In breve:

Gruppo Solidale: la forza è nel nome

Gruppo Solidale

di Claudia Carta.

A Lotzorai l’iniziativa di alcune donne che hanno fatto della solidarietà la loro missione.

Se una donna da sola è capace di grandi cose, immaginate cosa possono fare dieci donne insieme.
Tempo. Lavoro. Amore. L’essenza del Gruppo Solidale di Lotzorai è in definitiva racchiusa in queste tre parole. «Non facciamo niente di straordinario», spiega Aurelia Loi, anima e cuore di un gruppo che ha visto nascere sei anni fa e che ancora oggi trova in lei il suo punto di riferimento.
Il segreto sta proprio qui. Nell’umiltà e nella piccolezza. E quando tutto questo si fa dono per chi è solo, per chi è ammalato, per chi vive ai margini, per chi ha bisogno, ecco che improvvisamente diventa tesoro prezioso.
«Inizialmente – racconta Aurelia – l’idea era quella di riunirsi, a turno, a casa di una di noi per preparare i piatti della tradizione, dai culurgionis ai malloreddus oppure le lasagne, e poi portarli alle famiglie che ne avevano necessità. Il parroco di allora, don Pietro Sabatini, ci diede una indicazione migliore: utilizzare quella che era stata la casa delle suore, di pertinenza parrocchiale, perché diventasse il punto di incontro, quasi a suggellare il senso di comunità e rafforzare quindi l’idea di gruppo. Iniziò così la nostra storia».

Una storia, quella del Gruppo Solidale lotzoraese, fatta di nomi, ma soprattutto di cuori capaci di leggere le fragilità della comunità e saperle accarezzare con discrezione e delicatezza: «Non è tanto la povertà o l’indigenza che cerchiamo di alleviare – sottolinea Aurelia –, piuttosto ci adoperiamo per essere vicini in situazioni che richiedono un’attenzione non frettolosa: ci sono malati di tumore costretti a fare continui viaggi in Sardegna o nel resto della Penisola; madri in difficoltà; anziani soli, e l’elenco potrebbe continuare. Un pasto pronto e caldo è un segno, così come un biglietto d’aereo o un piccolo contributo economico per far fronte a tante spese. Piccoli gesti che vogliono portare speranza».

Seminatrici di speranza. Ecco il vero compito delle donne solidali nel paese dell’Isolotto d’Ogliastra. A esserne coinvolte sono state, fin dal principio, alcune signore che, a dispetto dei loro 85 anni, avevano, e hanno tuttora, energia da vendere: «Coinvolgere le persone più anziane, valorizzare la loro esperienza, farle aderire a un progetto che richiedeva il loro aiuto e la loro maestria – fa notare ancora Aurelia – è stato il nostro primo obiettivo. Leggere la felicità nei loro volti, ammirarne l’impegno, raccoglierne la soddisfazione per il solo fatto di essere state invitate è davvero qualcosa che fa bene». E quando qualcuna viene mancare, come nel caso di Assunta Concas, 92 primavere, il vuoto che resta si avverte tutto.
Il bene in realtà non ha mai fine. E l’esempio è più vivo che mai. Così, al fine settimana, nella casa delle suore, il Gruppo Solidale continua a impastare e sfornare prelibatezze – le lumache sono una autentica delizia –, a venderle a chi ha il buon cuore di acquistarle e sostenere la causa, o a donarle a chi non ha né tempo né denaro. La creatività, poi, non manca: dai mercatini di Natale alle pesche di beneficienza, dalle lotterie alle sagre. Chi non sa cucinare, aiuta come può, lavorando da casa, acquistando le materie prime, consegnando i pasti, facendo visita a vecchi e ammalati. «Nessuna è andata via del gruppo originario, segno evidente che si sta bene, e nel frattempo sono arrivate le nuove. La speranza è sempre quella di crescere. Qui non ci sono scadenze per le iscrizioni e se arrivassero anche i più giovani saremmo felici di accogliere tutti».

Il sorriso di Aurelia sa di amore speso e gioia ricevuta.

[Foto Pietro Basoccu]

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