In breve:

Saldatori: impara l’arte e mettila da parte

saldatura

di Claudia Carta.
Tempo. Sacrificio. Volontà. Tutte le carte in regola per preparare un avvenire il più possibile sereno e fruttuoso, che non regali nulla, ma che quanto meno possa restituire, in gratificazione e autostima – e pure qualche soldo – ciò che è stato seminato con impegno.
Eppure non è sempre così. Non per il momento. Non qui, in terra sarda. In quell’Ogliastra dove in tanti vorrebbero restare, ma da dove sono in tanti a partire.
Lavoro. Lavoro. Lavoro. Quello che non c’è. Quello che non si trova. Quello che ci potrebbe essere. Soprattutto se in mano hai una bella qualifica, o forse più di una. Sì, insomma, se ti sei dato da fare per affacciarti su una finestra affollata e implacabile che si chiama mercato del lavoro, dove a vincere, spesso, sono i numeri.
Va bene. Parliamo di numeri: 11 saldatori qualificati; 800 ore di corso professionale, di cui 380 in aula, 260 di pratica, 160 di stage. Ragazzi tra i 20 e i 35 anni. La meglio gioventù che da maggio a novembre ha frequentato il percorso di studio per l’ottenimento della qualifica di saldatore promosso e organizzato da Upa Confesercenti. A detta dei docenti e dei tutor un team di ragazzi in gamba con tanta voglia di imparare e altrettanta di lavorare.
Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire. Sì, perché, la possibilità di concretizzare ciò che è stato fatto e di tradurlo in attività lavorativa è molto lontana. Perché tra il dire e il… lavorare c’è di mezzo il mare. Spesso pure l’oceano. E perché il gigante industriale Saipem, di casa in quel di Arbatax, pare non annoverare – tra le cose da fare nell’immediato – la voce “assunzioni”.
Le giovani maestranze, dunque, stanno a guardare. Ma mica tanto. Qualche conto in tasca se lo fanno pure, sognando un contratto di lavoro all’estero con la S di Saipem, certo, che insieme ai 3500 euro porterebbe con sé anche la S di sicurezza e stabilità, oltre a quella di soddisfazione. E che dire se arrivasse un’opportunità da Intermare? Li vogliamo buttare via 1200/1400 euro netti al mese? Non se ne parla proprio.
Sogni, sogni, sogni. Chi visse sperando morì non si può dire, cantava Piero Pelù, voce e spirito indomito dei Litfiba. E guai a farla morire, questa speranza. Tant’è che i nostri neo saldatori cercano di arrangiarsi come possono, tra qualche lavoro stagionale o impegnati in attività agricole. Quel pezzo di carta ha un valore immenso. Forse non qui. Ma sono pronti anche a fare i bagagli. Se qui tutto tace e le migliori prospettive annaspano nel mare magnum dell’immobilismo e della disoccupazione, altrove la richiesta è forte e può davvero regalarla la scommessa vincente di una vita.
Sulle colonne de L’Unione Sarda la squadra di Upa Confesercenti – coordinata da Enrico Cuccu, con Fabio Coda a curare la parte teorica, Dante Piras e Giovanni Mulas a gestire le attività pratiche – ha riconosciuto agli iscritti del corso «serietà e volontà di imparare», come dire «un gruppo di lavoro esemplare». Il paradosso è che viviamo in una terra dove esemplare fa rima con emigrare.
Non sarà sempre così. Domani è un altro giorno. Crederci è d’obbligo.

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