In breve:

Pensieri e Parole

sepolcro vuoto

Capaci di vedere

di Claudia Carta.
Solo due anni fa palme e rami d’ulivo stagliati al sole, sui rami dei balconi, ai davanzali delle finestre, fra i tavoli di casa. Fuori, il rintocco a distesa delle campane. La Messa solenne della domenica di Passione. Il mondo intero chiuso in una stanza. Angoscia e solitudine.

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Non abbiamo voluto imparare

di Claudia Carta.
«Sono stato sette anni militare con le stellette. Venivo in licenza e rientravo in servizio. Ero centralinista a Sassari al Comando Divisione per tutto il periodo di guerra, dal ’43 al ’45. Mi ricordo anche una delle ultime telefonate:

Pace

Come ti scrivo la pace

di Claudia Carta.
Come le lancette di un orologio. Otto movimenti in tutto, da destra verso sinistra. È l’alfabeto semaforico. A parlare sono le bandiere. Le lettere nascono

Grazie

Qualcosa per cui dire grazie

di Claudia Carta.
A ridosso della notte di San Silvestro rientravo a casa con una cara amica. Le strade erano già deserte. All’altezza di un bar del centro, scorgiamo due avventori che all’interno si facevano compagnia a vicenda, mentre il titolare, dietro il bancone, guardava il suo cellulare, lontano mille miglia da quelle quattro mura

Presepe

Chi ha paura del Natale?

di Claudia Carta.
Eravamo rimasti al caro, vecchio “a Natale puoi fare quello che non puoi fare mai”. E poi, via con l’atmosfera soffusa, le luci dell’albero, lo zucchero a velo del pandoro sul naso dei bambini, felici di scartare i loro regali. E ancora baci, abbracci, sorrisi, perché “è Natale e a Natale

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Come a un padre

di Claudia Carta.
Carissimo vescovo,
scrivo a lei come a un padre. Perché padre, papà, babbo, reca in sé quello sguardo amorevole e sincero di chi ha a cuore gli occhi dei figli che ha davanti. Stiamo preparando il vestito buono, ripulendo la nostra casa, sistemando ogni più piccolo dettaglio per accogliere la sua venuta tra di noi, perché quando lo sposo arriva, tutto deve essere pronto. Anche il cuore.
Venga nelle nostre strade, sempre più deserte, dove abbiamo imparato ad andare