In breve:

Quanta povertà educativa tra i nostri ragazzi!

povertà

di Fabiana Carta

La premessa non è rincuorante: in Italia più di un milione di minori vive in condizioni di povertà assoluta. Bambini cresciuti in contesti di privazione economica e materiale dalla quale deriva una povertà educativa, spesso tristemente sottovalutata. Save the Children affronta per la prima volta questo tema nel 2014, lanciando la campagna Illuminiamo il Futuro.
Oggi i dati raccolti con il rapporto Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo? ci prospettano un quadro preoccupante: il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto nemmeno un libro al di fuori di quelli scolastici, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva. Se nel Sud e nelle Isole l’incidenza della privazione «culturale e ricreativa» è più marcata superando il 70%, nelle regioni del Nord riguarda comunque circa la metà dei minori considerati. Ma cosa s’intende esattamente per povertà educativa? Secondo Save the Children indica l’impossibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire in maniera libera capacità, talenti e aspirazioni. La povertà nell’apprendimento e nello sviluppo è misurata principalmente rispetto alla mancata acquisizione delle competenze di base a scuola. Il 59% degli studenti frequenta scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l’approfondimento, di conseguenza: il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura, il 25% non la raggiunge in matematica, con un tasso di dispersione scolastica al 15% (la soglia massima fissata dall’Unione Europea per il 2020 è del 10% e al 5% per il 2030). E la Sardegna? Si contende insieme alla Sicilia il primo posto con il 24% di ragazzi che lasciano prematuramente la scuola. Ricordiamoci che le competenze e le capacità si acquisiscono soprattutto all’interno del percorso scolastico, ma un ruolo importante nella formazione del bambino è dato dalla comunità educante. Andare a teatro, al cinema, leggere un libro, fare sport, viaggiare, partecipare a concerti, visitare mostre e monumenti sono importanti indicatori dell’opportunità (o della privazione) educativa.
Per avere un’idea dei nostri bambini e ragazzi e del loro rapporto con la lettura ho preso come modello Tortolì, il centro principale dell’Ogliastra, con i suoi oltre 12.000 abitanti. La Biblioteca comunale ha messo a disposizione i dati del 2015: per i bambini di età compresa tra i 5 e i 9 anni i libri in prestito sono stati 599, mentre per le bambine 1712, rendendo palese la grande differenza di genere. I numeri diminuiscono drasticamente nell’età dai 15 ai 19 anni: risultano solo 26 libri in prestito per i ragazzi e 150 per le ragazze. Le librerie non se la cavano meglio. Il proprietario di una libreria del centro di Tortolì si lascia andare in un commento: «In giro si vedono ragazzini con cellulari da 300 euro. Perché, però, spendere 20 o 30 euro per un libro sembra eccessivo». Gli stessi ragazzini di cui stiamo parlando, una volta diventati giovani adulti, rischiano di essere esclusi, tramandando questa condizione alle generazioni successive.

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