e intrepido pastore di anime, maestro ed educatore. Dopo una presenza di oltre vent’anni ha lasciato qui il suo cuore e ora, non volendo dimenticare questo autentico uomo di Dio, tutto è ormai pronto a Villanova perché sia dedicata gli sia dedicata una via. Ma lui meriterebbe molto di più e Villanova è concorde con Elini nel riconoscere i meriti di questo sacerdote di Cristo, i cui pregi coprono qualsiasi difetto che diventa davvero insignificante per il tanto bene seminato.
La festa di San Basilio lo impegnava sino ad esaurire qualsiasi sua energia. In quei giorni lo sosteneva solo un po’ di the carkadè. A ogni Natale il presepio doveva immancabilmente essere un’opera d’arte e doveva restare visibile sino alla quaresima inoltrata. E la grande Croce del Gennargentu, che svetta sulla punta La Marmora, lo farà ricordare per sempre, dagli ogliastrini e dai sardi tutti!

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