In breve:

#indueparole. Impariamo da Socrate

Greci

di Daniele Rocchi.
Il 22 settembre tutti in classe. O almeno così pare. Covid-19 permettendo. La pandemia ha, infatti, messo in ginocchio anche il sistema scolastico chiamato a riorganizzarsi – in una corsa contro il tempo – per garantire agli studenti, al corpo docente e a tutti gli operatori scolastici un rientro a scuola in sicurezza. Tornare tra i banchi, poco importa se con o senza rotelle, potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per i nostri giovani, dopo il lockdown. In fondo si torna sui banchi di scuola con la voglia di ritrovarsi, con le domande, i dubbi e le sfide di sempre, con la stessa voglia di capire, di cercare altro, di dare un senso alla vita. Soprattutto in questo tempo di pandemia.
Mi è capitato di riprendere in mano di recente un libro del filosofo Mauro Bonazzi intitolato Con gli occhi dei Greci. Saggezza antica per tempi moderni. I problemi dei greci, leggevo, sono gli stessi dei nostri tempi: la democrazia, la politica, l’integrazione, la giustizia, la guerra, la felicità, l’amore, l’odio. I tormenti di ieri e quelli di oggi conditi dal dubbio che forse noi moderni ci siamo troppo adagiati sulle nostre idee evitando di approfondirle, di metterle in discussione che è un esercizio sempre molto faticoso. Studiare, allora, può servire a vedere i problemi da prospettive diverse, a comprendere che le cose non sempre vanno come pensiamo debbano andare. Possono andare diversamente da come siamo abituati a pensare e anche meglio.
Perdere l’idea dei valori condivisi sta producendo una sorta di tensione permanente che vediamo in ogni ambito della nostra vita. La tensione, il rancore, un odio sempre più diffuso, sono come un rumore di fondo che spinge, e non da adesso, la gente a chiudersi nelle proprie convinzioni rifiutando il confronto con gli altri. L’anno scolastico che ci apprestiamo a ricominciare distanziati, tra mascherine, banchi semoventi e gel igienizzanti, potrebbe essere quello della riscoperta della professione di ignoranza tanto a cara a Socrate, «so di non sapere». Chi dice “io non lo so” è colui che non vuole aggiungere la propria voce a questo rumore di fondo, ma che cerca di ragionare insieme agli altri per ricreare le condizioni di dialogo in modo che tutti si rendano conto che le opinioni possono essere diverse. Così si gettano le basi di una società in comune. Anche così si sconfigge la pandemia.

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